41 - GUAI IN PARADISO

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Caro Moony,
sei stato grande oggi. Non pensavo fossi così bravo in Difesa Contro Le Arti Oscure, mi avevi detto di Storia della Magia, ma non mi avevi parlato di questo. Sei un secchione anche in tutte le altre materie?
Tuo, Padfoot

Remus sorrise quando lesse la lettera, fin quando James non glie lo fece notare.

"Come sta Black?"

Remus ebbe uno spasmo di spavento. Non sapeva che i suoi compagni di stanza fossero lì.

"Bene." rispose.

"Continuate a scrivervi senza rivolgervi la parola dal vivo?" domandò Peter.

Remus guardò James. Fu quest'ultimo a rispondere: "In realtà, parlano anche dal vivo."

"E quando?"

Remus sospirò. "Ci siamo visti le due scorse notti."

"Ma... quando? Dove?" Peter sgranò gli occhi.

"Il dove non è importante. Ma sì, ci siamo visti."

"È... beh, è inquietante come sembra?"

"Oh, no. In realtà è una persona fantastica." Remus rispose, lasciandosi scappare una risposta forse troppo dettagliata, nella sua semplicità.

"Fantastica?!" Peter esclamò, con la meraviglia che si ripercuoteva anche sul volto di James.

"Cioè... è... simpatico."

"Perché non vi parlate mai, allora? Tipo... non so, in Sala Grande o tra le lezioni."

James sorrise, come per dire "Esatto".

"È meglio di no." Remus ripiegò la lettera, per poi piegarsi sul suo baule e prendere un altro rotolo di pergamena.

"E perché? Anche Dorcas viene a trovarci al tavolo."

"E non si vergogna di farsi vedere con noi." aggiunse James.

Remus sbuffò alla frecciatina.
"Sapete che è diverso."

"Perché lui è un mangiam-"

"Diavolo, Pete! No! Non lo è."

"Davvero?" Peter non nascose la sua incredulità.

"Davvero." rimarcò Remus, mentre strappava aggressivamente un pezzo di pergamena dal rotolo.

"L'hai potuto... beh, vedere?" chiese James, stavolta con più tatto.

"Sì... cioè, mi fido di ciò che mi dice."

"Quindi non ha il marchio?" chiese Peter, quasi con noncuranza.

"Il... marchio?"

"Sì... quella specie di tatuaggio che si vocifera abbiano."

"Io non... non lo so." Remus sbuffò. "Non ce l'ha. Ne sono sicuro."

"Sicuro nel senso che l'hai visto?" domandò James.

"Sicuro nel senso che mi fido di lui."

"...Merda." sussurrò Peter.

"Sentite, non pretendo che comprendiate le mie scelte, ma lasciatemi in pace." concluse Remus, alzandosi dal suo letto e uscendo dalla stanza con la pergamena, la penna e il porta inchiostro in mano. Sbatté la porta.

Si rifugiò nella Sala Comune, rannicchiandosi in un angolo su un divano, accanto alla finestra.

Iniziò a pensare, a pensare e pensare, come faceva di solito quando qualcosa lo tormentava. Non aveva mai visto le braccia nude di Sirius, questo no. Non aveva mai pensato veramente al marchio, come se non ci fosse di che dubitare. Inoltre, Remus aveva fatto tanto per non toccare quel tasto, doveva essere un argomento delicato per Sirius. Ma forse era importante, forse dovevano parlarne. Ma faceva così paura.
Iniziò a scrivere.

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora