Capitolo 51

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Nathaniel

Mi guardo intorno, circondato dalle valli verdi e il cielo azzurro. Riconosco il paesaggio e il cavallo che sta pascolando accanto a me.
Come cazzo ci sono arrivato qui? Dove sta Nev?

«Guarda che spettacolo.» Una voce maschile costata al mio fianco. La testa scatta in direzione della figura che si siede al mio fianco. Non proferisco parola alla vista di mio padre, che mi sta guardando con un sorriso.

«È una vista che non cambierei con niente al mondo.» Sospira e sistema il cappello in testa, mentre si perde a vedere la mandria di cavalli selvaggi, che puntualmente passano sempre alla stessa ora.

«Papà?» Lo guardo confuso.
«Figliolo.» Mi risponde lui e mette la mano sulla mia spalle e la scuote leggermente.

«Come ai vecchi tempi.» Annuisce malinconico e mi tira in un abbraccio. Mi irrigidisco di soppiatto, per poi portare un braccio attorno alle sue spalle.

Non so per quanto restiamo così, ma la cognizione del tempo sembra essersi annullata. Mi è mancato questo momento.

«Ti ricordi quando venivamo qui per vedere il tramonto e le mandrie di cavalli?» Nei suoi c'è un luccichio di melanconia. Guardo l'orizzonte per poi annuire.

«Facevi sempre vincere tuo fratello.» Ricordare i tempi passati fa più male che rivedere i miei genitori. «E tu facevi sempre vincere me.» Sorride alle mie parole e mi stringe il retro del collo.

«Il mio ragazzo.» Batte una mano sulla schiena e mi scuote la spalla. «Hai lo stesso sguardo di quando io mi sono follemente innamorato di tua madre.»

«Ti sarebbe piaciuta papà.» Ammetto pensando alla mia ragazza. «È una forza della natura.» Mi vanto pensando a lei.

«Ama qui, sembra essere cresciuta su una sella.» Mi guardo intorno. «È la ragazza giusta figliolo. Una donna che ama te, ama anche le tue origini.» Le sue parole mi consolano.

Mi schiarisco la voce quando la dura realtà mi colpisce in faccia.

«Riguardo a quello che è successo.» Mi stacco da lui e stringo la sua spalla, ma lui si scansa e torna a guardare l'orizzonte. «Non è colpa tua.» Guarda avanti a se, ma non me.

«Non siamo qui per questo.» Mi acciglio alle sue parole. «Godiamoci questo momento.» Il suo sguardo si sposta oltre la mia spalle e mi volto di scatto, ritrovandomi davanti alla figura di mia madre.

«Mamma?» I suoi lunghi capelli castani ondeggiano mentre si avvicina a me. «Nate.» Il suo viso si dipinge di stupore e al contrario di papà, lei si avventa su di me e mi stringe tra le sue braccia. Nonostante sia più grosso di lei, mi sta trattando come se avessi quindici anni.

L'ultima volta che ho visto i miei genitori è stato sotto effetto della fenciclidina.

«Non sai quanto mi sei mancato, piccolo mio.» La stringo a me e prendo qualche secondo per bearmi del suono della sua voce. Non voglio staccarmi da lei e restare ad ispirare il suo profumo.

«Sei cresciuto così tanto.» Si tira indietro e mi scruta attentamente. Io mi perdo a realizzare che mia madre sia davanti a me e mio padre accanto a lei. Mancano solo i miei fratelli, ma ho rovinato tutto.

«Ho rovinato ogni cosa con i miei fratelli.» Ammetto di botto serrando la mascella. «Troverai il modo di sistemare ogni cosa.» Come minimo sapranno tutto quello che è accaduto e non riusciranno a vedermi in faccia.

«Non accadrà.» Avevo promesso di mantenere saldo il rapporto con i miei fratelli e ho fallito. Avevo promesso di vendicare la morte dei miei genitori e ho fallito.

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