Fisso il libro sforzandomi con tutta me stessa di ricavarne qualcosa, leggo e rileggo la stessa frase come se stessi cercando di interpretare strani geroglifici senza alcun senso.
Devo preparare l'esame di psicometria e anche se la data dell'esame è lontana, continuo a torturarmi ogni giorno studiando fino a sera inoltrata.
Chiudo il libro innervosita, oggi è una di quelle orribili giornate in cui fai fatica persino a comprendere ciò che pensi.
Mi guardo intorno cercando qualsiasi cosa che possa distrarmi, ma un pensiero si insinua nella mia mente.
Tra un'ora dovrei andare a lavoro.Mi alzo svogliatamente dalla sedia producendo un fastidioso stridio che si propaga nella stanza deserta.
Mi avvicino alla finestra, sento il freddo penetrare dagli infissi in legno.
Così poggio la fronte sul vetro freddo pensando che questo possa aiutare in qualche modo a rianimarmi.
Pian piano la finestra comincia ad appannarsi a causa del mio respiro caldo.Inzio ad osservare il paesaggio dal quel sottile strato di nebbia, il cielo si sta già facendo travolgere da un pesante manto nero, il fruscio del vento freddo sfiora i rami ormai spogli portandoseli dietro come ancelle di una dea collerica.
Mi faccio coraggio e inizio a vestirmi.
Nel momento in cui sto per uscire dalla stanza mi ricordo di prendere la borsa, così mi precipito in camera e inzio a cercarla convulsamente.
Ma ecco che arriva l'illuminazione; devo averla lasciata da James.
Così inzio a percorrere la strada infagottata in mille strati di vestiti, riparandomi dal freddo con la sciarpa alzata fin sotto agli occhi.Arrivo davanti alla porta e suono una prima volta, una seconda e una terza, quando ormai ho perso le speranze la porta si apre.
Ma davanti a me non c'è chi mi aspettavo.Una ragazza dai lunghi capelli mogano e degli occhi cervini, estremamente sensuali, avvolta solo da una camicia, senza dubbio troppo grande per appartenere a lei, con un ampio sorriso mi chiede:
"Io... niente, volevo solo... non credo sia il caso, passerò più tardi."Sento in lontananza la voce di James chiamarla.
"Un attimo, arrivo."
Avverto una stretta al petto come se il cuore mi fosse salito in gola.
Così mi giro e proseguo per la mia strada mentre la voce di James mi rimbomba nella testa facendomi sentire fottutamente peggio.Mi chiedo solo il perché, non perché lui lo abbia fatto, ma perché io stia in questo modo.
Perché continuo a rivedere quella scena, perché continuo a pensarci.
Noi non siamo niente, lui non è niente per me.
Una frase che mi ripeto sempre, ormai è come un rito per me: ricordati di non dipendere da nessuno.Entro nel bar, indosso la divisa e mi dirigo dietro il bancone.
Mi guardo intorno, sono immersa nello squallore più totale.
Inizio a pulire, riordinando i pensieri insieme agli oggetti.
Sistemo gli alcolici in ordine di altezza su uno scaffale, pur sapendo che durerà poco.A rompere il silenzio è il tintinnio della porta che si apre.
Mi volto verso di questa, un uomo sulla sessantina dall'espressione estremamente affranta si accomoda su uno dei tanti sgabelli liberi.
Poggia i gomiti sul vecchio bancone di legno e si prende la testa tra le mani."Signore, sta bene? Le porto qualcosa?" Chiedo esitante.
"Un doppio Martini."
Ha una voce estremamente nasale, sembra quasi un doppiatore dei cartoni animati.
Una volta preparato glielo porgo.
"Grazie, cara."
Dopodiché prende il bicchiere e se lo scola tutto d'un colpo.
"Non dovrebbe berlo così velocemente o si sentirà male." Gli consiglio.
"È proprio una brava ragazza, si preoccupa per me... mia moglie, anzi la mia ex moglie -dice sottolineando quest'ultima parola- non lo faceva mai."
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Genç Kız EdebiyatıSecondo gli studiosi, se un'amicizia dura fino a sette anni molto probabilmente durerà per sempre. Per noi invece è bastato un anno per diventare inseparabili, per diventare il punto di riferimento l'una per l'altra. Ma questa storia non parla so...