Freedom (Alison's pov)

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É stata una giornata senza fine.

Senza dubbio una delle peggiori della mia vita.

Vedere mia madre in quello stato in un letto d'ospedale mi ha procurato un dolore indescrivibile.

I pensieri mi si confondono rapidamente in testa.

La rabbia, il dolore, la frustrazione sono tutti sentimenti che provo ma dal mio viso non traspare niente.

Cammino accanto a James nell'anonimo corridoio dell'ospedale, avere qualcuno accanto mi fa sentire meglio, ma non é lui la persona che vorrei avere al mio fianco.

Inizio a pensare a tutti questi anni di bugie dette alle mie amiche per giustificare i lividi, i dolori, la mia continua rabbia e tristezza.

Tutto questo deve finire, mio padre, mia madre in un letto d'ospedale, le bugie ... Tutto questo deve finire.

Sono sicura per la prima volta nella mia vita di quello che voglio o meglio di quello che devo fare.

La strada giusta da seguire é una sola: denunciare.

Il solo pensiero di farlo mi fa sentire in colpa, come se stessi tradendo la mia famiglia, come se voltassi loro le spalle.

Ma dopo tutto che famiglia é questa, non c'è amore, non c'è rispetto, non c'è niente.

Devo farlo.

Devo farlo per me e per mia madre.

Non voglio più vedere quel pezzo di merda.

Deve sparire dalle nostre vite per sempre.

Prendo il telefono e d'istinito compongo il numero di Cara.

Mi allontano da James.

"Cara, tutto bene? Dovrei parlarti di una cosa."

Quando mi risponde la sua voce e affannata e preoccupata.

"Alison devi venire subito qui, Kalipso... Lei ha avuto un incidente, é in coma.

Mi sento una merda, cazzo.

Una merda.

L'ultima cosa che ho fatto con lei é stata incazzarmi per quel coglione di Ethan.

Ho bisogno di te qui.

Sono in panico.

Devi venire, ti prego."

Non posso credere a tutto ciò che sta accadendo oggi. Mi sento intrappolata in un incubo dove vedi tutto distruggersi mentre puoi solo osservare come i pilastri della tua vita si sgretolano diventando solo un enorme cumulo di polvere, priva ormai di ogni tipo di importanza.

Quanto avrei voluto in questo momento starle a fianco ma anche che lei lo stesse al mio.

"O mio dio Cara, é orribile.

Non sapevo niente. Come é successo? Lei come sta?"

Continuo ad assillarle con una lista di domande che sembrano infinite.

Non posso credere a tutto ciò che sta succedendo.

Le spiego con un enorme sforzo che mia madre è in ospedale per un semplice calo di pressione e che non potrò essere lì con loro.

Non mi sembra proprio il momento di farle pesare anche i miei problemi.

Mi giro verso James.

Lo vedo fumarsi una sigaretta mentre mi scruta con un espressione corrucciata.

Gli faccio segno di avvicinarsi.

"Ti devo ringraziare per tutto l'aiuto che mi stai dando. Senza di te non avrei saputo come fare."

Gli dico accarezzandogli il braccio.

Lui mi tira a se e mi abbraccia.

Un abbraccio dolce senza alcun secondo fine.

Mi accarezza dolcemente i capelli e mi lascia un bacio appena accennato sulla testa.

"Mi dispiace, per tutto quello che stai passando. So che pensi che non sia così ma su di me puoi contare sempre."

Dice con voce flebile ma carica di conforto.

Sentire il contatto con il suo corpo così familiare mi fa sentire al sicuro.

"James..." Dico mentre mi distacco dal suo abbraccio.

"Potresti darmi un passaggio alla caserma dei carabinieri, devo fare una denuncia."

*

Uscita dalla caserma scoppio a piangere.

Sono sicura che ho fatto la cosa giusta, ma allora perché mi sento una persona così orribile?

"James, torniamo a casa.

Devo parlare con le mie amiche, ho molto da raccontare."

Arrivati in città James parcheggia l'auto sotto il mio dormitorio.

Mi guarda per qualche istante senza dire niente.

Poi con un tratto di incertezza nella sua voce mi dice:

"Magari potremmo ricominciare da capo.

Tutta la nostra storia, da quando è inziata, non ha fatto che ferirci.

Io non voglio questo per noi."

Sentire questa parola, "noi",  mi paralizza e lo blocco prima che possa andare avanti.

"James, io non posso... Dopo quello che mi hai raccontato. Dovresti andare in terapia.

La nostra storia, se così si può chiamare, é malata.

Non possiamo costruire niente di nuovo se il passato è ancora il presente per te.

Mi dispiace, ma questo non farebbe che distruggere entrambi."

Lo guardo negli occhi e gli accarezzo il viso. Poi lui dice:

"Dammi almeno la possibilità di essere tuo amico, ti prego.

Non voglio perderti."

"Noi già siamo amici, non ricordi?" Dico sorridendo debolmente.

Mi sporgo per dargli un bacio pieno di affetto e gratitudine ed esco dalla macchina.

Mi sento più leggera.

Come se per tutti questi anni avessi avuto un peso enorme sulle mie spalle e oggi finalmente mi avessero liberata, per sempre.


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