Capitolo 46 - Nel bosco

51 1 0
                                    


Il suo passo era leggero.

Nessun altra creatura poteva essere leggera come lei. Il sole era alto nel cielo, gli alberi erano antichi, ombreggiavano fitti  quell'angolo di foresta. Non era possibile distinguere l'ondeggiare di quei capelli dal gioco dei raggi del sole tra le foglie.

Il suo abito non era semplicemente bianco, era adorno di veri fili di vite e campanule vere ne decoravano lo scollo. A meno che lei non  avesse deciso di palesarsi, era invisibile nel suo elemento, la foresta.

Non la si vedeva passare, era come se un vento dolce ed imprendibile arricchisse semplicemente la pace di quella radura.

Nemia si era lasciata alle spalle il villaggio, che tra l'altro aveva chiuso le porte, vale a dire che si era reso invisibile.

Avanzava in direzione del pericolo invece di fuggire.

C'erano umani in giro.

Nemia sentì il loro odore coprire quello dell'acqua e si immobilizzò, proprio là dove un faggio screziava il sole in una danza maculata di verde e rami nuovi.

Poteva vederli, erano seduti sul greto. Due uomini anziani ed uno talmente giovane che avrebbe potuto sembrare un bambino.

Non stava per compiersi la tragedia ineluttabile tanto cara al popolo delle Veela.

Nemia non si era spinta fin lì dal fascino del proibito, non si sarebbe messa a sedurre gli umani, danzando per loro ed agitando i lunghissimi capelli fino a cadere vittima del loro gioco crudele mentre li ammaliava.

Nemia sentiva la mancanza di Aradia. Era chiaro che l'anziana non sarebbe tornata indietro.

Non si era data pace da quando Aradia aveva avuto quello scontro con la Regina. Nessun altra ne parlava, ma tutte pensavano a lei. Tutte fingevano di essere impegnate per i preparativi delle loro efficaci difese e si chiedevano chi delle giovani, quella volta, sarebbe andata incontro al suo destino. Ovviamente non facevano nulla per fermarle, nemmeno.

Nemia invece aveva imparato ad utilizzare l'olfatto ed a credere ai suoi segnali.

Osservò gli uomini.

Erano vestiti di nero, i loro abiti erano pesanti, con rinforzi di cuoio. Nessuna meraviglia se stavano sudando mentre consumavano un pasto frugale. Assieme al loro odore pungente Nemia sentiva anche quello delle Creature Magiche che avevano cacciato. Molte prede erano state incantate ed ora, vive, rimpiccolite, erano custodite in tante piccole gabbie.

Ma non erano gli Snasi e gli Asticelli le prede principali di quegli uomini.

L'udito di Nemia era sviluppato al pari dell'olfatto.

Quegli umani non sapevano di essere seguiti da quando avevano messo piede nel bosco.

Parlavano del villaggio, che si diceva nascosto da quelle parti.

Non volevano farsi una delle streghe e metterla incinta, gli bastava catturarla.

Ucciderla.

Prendere il suo scalpo e vendere i magnifici capelli, raccogliere il suo prezioso sangue in ampolle, macinare le ossa.

Parlavano delle sostanze che li avrebbero resi maghi ricchi ed erano sicuri, anche in quel momento, che una o due di quelle Veela non avrebbe resistito alla tentazione di sedurli.

In sostanza nemmeno si prendevano la briga di cercare il loro imprendibile villaggio, erano le Veela a raggiungerli.

Speravano in un qualche esemplare giovane i cui micidiali poteri fossero controllabili.

L'erede d'autunno - Lucius Malfoy, una storia diversaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora