Capitolo 13 - Narcissa

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Narcissa Black aveva pianto, abbandonandosi ad una vera e propria crisi come solo lei riusciva a produrre di fronte alle sue amche. A casa la faccenda era diversa, ma in pubblico Narcissa non aveva lacrime.

 Piangeva praticamente senza lacrime, lasciando trasparire il dolore dalle parole e dagli occhi verde pallido che diventavano lucidi ed acuminati.

Aveva già dimostrato tutta la disperazione di cui era capace per la sorte ingiusta ed al momento sedeva tranquilla.

Per lo meno era dispensata dal cercarlo, anzi lo evitava.

Era l'unica cosa che poteva fare, assieme ad ignorare gli sguardi dei suoi compagni. Evitare quella situazione per quanto ancora possibile.

L'anno era appena iniziato e già sguardi interessati la seguivano lungo i corridoi.

Proprio a colazione due ragazzi stavano parlando di lui e si erano interrotti con un'espressione imbarazzata accorgendosi di lei.

Narcissa Black aveva quindici anni appena compiuti, non aveva ricevuto alcuna spilla da Prefetto ed era celebre per non ricambiare mai uno sguardo di sfida, esprimendo il disgusto solo attraverso la postura.

Anche con quei ragazzi aveva fatto così.

Lei era bassa rispetto alle sue sorelle, con un fisico snello ed asciutto. La natura le aveva dato fianchi meno pronunciati di quelli delle altre due ragazze Black, ma - come sosteneva sua madre - un portamento naturalmente elegante.

Il suo viso era un ovale delicato incorniciato da capelli di un biondo caldo che lei amava pettinare in lunghe ed elaborate tracce quando non era a scuola.

Sua sorella Andromeda le mancava ma non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura e poi suo padre diventava pazzo quando si parlava di lei.

Narcissa  pensava che suo padre avesse ragione.

Era per colpa di Andromeda dopo tutto che lei si trovava in quel disastro, che la loro famiglia rischiava la rovina.

Sua sorella Bellatrix non la capiva, non veramente. Pensava che abbracciarla mentre piangeva e rincuorarla con un buffetto sulla guancia mandasse a letto la sorellina tranquilla.

Lei poi usciva di notte, ma per una giusta causa e sempre in nome dell'onore delle sacre ventotto.

I loro genitori, se pure non erano mai stati  d'accordo con quelle abitudini, non osavano contraddire la figlia. Soprattutto rimproverarla era difficile perché Bellatrix finiva per trascinarli in infuocati discorsi sul programma e la causa per la quale stava lottando.  Quando i loro genitori avevano provato a parlarle di condotta e decoro, erano finti tutti e tre ad asciugarsi lacrime di orgoglio, raccomandandole solo di badare a se' stessa.

A Bellatrix nessuno controllava le frequentazioni maschili, nessuno la chiudeva in casa se rientrava troppo tardi, nessuno  proponeva pretendenti. Era passato quasi un anno da quando lei aveva finito la scuola e tutto questo non era cambiato. Bellatrix faceva semplicemente quello che voleva, sempre. Per lei era facile come un gioco. Poteva fare un solo boccone di Cyngus e di sua madre e non sarebbe stato che un dessert, per lei.

Narcissa non provava il minimo desiderio di unirsi a sua sorella in quel programma politico che Bella invece amava così tanto, non lo avrebbe provato nemmeno se i suoi genitori glielo avessero permesso.

A quanto aveva capito si trattava di uscire la notte, al freddo, sfidare il Ministero, camuffarsi, sporcarsi di terra e fango.

Bellatrix tornava a casa sconvolta, sebbene felice come non mai, ma Narcissa riteneva che le sue occhiaie non fossero un prezzo da pagare per quell'esaltazione.

Le loro lacrime di orgoglio ed il furore mistico dei sermoni di Bellatrix si raffreddavano quando il loro sguardo cadeva sulla figlia di mezzo.

Assumevano un altro significato quegli sguardi.

Lei, Narcissa, avrebbe dato eredi ai Black.

Non era piccola ed inutile, era la speranza della sua stirpe.

Con il disonore della maggiore ed i proclami ardenti di Bellatrix, il suo ruolo era stato tracciato da anni ormai.

Ma non così. Non in quel modo.

Quando suo padre - un mago di solito austero e di poche parole, era uscito dallo studio portandole la notizia, Narcissa si era gettata tra le braccia della madre.

Cyngus era reduce dal recente duello epistolare con Abraxas Malfoy, vincitore, sebbene pieno di piume di allocco sulla tunica giallo oro.

"Non voglio! Non lui! Oh madre, é un depravato, vi prego non datemi a lui!"

Druella guardò ansiosamente il marito mentre accarezzava dolcemente i capelli biondi della figlia.

Druella aveva raramente quello sguardo, soprattutto però le veniva quando si trattava di Narcissa.

Aveva un debole per quella ragazzina, che Cyngus ben conosceva. Raccolse il suo sguardo d'intesa ma scosse la testa, inamovibile.

"Lui... lui va anche con i ragazzi, é disgustoso, madre, padre, non potete darmi a Lucius Malfoy!"

"Narcissa, adesso calmati. Questo comportamento non é decoroso. Su." Druella Black le asciugò il volto con le eleganti dita avvolte in guanti morbidissimi. "Se ci fosse un altro modo, un altro candidato, noi..."

"Ma p-perché non c'è un altro candidato? Io...io pensavo che sarebbe stato Cormac Rowle!"

Le labbra di Cyngus assunsero una piega amara. Gli occhi di Narcissa andarono dal padre alla madre, disperati. "Marcus Flint? A-andrei Mulciber?"

La sua voce tremò e si spense.

Aveva nominato ragazzi che erano stati candidati, ma si erano ritirati uno dopo l'altro. Le trattative si erano chiuse gentilmente, ufficialmente nessun rapporto si era guastato.

In realtà, nessuno voleva imparentarsi con le sorelle Black.

"Pensare a ciò che avrebbe potrebbe essere non ti servirà, Narcissa. Credimi, niente é brutto come sembra."

"Niente é brutto come sembra, madre? Lucius Malfoy- " e pronunciò per la prima volta quel nome come se si fosse trattato della somma di tutte le sue paure e disgrazie - " ha... ha avuto... contatti..." Druella chiuse gli occhi, Cyngus fece una smorfia che gli arricciò la bocca, Narcissa deglutì: "contatti innominabili con il professor Lumacorno! Persino con il nostro d-direttore di casa! L-lui lo fa con tutti, uomini  e donne, lui seduce i Babbani, si da a tutti, tutti!"

"Però, Cissy, si tratta di un giovane molto bello, che..."

"L-lui é un depravato, é un dissoluto, mi fa schifo! Non riuscirò mai a svolgere i miei doveri con lui! Mi ripugna la sola idea! Oh, padre, madre, se solo..."

Ma nessuna delle sue lacrime aveva potuto muovere a pietà i suoi genitori.

Tale era lo stato d'animo di Narcissa Malfoy quel suo quinto anno ad Hogwarts.

L'erede d'autunno - Lucius Malfoy, una storia diversaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora