49. IL PRIMO DI APRILE

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"Chi nasce fortunato, non lo capisce" aveva detto Mulciber, una mattina.

"Cosa?" chiese Avery.

"Che chi ha il pane non ha i denti" Mulciber rispose, grattandosi la nuca.

Erano appena usciti dall'aula di Pozioni.

"Non capisco quale sia il punto, stavolta" ammise Avery.

Mulciber sospirò, esausto. "È Black."

Il suo amico lo guardò perplesso, così Mulciber puntualizzò: "Sirius. Sono mesi che stiamo progettando di fare qualcosa, ma tutto ciò che dice ultimamente è di aspettare. Come se non fossimo pronti. Cosa abbiamo fatto per tutto questo tempo? Siamo più che pronti."

Si trovavano in una parte vuota del corridoio, lui, Avery e Piton, che rimaneva zitto, all'angolo.

"Piton" Mulciber lo interpellò col suo vocione, e Piton scattò. "Sì?"

"Cosa ne pensi?"

"I-io non lo so. Sono con voi da poco tempo" ammise insicuro.

"Ma hai sentito di cosa siamo capaci, hai visto le nostre armi" ci tenne a rimarcare Avery, stavolta.

"Sì..."

"Non te ne importa abbastanza?" domandò Mulciber.

"No!" rispose Severus di scatto. "Cioè, sì, mi importa! Certo che mi importa". I due lo stavano guardando incerti, così continuò: "Non so perché Black stia prendendo tempo, in realtà. Non ho detto niente perché mi eravate sembrate tutti d'accordo."

"Un mangiamorte come lui non è degno di essere chiamato in quel modo" rimuginò ancora Mulciber.

Avery si guardò intorno, preoccupato. "Non esagerare, adesso. Non siamo nel nostro dormitorio".

"Ho detto una fandonia?!" Mulciber quasi urlò, a quel punto.

"Piton, ho detto una fandonia?"

"No. No." Piton rispose all'istante.

"Già" continuò lui. "Non ci resta che parlarne con qualcuno".

"Qualcuno? Qualcuno tipo?" domandò Avery.

"Uno che conta".

"Uno tipo Rosier?"

Mulciber finse una risata. "Ti prego. Rosier sarà amico di Black, ma non mi riferivo a lui. Io parlavo di Malfoy. Sono sicuro che sarà dalla nostra".

31 marzo 1976

Oramai, sempre più spesso, Sirius Black andava a far visita al tavolo dei Grifondoro, nonostante fosse a conoscenza del fatto che tutti lo guardassero e di che cosa i suoi Serpeverde potessero pensare.

E spesso, la notte, lui e Remus si incontravano nei soliti posti e il loro legame cresceva sempre di più. Avevano imparato a conoscersi meglio di quanto conoscessero loro stessi. Sirius aveva imparato a memoria le cicatrici di Remus e dormiva meglio, Remus gli sistemava i capelli ribelli e ascoltava le sue strane storie, le tossiche vicessitudini familiari.

E così, notte dopo notte, giorno dopo giorno, i fili invisibili che li rendevano sempre più intimi li legavano sempre più stretti. Stavano imparando a leggersi null'altro, le loro micro espressioni facciali, le loro reazioni a volte spropositate, soprattutto di Sirius.
Sirius si trovava sempre più spesso a cercare lo sguardo di Remus, quelle pupille dorate che sembravano nascondere un mondo intero, un universo di segreti e dolori che solo lui era in grado di scoprire.
Quando il silenzio della notte si faceva più profondo ed erano nei corridoi, parlavano a bassa voce, sudsurrando, come se le parole pronunciate a quel volume avessero un significato davvero speciale.

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora