38 - MAI

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TW: linguaggio esplicito

Fu Remus il primo ad aprire gli occhi la mattina dopo.

Dovette, per un attimo, realizzare di non essere nel suo letto. Aveva i lunghi capelli di Sirius sotto gli occhi e il naso, gli facevano calore. E poi, amava quel profumo.

La testa di Sirius non si trovava più sul petto di Remus, ma sull'incavo del suo collo e della sua spalla. Dormiva così beatamente che sembrava un peccato svegliarlo. Remus non l'aveva mai visto così. Mentre dormiva assumeva il volto di un innocente, delicato, come se avesse bisogno di protezione. Sembrava più piccolo.

Remus riusciva a guardarlo con la coda dell'occhio, e avrebbe potuto passare in quel modo le ore. Il sole, però, stava sorgendo, e avrebbero dovuto affrettarsi se non avessero voluto dare sospetti a nessuno. Specialmente Sirius.

L'atmosfera era bellissima: l'ancora poca luce del sole appena spuntato illuminava di rosa e arancione l'aula di Astronomia, le cui vetrate trasparenti erano immense. Sembrava una magia, o un qualche strano effetto ottico, ma non era nulla di così strano o contorto. Era bellissimo.

Le pareti di pietra antica, ornate da affreschi celesti, sembravano risvegliarsi con la luce del mattino.

Il ragazzo notò il riflesso del vetro delle finestre sul pavimento di legno consumato, creando un effetto magico di luci danzanti. Una leggera brezza faceva ondeggiare le tende celesti, immergendo la stanza in un'atmosfera eterea.

La luce cadeva sui capelli chiari di Remus e sugli zigomi di Sirius, rendendolo a tutti gli effetti un semidio, come Remus aveva pensato, guardandolo.

I suoi capelli corvini, con quella luce, davano dei riflessi blu-violacei, e le sue lunghe ciglia dello stesso colore parevano finte.

"Hey..." sussurrò Remus.

Sirius, però, continuava a dormire, e Remus sorrise.

"Hey..." rimarcò.

Sirius aprì gli occhi pian piano, sbattendo le palpebre più volte, fino a rendersi conto della persona con cui aveva dormito e di dove avessero dormito. Sorrise.
"Buongiorno." disse, felice.

Il cuore di Remus saltò un battito.
"È tardi." disse.

Sirius si girò di poco, per quanto potesse in quella posizione, e vide il gioco di luci che aveva invaso la torre. Poi spostò lo sguardo su Remus.

"Wow." disse, semplicemente.

"Cosa?" Remus chiese.

"Niente." Sirius scosse la testa, sorridendo di più, un sorriso molto contagioso.

"Come hai dormito?" domandò Remus.

"Da re." rispose Sirius, stiracchiandosi, alzando la testa dal braccio di Remus. Remus sentì freddo in quel punto, e sentì caldo altrove.

Stava dicendo che era merito suo?

Sirius, avvolto ancora da quelle luci mattutine, si strofinò lentamente gli occhi. I suoi lineamenti perfetti, così definiti da Remus, ancora accarezzati dall'innocenza del sonno, si trasformarono gradualmente con l'arrivo della consapevolezza. La consapevolezza che la vita non era quello, che la vita era ben altro: routine, responsabilità, guerra.

Stiracchiandosi con grazia, i suoi muscoli si delineavano sotto la pelle, creando una coreografia sinuosa di eleganza.

Remus li fissò per tutto il tempo. Non ne aveva mai abbastanza.

I capelli scuri, disordinati, si adattavano alla forma del suo viso mentre si liberavano dalla notte trascorsa.

Remus si svegliò dalla sua ipnosi e tornò serio. Si alzò da terra anche lui, percependo un leggero mal di schiena.

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora