1 - IL RAGAZZO DEL BAGNO

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4 ottobre 1975

Il vociare era assurdo, la musica alta, e Remus cercava di capire il perché si trovasse lì.
Aveva bevuto solamente due sorsi di whisky incendiario ma, forse per l'atmosfera o perché gli era venuto improvvisamente mal di testa, ebbe il desiderio di allontanarsi da tutti.

Fortunatamente, si trovava nella sua casa, dato che la festa era nella Sala Comune di Grifondoro.
Girò i tacchi e salì le scale, sciatto.

Aprì la porta della sua stanza, ma la richiuse altrettanto rapidamente quando gli parve di vedere Peter, il suo coinquilino, nudo con una ragazza.

Completamente disgustato, Remus scese nuovamente le scale. Era di nuovo alla Sala Comune, con tutta quella gente attorno e la testa che gli girava. Non poteva farcela.

Mosse i piedi per andare, questa volta, verso il bagno comune, sperando di poter stoppare il casino che aveva in testa, almeno per un po'.

Entrò in uno dei tanti bagni situati in fila, e sedette a terra, con la schiena appoggiata a una parete. Si portò le ginocchia al petto.

La testa faceva male, e se la tenne con le mani, cercando di massaggiarsi le tempie come faceva intorno alle notti di luna piena.

D'un tratto, sentì un singhiozzare. Veniva da molto vicino a lui, forse da dietro di lui.

Guardò sotto la parete divisoria, e notò qualcuno che era seduto esattamente come lui.

Naturalmente, non riusciva a vederlo in faccia, ma poté scorgere degli eleganti pantaloni neri.

Il ragazzo affianco respirava affannosamente, come se si stesse sforzando di non piangere. Tirava spesso su col naso.

A un certo punto, il ragazzo misterioso parlò: "Cambia bagno. So che sei lì".

La sua voce era grave e profonda. E strozzata.

"No. Cambia tu bagno." rispose, a tono, Remus.

Chi si credeva di essere?

Passarono pochi secondi, prima che l'altro rispondesse: "C'ero prima io".

"Sei tu quello che ha un problema" disse Remus.

Dopo quella risposta, il ragazzo misterioso sembrò non voler più dire niente. Semplicemente tirava su col naso più di prima.

Remus non piangeva spesso. Quando lo faceva, però, si rinchiudeva da qualche parte e si sfogava per bene, scacciando fuori tutto quello che aveva dentro. Era liberatorio, se ne sentiva davvero il bisogno.

Fu per questo motivo che gli disse:
"Guarda che se ti trattieni non la smetti più."

"Non sono affari tuoi" rispose la voce, ancora più roca.

Remus era stufo di stare lì. Si alzò in piedi e uscì dal bagno singolo. Si lavò le mani e fece per andarsene.

Era appena fuori dalla porta, quando sentì il ragazzo del bagno singhiozzare sempre più rumorosamente, finché il suo pianto non acquisì una vera e propria voce.

Probabilmente il ragazzo pensava che Remus se ne fosse andato, credeva di essere solo. I singhiozzi erano pesanti, come era pesante ogni volta che tirava su col naso e sbatteva i pugni sul gabinetto.

Remus pensò di dover tornare alla festa, ma poi la sua faccia si riempì di disgusto.

Decise che non sarebbe stato poi così male farsi prendere a parole dal tizio del bagno, a quel punto.

Rimase lì sull'uscio, a udire quel macabro e strozzato pianto, anche se si sentiva in colpa, dal momento che stava invadendo un gran momento di privacy.

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora