Trying to be happy (Kalipso's pov)

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Kalipso's pov

-Ti prego, ti prego...-  dico provando a mettere in marcia l'automobile.
-Oh, divino Zeus, io ti invoco! Fai partire sta macchina.
Ma ancora non parte.
-Poseidone... Apollo... Ade... Percy Jakson?
Ma la mia macchina decide di abbandonarmi. Esco dall'abitacolo della mia compagna di avventure e sto per prenderla a calci quando noto che Josh che sta uscendo dalla libreria.

-Ancora qui? So di essere irresistibile, però non credi che sia tardi?- gli sento dire mentre si avvicina a me.

-Ah ah ah, la macchina non mi parte perciò se potessi darmi una mano ti sarei grato- gli chiedo con il tono un po' acido, ovviamente preso da Cara.

-Ovviamente donna al volante pericolo costante, però non credevo che valesse anche per le basse.

Ed è questo a far scattare la Furia che è in me.
-Senti, signor professore dei miei stivali, io ho sempre avuto un ottima guida, lo faccio da quando avevo quattordici anni perciò non ti azzardare mai più a dire una cosa del genere!- dico mentre avanzo minacciosa verso di lui.
-E, per la cronaca, il fatto che io sia bassa non mi rende disabile, okay? Ne ho fin sopra i capelli delle vostre battutine!- esclamo irritata mentre lui arretra fino a toccare la sua macchina.
-E guai a te se provi a ribattere- dico puntandogli il dito contro. Naturalmente da vera tiranna che è nascosta in me, sto per rimettermi a urlare ma prima che possa farlo vedo un piccolo ghigno formarsi su quelle stupende labbra e poi le sue mani si posano sui miei fianchi: lentamente mi attira verso di sè finché i nostri corpi, dalla vita in giù, sono in contatto.

-Continua pure la tua ramanzina... O forse ti distraggo?- mi chiede in modo innocente, anche se entrambi sappiamo che non lo è.

-Credi sul serio che tu riesca a distrarmi?- gli dico alzando un sopracciglio da perfetta maestrina, ma la verità è che riesco già a percepire il calore delle sue dita nonostante gli abiti.

-Non lo so... Dimmelo tu- così dicendo avvicina il viso al mio fissandomi le labbra e quando ormai pochi centimetri separano le nostre bocche vira e dopo alcuni secondi sento il suo respiro sul mio collo.

-Voi ragazzi vi credete sempre chissà chi, sopr..-
Le sue labbra sfiorano il mio collo percorrendolo in tutta la lunghezza; non lo sta toccando, semplicemente lo sfiora.

-Sopra... Soprattutto voi alti che credete che tutto ruoti- mi blocco, adesso sento la punta della sua lingua muoversi su di me. Il mio respiro accelera, inevitabile con tutto ciò che sto provando. Il movimento circolatorio delle sue mani non fa altro che aumentare i miei battiti cardiaci... Maledetto, mi sta distraendo ma poi mi ricordo che non è solo lui ad avermi in pugno, anch' io tengo in pugno lui. Faccio un respiro profondo e mi avvicino di più a lui, il movimento delle dita si è fermato forse spiazzato dal mio contrattacco. Intreccio le dita dietro alla sua nuca e avvicinando le labbra alle sue, quasi sfiorandole, continuo da dove ho lasciato.

- Intorno a voi.... Egocentrici, non trovi?- E dicendo ciò poggio il mio labbro superiore sul suo inferiore per poi lasciarci un piccolo ma languido bacio.
I nostri sguardi si incontrano e il sorriso che stava per formarsi mi muore sulle labbra: le sue pupille sono talmente dilatate che ormai non si distingue altro, illuminate da una scintilla di malizia.
Con un movimento veloce inverte le posizioni in modo che la mia schiena sia appoggiata alla portiera della sua macchina. Insinua le mani sotto la felpa e la maglietta in modo che mi tocchino sui fianchi e contemporaneamente sento i piccoli morsi che mi lascia sul collo... Inconsciamente mi alzo in punta di piedi in modo che in nostri corpi siano maggiormente in contatto ma non riesco ad alzarmi di molto poiché il suo corpo blocca ogni mio movimento. Sento la sua mano che smette di accarezzarmi il fianco, lasciando scoperto il lato provocandomi la pelle d'oca. Scende verso la mia coscia per poi poggiare la mano sulla piega del ginocchio e sollevarmi la gamba mettendola al suo di fianco.

-Adesso mi senti?-
Eccome se lo sento... Poi con una spinta forte lo avverto come se avessimo entrambi l'intimo invece di un paio di jeans.

-Mi vuoi...-gli sussurro all'orecchio.

-Non mi bastano più le docce fredde, se potessi aprirei la portiera e non avresti il tempo dire qualcosa che sarei già dentro di te, ma non ora e soprattutto non qui.- E così dicendo fa scendere la mia gamba e poggia entrambe le mani ai lati della mia testa. Lo sento respirare profondamente.

-Sali in macchina, ti accompagno io.-

Faccio ciò che mi dice.
Appena sale in macchina accende la radio e per tutto il viaggio non diciamo una sola parola. Ma la mia mente non smette di pensare a ciò che è accaduto... Cosa avrei fatto se avesse voluto continuare? L'avrei lasciato fare? Perché ci dimentichiamo sempre che io sono la sua alunna e lui il mio professore?

-Kali, siamo arrivati- la sua voce mi riporta alla realtà e mi accorgo che siamo dietro al campus, non posso farmi vedere con lui in giro.

-Grazie, ci vediamo domani.-
Faccio per scendere ma prima che posso farlo mi prende una mano e intreccia le dita alle mie. Sento che mi sta tirando quindi mi avvicino a lui e chiudo gli occhi.Mi bacia una guancia per poi poggiare la sua sulla mia.

-Buonanotte.-
Scioglie la presa delle nostre mani e prima che dica qualcosa di cui possa pentirmene esco dalla macchina e corro verso l'entrata dell'edificio.
Non possiamo continuare così, prima o poi impazziremo... O almeno io.

Una volta arrivata in camera la trova vuota e mi ricordo che stanotte dormirò da Sharon e Cara poiché Ashley starà da Jamie e io odio rimanere da sola. Così prendo il pigiama quando mi passa per la mente un'idea folle.
Indosso i pantaloncini e la maglietta del pigiama con i gattini e caccio dai menandri dell'armadio una scatola: contiene le mie pantofole quack-quack. Sono delle pantofole caldissime a forma di papera che ad ogni passo fanno il verso di una papera, appunto quack-quack. Le indosso e poi esco dalla stanza.

Arrivata davanti alla porta della loro stanza sto per bussare ma sento una risata. Mi giro e trovo una ragazza che mi guarda. Inizialmente non la riconosco, ma poi mi accorgo che è Valerie, una mia compagna del corso di inglese: è una viziata ragazzina che si crede bella solo perché i suoi sono ricchi. Ho sempre odiato le ragazze così e non ho mai permesso a me stessa di sentirmi in imbarazzo davanti a loro. Così la guardo dritta in faccia e inizio ad imitare il tip tap con le mie pantofole. Per i corridoi del campus si sentono i quack quack ma non mi interessa e così Valerie arriccia il suo naso da suino, gira i tacchi e se ne va; finalmente posso bussare.
Apre la porta Sharon, la quale indossa un vestito molto bello: il rosso dell'abito fa risaltare la sua carnagione chiara e la scollatura poco profonda ma nemmeno casta le dà un aria da vera donna la quale non ha bisogno di tirar fuori il seno per far invaghire un uomo; un abito inusuale per dormire.

-Quello non è il tuo pigiama-le dico con aria accusatoria.

-Kali, Gabriel ha organizzato una cenetta, lo so che era la nostra serata ma non ho saputo dirgli di no- mi rivela con il labruccio da cucciolo e gli occhi a cerbiatto: per dindirindina! Sa come farmi capitolare...

-E va bene...- Così mi bacia in fretta su una guancia ed esce dalla camera.

Appena entro sento il rumore dell'acqua scorrere e così mi avvicino alla porta del bagno.

-Io sono arrivata!- urlo a Cara.

-Sono sotto la doccia...-

-Okay, ti aspetto- E così mi butto nel letto di Sharon e aspetto pazientemente ,ma i minuti stanno diventando ore. Non riesco a resistere e dopo due ore e mezza che aspetto Cara mi addormento.

Faccio dei sogni assurdi, l'unica cosa che ricordo al mio risveglio è di aver sognato Cara che mentre reggeva una torcia per leggere un libro piangeva. Ed ecco che ritornano i sensi di colpa per quello che non le sto dicendo...

-Cara, perché...- mi giro a guardare il suo letto ma lo trovo vuoto, sto per iniziare a preoccuparmi quando trovo un biglietto sulla scrivania dove dice di essere uscita a prendere un po' d'aria. Così decido di iniziare a preparami ma qualcosa attira la mia attenzione: il cuscino di Cara.

Sopra vi è una chiazza d'acqua e tutto si fa più chiaro nella mia mente: non era un sogno, Cara stava piangendo sul serio...

Nota dell'autrice:
È la prima volta che scrivo dopo un po' di tempo e ho preso questa decisione per chiarire una cosa:
Come avrete notato questo capitolo è più lungo degli altri; ciò è stato fatto per rappresentare il cambiamento che sta avvenendo in Kalipso. Lontana dai suoi deve crescere e maturare perciò spero che questa variazione non vi dia fastidio.

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