Distractions (Cara's pov)

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Cara's pov

Sono arrivata alla macchina, quando mi accorgo di non avere le chiavi. Ma si può essere così distratti?
La pioggia battente mi costringe a cercare un riparo. Faccio dietro front e mi dirigo verso i gradini dove ero seduta, ma poi noto un pallone abbandonato sotto il canestro e non resisto alla tentazione di prenderlo. Lo faccio rimbalzare per terra prestando attenzione al suono dello scontro con il parquet. Poi mi preparo a tirare, ma in quel momento sbuca dal rispostiglio un ragazzo con un berretto nero in testa: Ethan.
Abbasso le braccia e porto il pallone all'altezza del bacino.
"Che c'è, la mia bravura ti intimorisce?" dice con un sopracciglio alzato.
"Mi hai spaventata."
Ethan si avvicina e si posiziona davanti a me come un esaminatore. Incrocia le braccia e dice "Vediamo che sai fare, saputella."
Bene, adesso sbaglierò sicuramente e gli darò un motivo per prendermi in giro. Il pallone rimbalza tre volte sul ferro per poi cadere fuori dal canestro. Ti pareva. Ethan si avvicina e io guardo verso un'altra direzione per evitare la sua espressione canzonatoria. All'improvviso lo sento dietro di me, appoggia le sue mani sulle mie braccia e mi dice nell'orecchio con un tono da proposta indecente: "Posso guidarti?"
Mi basta quel minimo contatto per scombussolarmi.
"Okay" rispondo flebile.
Ma poi mi mette le mani sui fianchi dicendo: "abbassati un po' " e perdo completamente la concentrazione.
Se prima mi stava semplicemente guardando e ho sbagliato, ora che è così vicino è scientificamente sicuro che non farò canestro.
"Schiena dritta!" dice spostandomi indietro. Lo sfioro con il sedere e Ethan si avvicina ancora di più per posizionarmi le braccia. Adesso siamo quasi attaccati. Nascondo il mio imbarazzo per non fargli capire come io sia sensibile al suo contatto. Mi fa tirare e il pallone, nonostante le condizioni mentali in cui ero, centra perfettamente il canestro. Ethan si sposta e si mette davanti a me.
"Quando hai smesso di giocare?" mi chiede Ethan.
"A quattordici anni" rispondo.
"E perché?"
"Perché mi ero stufata."
"Blasfemia! Come osi dire una cosa del genere? Invece il basket per me è stato fondamentale."
"Per diventare popolare?" dico mimando le virgolette all'ultima parola.
"Anche. Ma soprattutto ad essere più... Tranquillo."
"In che senso?"
"Beh... Da piccolo avevo dei problemi caratteriali e lo sport mi ha aiutato. Ed è una delle poche cose che mi fa sentire realizzato."
"L'ho notato da come sorridevi dopo aver fatto canestro."
"Mi hai guardato per bene, eh?"
"Subito si gasa, lui. Rilassati, non mi ricordo neanche come ti chiami" dico prendendolo in giro.
Poi penso che lui si è aperto con me, così decido di dirgli qualcosa di più.
"In realtà non ho smesso solo per la noia... Non ottenevo grandi risultati, era solo fatica sprecata" affermo strofinandomi nervosamente il braccio.
"E dove lo metti il divertimento?"
"Non è così divertente deludere le aspettative degli altri" dico abbassando lo sguardo e il tono di voce.
"Gli altri chi?"
"Della tua coach, che ti allena da sette anni, delle tue compagne di squadra, che non vedono come sia possibile sbagliare con un altezza simile, di tuo padre, che pensa che quello sia il tuo futuro."
"Non devi giocare per nessuno se non per te stessa."
"Purtroppo quando ti senti tutti quei giudizi addosso non riesci a goderti una partita, hai sempre paura di sbagliare."
"E allora? Sbagliando si impara."
"Per me non era così. Ogni volta che fallivo un pó della mia autostima crollava. Avevo iniziato a giocare solo in difesa, per evitare di tirare."
"Beh, mi dispiace che tu l'abbia vissuto così. Per me praticare basket significa divertirsi, mettersi in gioco, scoprire i propri limiti per poi distruggerli. Ad esempio, vuoi fare una scommessa?"
"Dipende da cosa c'è in gioco" rispondo.
"Dovresti rischiare ogni tanto, senza pensarci troppo su. Sei troppo riflessiva!"
"O forse tu sei troppo impulsivo. In cosa consiste questa scommessa?"
"Adesso tiro da metà campo, se faccio canestro tu dovrai rispondere sinceramente a una mia domanda. Se sbaglio, a te la scelta."
"Se sbagli, chiederai scusa alla ragazza a cui hai riso in faccia oggi a pranzo."
"Cosa? Hai visto la scena?"
"Sì, e sei stato orribile."
"Adesso non ci si può divertire un pó senza avere una relazione fissa?"
"Certo, se si è entrambi consapevoli che si tratta solo di sesso e niente di più. Non puoi illudere una ragazza e spezzarle il cuore."
"Perché te la prendi tanto per una che neanche conosci?"
"Perché mi manda in bestia il fatto che voi uomini consideriate il corpo femminile un oggetto!"
"Siamo femministe incallite, vedo... Va bene, accetto la scommessa" dice Ethan arrendendosi.
"Tanto vincerò sicuramente" aggiunge sottovoce.
"Quanta modestia" dico scuotendo il capo.
Ethan si mette sulla linea di metà campo e comincia a palleggiare. Inizio a guardarlo fisso, sperando che questo possa anche minimamente distrarlo. Ma purtroppo Ethan rimane concentratissimo e con un grande salto lancia il pallone dritto nella retina del canestro, che inizia a tintinnare rumorosamente.

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