26 - SCHIFOSI SANGUEMARCIO

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TW: violenza.

Remus aveva affrontato le lezioni di quella giornata in modo completamente assente, la sua mente non fu mai davvero lì. Cercò di razionalizzare, ma era tutto invano. Come poteva razionalizzare? Come poteva semplicemente non impazzire?

Muoveva di continuo la gamba da sotto il banco, tanto che Lily dovette chiedergli se era tutto a posto. Lui le rispose di sì, non convinto, poi continuò a pensare, pensare, pensare.

Non era ancora del tutto sicuro di ciò che stava cercando di metabolizzare, poteva aver creduto a una lunga serie di coincidenze che l'avevano portato, in primo luogo, a credere che Padfoot fosse in Serpeverde, e poi che avessero la stessa voce quando, magari, erano solo un po' simili e Remus aveva così tanto giocato di immaginazione che saltò a conclusioni affrettate.

Perché il fatto che Padfoot fosse Sirius Black non era assolutamente una buona cosa.

Non poteva credere di essersi fidato di lui, di uno come lui, per tutto questo tempo. Non poteva credere che fosse Sirius Black, cazzo.

Lui era perfetto, non lasciava mai trasparire alcuna emozione, non aveva mai nulla fuori posto. Era rispettato da tutti, tanto più da Mulciber, da Avery, Rosier, Crouch. Era rispettato da chiunque, nessuno osava contraddirlo. Era purosangue, e uno di quelli di vecchia data, appartenente alle Sacre Ventotto. La sua famiglia era milionaria. Faceva parte di coloro che più di tutti avevano il culto del sangue puro e che, probabilmente, erano nell'altra fazione della guerra. Faceva parte di coloro che aggredivano gli studenti che non erano purosangue quando erano soli nei corridoi. Faceva parte di cose che Remus ripudiava. Era un nobile. Conosceva il francese. Sapeva ballare. Aveva un fratello minore. Più Remus ci pensava, più si rendeva conto che ogni cosa, ogni informazione, ogni minimo dettaglio portasse a lui. Era davvero lui.

Era di bell'aspetto. Di bell'aspetto era dire poco. Allora Remus si vergognò ancora di più, perché Padfoot non aveva idea che il ragazzo con cui parlava fosse così orribile.

"Lui non lo sa" pensò Remus. "Lui non sa che io sono io." Questo lo calmò, ma sapeva che non sarebbe potuta andare avanti così per sempre.

Una volta che le lezioni di quella mattina furono terminate, Remus si diresse verso il dormitorio.

"Moony, non vieni a pranzo?" gli domandò Peter.

"Non ho fame." Remus scosse la testa. "Andate voi, nel caso dovesse venirmi appetito, vi raggiungo."

Così fu. Remus continuò ad avanzare verso le torri di Grifondoro, continuando a pensare ininterrottamente a ciò a cui stava pensando, oramai, da diverse ore.

Pensò che fosse un bene, da un lato, se Padfoot non gli aveva più risposto. Non ne riconosceva il motivo, ma poteva essere un bene. Quella cosa non poteva più andare avanti. Quella cosa così malata, perversa, strana... Doveva darci un taglio netto.

Una volta giunto al dormitorio, si buttò a peso morto sul letto. Tuttavia, appena vi cadde, sentì uno strano rumore, come se si fosse poggiato su della carta.

Spostò il suo busto, alzando la schiena, e notò come fosse vero: una nuova lettera.

Remus fece un respiro profondo e l'aprì.

Caro Moony,
stai bene?
Io sto bene, anch'io ho pensato tanto all'altra notte.
Scusa se mi faccio vivo solo adesso, ma sento il bisogno di sapere se stai bene.
Tuo, Padfoot

Remus non aveva idea di cosa rispondere.

Da un lato, era stato la persona più felice del mondo ad aver ricevuto quella lettera. Insomma, era Padfoot, la persona per cui aveva un così grande debole. Il suo amico di penna, il ragazzo del bagno. Quello che, nel giro di pochi mesi, era diventato, a tutti gli effetti, un amico.

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora