closure (Alison's pov)

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Chiudo la chiamata. Fisso la parete bianca davanti a me senza che il mio corpo riveli in alcun modo la notizia che ho appena ricevuto.

Non so quanto tempo è passato prima che cominci a pensare a cosa fare adesso. 

A quest'ora non ci sono mezzi per arrivare a casa e nessuna delle mie amiche ha un'automobile, inoltre loro non sanno la verità e così deve rimanere. A questo punto mi rimane solo un'alternativa,  per quanto io non voglia.

Mi precipito fuori di casa, fuori gli alberi si agitano , il cielo è plumbeo, rombi cupi presagiscono un temporale come araldi divini. La natura sembra riflettere lo stato d'animo in cui mi trovo mentre il mio corpo ne è avulso.

Cerco il telefono ma mi accorgo di averlo lasciato in casa, ora è troppo tardi per tornare a prenderlo.

Suono il campanello della casa di James e mi sembra di aspettare per un tempo infinito.

Finalmente lo vedo comparire sull'uscio della porta.

Mi guarda confuso per qualche secondo per poi esclamare:" Cosa ci fai qui?"

Prima che io possa rispondergli il suo sguardo muta da assonnato a preoccupato e mi chiede:

"Ma stai tremando!Perchè non indossi il cappotto, fuori si gela! Entra, prima di prenderti un malanno."

"Non c'è tempo, ho bisogno di un favore."

"Entra, mi spiegherai in casa."

Per evitare di perdere altro tempo lo accontento.

"Allora? Perchè sei venuta qui nel cuore della notte?"

"Dovresti accompagnarmi in un posto. Non so come raggiungerlo a quest'ora. So che ti sto chiedendo tanto visto come ci siamo lasciati l'ultima volta, ma non so a chi altro rivolgermi"

Gli spiego afferando una giacca che mi aveva porto.

"Ti accompagnerò, ma in viaggio dovrai spiegarmi cosa è successo... Abbiamo tanto di cui parlare."

Saliamo in macchina. Inizio a guardare il paesaggio avvolto dall'oscurità che scorre velocemente dietro il mio finestrino.

A rompere il silezio è James.

"Alison... mi vuoi dire cosa è successo? Sto iniziando a preoccuparmi sul serio, sembri pietrificata."

"Mi hanno chiamata dall'ospedale... Mia madre."

Non riesco a continuare, le parole mi muoiono in bocca, tutto diventa incredibilmente difficile,  persino parlare .

"Alison, cosa è successo a tua madre?" mi chiede proccupato.

"Mio padre... Mio padre l'ha mandata di nuovo all'ospedale. Questa volta è veramente grave."

James mi guarda allarmato senza dire niente.

Non posso credere di avergli raccontato tutto questo.

Non l'ho mai raccontato a nessuno perchè l'ultima cosa che mi serve è lo sguardo impietosito che mi sta rivolgendo in questo momento, come se fossi una vittima, come se fossi inerme.

"Mi dispiace di averti coinvolto in questa situazione, non l'avrei fatto se avessi avuto un'alternativa."

"Non devi scusarti, mi fa piacere aiutarti. Siamo amici dopotutto."

"Ti ringrazio per quello che stai facendo per me stasera, ma ho bisogno di un altro favore. Devi tenerti questa cosa per te."

"Il fatto che ti sto aiutando o che tuo padre è violento?"

"Entrambe" gli rispondo.

"Va bene, terrò la bocca chiusa."

"Posso fidarmi?"

"Certo" risponde lui.

"Ti dirò anche io un segreto" aggiunge. "Si tratta di Catherine."

Mi irrigidisco istantaneamente.

"Prometti di non dare di matto?" mi chiede.

"Promessa difficile da mantenere in stato di shock..."

"Hai ragione, forse non dovrei parlartene adesso" risponde lui mestamente.

"No, ora voglio saperlo. Almeno mi distrarrà dal pensiero di mia madre in un letto d'ospedale."

"L'altro giorno non ti ho confuso con una ragazza qualunque. Catherine è stata la mia ragazza per tanti anni."

Sto per chiedergli perchè questo dovrebbe essere un segreto, ma poi James emette un grosso sospiro e mi accorgo che ha gli occhi lucidi.

"Cosa è successo con lei?"

"E' morta in un incidente due anni fa."

"Mi spiace" gli sussurro poggiandogli una mano sulla spalla. "Ma perchè pensavi che avrei dato di matto?"

"Beh, perchè tu le somigli molto. E inizialmente mi sono avvicinato a te per questo motivo. Penso di non aver ancora accettato il fatto che Catherine sia morta e di cercarla in te."

"Accosta" gli dico in maniera secca.

"Avevi promesso.." sussurra lui con un filo di voce.

"Accosta" esclamo rabbiosamente.

James obbedisce in silenzio.

Non appena la macchina è ferma scendo e mi piego in due per vomitare tutto quello che ho in corpo.

James si precipita fuori per darmi una mano e tenermi i capelli.

"Scusami, non avrei dovuto turbarti ulteriormente..." dice lui disperato.

Mi porge un fazzoletto e dell'acqua mentre io rimango in totale silenzio.

Poi risalgo in macchina e mi allaccio la cintura. Lui mi imita guardandomi preoccupato.

"Scusami, volevo solo essere sincero e trasparente con te."

"Sapevo di non potermi fidare di te, il mio istinto lo diceva dall'inizio. Ma non avrei mai immaginato nulla del genere..."

"Alison, puoi fidarti di me. Mi sono avvicinato per quel motivo ma poi ti ho conosciuto e mi sono innamorato di te, non di Catherine."

"Cosa? Innamorato? James, ma ti rendi conto? Non puoi sputarmi tutto questo addosso ora, non puoi dirmi che cerchi in me la tua ex morta e che mi ami un minuto dopo!Ti rendi conto che non stai bene? Hai bisogno di parlare del tuo lutto con qualcuno, non di sviluppare un'ossessione per chiunque somigli a Catherine!"

"Forse hai ragione, ma quello che voglio dire è che per me sei speciale e non voglio che il nostro rapporto finisca solo perchè è nato da una radice malata. Forse sei stata un regalo dell'universo dopo che mi ha tolto Catherine, forse dovevi avere la sua faccia affinchè io mi avvicinassi."

"James, mi stai facendo quasi paura. Non voglio più parlarne adesso."

"Va bene" risponde lui affranto.

Non dico niente, sento le ultime forze abbandonare il mio corpo. Il picco di adrenalina lascia posta ad una sensazione di stanchezza enorme. Cado in un sonno profondo senza neanche accorgermene.










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