Alison's pov
Mi sveglio in preda al panico, mi volto lentamente e fisso l'orologio sul comodino, segna le sei del mattino.
Ogni volta che ho un esame è la stessa storia; non riesco mai a reprimere l'ansia, mi manca il respiro, il mio cervello va completamente in tilt.
Oggi avrò quello di informatica... Le lezioni che mi ha dato Ronnie mi sono state molto utili, praticamente ho assimilato tutti gli argomenti, ma questo non basta a rassicurarmi.
Così vado in bagno e mi rinfresco il viso con un po' d'acqua fredda.
Fisso il mio riflesso nello specchio, ho un aspetto orribile: i capelli mi ricordano quelli di Medusa, le occhiaie viola sono evidenti e per concludere sono più pallida di un cadavere.
Mi trucco cercando di migliorare il più possibile le mie condizioni, mi vesto e vado al bar per fare colazione.Adoro il college a quest'ora; i corridoi deserti illuminati dalla debole luce mattutina, il "rumore" del silenzio infranto solo dai miei passi che echeggiano... É tutto così tranquillo.
Finito il cappuccino e il croissant mi dirigo nel piccolo parco che circonda il campus e mi siedo ad una delle tante panchine; l'aria fresca si infrange contro il mio corpo scompigliandomi leggermente i capelli. Rimango seduta per una buona mezz'ora ascoltando il cinguettio degli uccelli.
Ad interrompere questa calma è il suono di un messaggio da parte di Gwen: "Dove cavolo sei a quest'ora?"
Digito velocemente "Sono andata a prendere un po' d'aria, ci sentiamo più tardi."
La risposta arriva dopo pochi secondi:"Okay, però la prossima volta avvisami, mi hai fatto venire un colpo."
Ripongo il cellulare nella borsa e aspetto, cercando di rilassarmi, l'ora dell'esame.Sono appena entrata in classe, ho la testa completamente vuota, cerco di ripetere gli argomenti ma credo di non ricordare niente.
Okay, ora mi calmo... Ho studiato tanto per questo esame.
Ma forse non abbastanza.
Basta, devo smetterla e concentrarmi, penso prendendo posto a uno dei tanti banchi.La prova è abbastanza semplice, le domande sono lineari e trattano di argomenti che ho ripetuto fino allo sfinimento, quindi credo di essere andata abbastanza bene.
Finito l'esame esco dall'aula e ad aspettarmi trovo Ronald."Ronnie, io ti amo, sei un fottuto genio, dovrebbero assumerti come professore!" dico abbracciandolo forte, forse anche troppo.
"Cosa ti avevo detto? Hai studiato tanto."
"Senza di te non ce l'avrei mai fatta." Dico riempiendogli la faccia di baci. Gli rimango avvinghiata finché non mi sussurra all'orecchio: "Ali, c'è qualcuno che ti guarda."
Mi volto e vedo James che mi guarda in modo diverso dalle altre volte, la sua espressione è indecifrabile, i nostri sguardi rimangono incastonati finché Ronnie non interviene nuovamente: "C'è qualcosa che devi dirmi?" mi chiede alzando un sopracciglio e colpendomi il fianco con il gomito.
Mi volto di scatto e concentro tutta la mia attenzione su di lui.
"Assolutamente niente."
"E per quale motivo quel ragazzo ti stava guardando? Riesco a capirlo quando tra due persone scocca la scintilla."
"Ma per piacere Ronnie, non dire idiozie, è solo uno stupido ragazzo con l'autostima alle stelle... Lo odio!"
"C'è stato qualcosa tra di voi, vero?"
"Cosa?" dico arrossendo.
"Hai capito cosa ho detto."
"Diciamo di sì, ma me ne sono pentita, per me non conta niente."
"Lo sapevo, sareste una bellissima coppia!"
"Non lo dire neanche per scherzo!" Esclamo scioccata.
"Tesoro, mi chiamano Cupido e ho notato un certo feeling tra voi... c'è amore nell'aria" dice con voce melliflua.
"Non dirmi che credi a queste stronzate, l'amore non esiste e quello che c'è tra me e James non è feelig ma odio."
"Prima o poi ti innamorerai e questo ragazzo ti sconvolgerà la vita."
"Sí, certo, verrà a galoppo di un cavallo bianco con un pomposo vestito azzurro e con i capelli scompigliati dal vento... Poi si dirigerà verso di me, si inginocchierà e chiederà la mia mano" dico con tono ironico.
"Non dimenticare che ti porterà in un meraviglioso castello e avrete innumerevoli marmocchi" mi risponde ridendo.
"Scusa Ali, ora devo andare" dice mentre mi saluta agitando la mano.
"Okay, ci sentiamo più tardi"
dico avviandomi verso la sala comune.
Prendo il cellulare e mando un messaggio alle mie amiche dando loro appuntamento lì.
Mi siedo sull'enorme divano bianco al centro della stanza.
Un odore di fumo e di chiuso mi pervade le narici, un chiacchiericcio persistente mi martella nelle orecchie.
Mentre aspetto le mie amiche mi soffermo ad osservare l'ambiente circostante.
Il divano ha un aspetto vissuto, la pelle é consumata e rovinata in alcuni punti.
Accanto a me ci sono degli studenti che bivaccano allegramente, non curandosi della sporcizia che producono.
Pop-corn e briciole vengono risucchiati dalla voragine che c'è tra i cuscini, la quale spesso inghiotte anche il telecomando.
Ogni volta parte un'agguerrita caccia al tesoro per ritrovarlo. Chi lo scova prima ha il controllo sul moderno televisore a schermo piatto che troneggia nella sala.
Accanto ad esso ci sono delle bacheche su cui gli studenti affiggono di tutto e di più. Tra i mille avvisi e comunicazioni spiccano proposte indecenti e offerte di servizi di "intrattenimento" a domicilio.
Ma il clou é "lo scandalo della settimana", una finta pagina di giornale dove vengono esposte e derise gaffe e foto imbarazzanti degli studenti.
Spero di non comparire mai su quella bacheca.
Sotto la TV c'è un mobiletto basso nel quale sono riposti vari DVD di cui tutti possono usufruire liberamente. Sempre se trovano il telecomando.
Attaccata alla parete c'è una libreria in legno da cui i ragazzi possono prelevare romanzi lasciandone in cambio un altro.
É un'iniziativa ,simile al Booksharing, che adoro.
Dietro al divano c'è un tavolo da biliardo sui cui pendono due grandi lampadari neri a campana.
Di sera emanano una luce soffusa che illumina solo la parte circoscritta al tavolo e creano un'atmosfera simile a quella dei locali anni '30.
Quando qualcuno dei giocatori di biliardo decide di contravvedere al regolamento e concedersi una sigaretta, l'effetto della nuvola di fumo sotto quella luce mi fa pensare ai sigari dei gangster americani.Finalmente le vedo entrare dalla porta di legno a sinistra.
"Ragazze, indovinate?" chiedo entusiasta.
"Hai fatto cambiare sponda a Ronnie?" Azzarda Cara ridendo.
"Simpatica come sempre... Quello che vi volevo dire è che l'esame è andato bene." Dico mostrando un sorriso a trentadue denti.
"Allora bisogna festeggiare" si intromette Kalipso stringendomi a sè.
"Ho sentito di una festa in spiaggia, lì sarebbe perfetto!" esclama entusiasta Gwen.
"Okay, ragazze ci prepariamo tutte in camera mia, dovete aiutarmi a scegliere il vestito" Affermo autoritaria.
***La festa è davvero fantastica: non c'è la solita confusione delle discoteche e la location è davvero suggestiva.
Tavolini di legno e comodi divanetti sono disposti in modo ordinato sotto a dei gazebo bianchi.
L'ambiente è illuminato da una luce fioca emanata da numerose lampadine appese a un cavo lungo tutto il perimetro.
La pista da ballo invece è sommersa da luci colorate, le quali vorticano tra decine di persone, facedo così scorgere i loro volti per qualche secondo per poi farli scomparire di nuovo nel buio.Mi siedo per qualche minuto su un divanetto a bordo pista e osservo le persone muoversi a tempo di musica. Potrò anche sembrare strana ma preferisco guardare piuttosto che gettarmi in pista.
Vedo le loro espressioni, come si muovono tutti in maniera così diversa. Il corpo può dire molto di più del linguaggio, mi piace provare a capire cosa si cela dietro la maschera che ognuno di noi indossa; dallo sguardo, dalla postura, dai movimenti involontari del nostro corpo si possono comprendere molte cose della persona come l'insicurezza, la paura, la timidezza.
Le mie riflessioni vengono interrotte da Ronnie che mi porge un cocktail dicendomi: "Siamo ad una festa non ad un funerale... Dai, alza quelle belle chiappette e vieni a ballare."
Scoppio a ridere e rispondo :"Va bene, solo perché me lo chiedi tu."
Mi porge la mano per aiutarmi, dopodiché mi fa fare una giravolta e mi tira verso di lui, così ci scateniamo in pista.
Dopo aver preso da bere io e Ronnie ricominciamo a ballare.
Sono stanca e sudata e l'alcool sta perdendo l'effetto "benefico" lasciandomi dolorose martellate nella testa.
Così decido di sedermi un po' sul bagnasciuga lontana da tutti.
Inizio a giocherellare con la sabbia, non so perchè, ma mi fa sentire spensierata. Probabilmente mi ricorda quando ero bambina e non avevo problemi.
Improvvisamente sento qualcuno tirarmi per le spalle facendomi così stendere sulla sabbia. Questa risata la riconoscerei ovunque.
"Cara, sei una stronza!" Urlo cercando di alzarmi, ma mi viene impedito da Kalipso che mi si butta sopra facendomi quasi morire soffocata.
"Due contro uno non vale, questa è un'ingiuria!" Urlo allungando le braccia e afferrando le caviglie di Cara facendola così cadere. Ci ritroviamo tutte stese a terra con il respiro corto provocato dalle eccessive risate.
"Ragazze, vi amo troppo." Dico allargando le braccia. Immediatamente ne approfittano e vengono ad abbracciarmi.
"Gwen che fine avrà fatto?" Chiede Cara ammiccando.
"Non lo so, è da un po' che non la vedo... A dir la verità prima stava ballando con un ragazzo e devo ammettere che non era niente male!" Esclama Kalipso ridendo.
"Domani le faremo l'interrogatorio."
Rimaniamo qui stese in silenzio per un bel po', non mi sono sentita mai tanto bene, è una serata perfetta. Tutto quello di cui ho bisogno è tra le mie braccia.
STAI LEGGENDO
What were you waiting for?
Chick-LitSecondo gli studiosi, se un'amicizia dura fino a sette anni molto probabilmente durerà per sempre. Per noi invece è bastato un anno per diventare inseparabili, per diventare il punto di riferimento l'una per l'altra. Ma questa storia non parla so...