6 - LA FESTA DI HALLOWEEN, PARTE 2

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(eventuali traduzioni sono a fine capitolo)

"Moony?" lo chiamò una voce maschile fuori dal bagno.

"James?" chiese Remus, con voce affranta e arresa, ma sempre abbastanza alta perché l'altro lo sentisse.

"Padfoot"

Remus rimase immobile per un secondo, poi riebbe l'istinto di vomitare.

Non vomitò.

"Tutto bene? Ti serve aiuto?"

Remus si limitò ad ascoltare quella voce ferma e soffice.

"Vuoi che entri?"

Remus era stato colto talmente di sorpresa che non seppe come reagire.

Aveva pensato così tanto a quanto fosse curioso di conoscere non tanto il suo aspetto, ma la sua identità, la figura si celava dietro quel nomignolo così ridicolo, dietro quella passione segreta per la buona musica, dietro quella curiosità che il ragazzo aveva per tutto ciò che era fuori dal suo mondo.

Ora, però, era terrorizzato. Aveva pensato così tanto a come potesse essere il raga che, ora che era tutto vero, pensava per la prima volta a cosa potesse pensare il ragazzo di lui. E si vergognó, si vergognó terribilmente.

Lui, in fondo, che cos'era? Uno strano tipo con delle orribili cicatrici in faccia, tranne una notte al mese, in cui diveniva un vero e proprio mostro.

"No" disse Remus di scatto, "No, sto bene".

"Vuoi... che me ne vada?" provò a chiedere l'altro ragazzo, ora meno sicuro di sé.

Remus sospirò. "No, non..." provò a dire. "Non andare."

Era ancora inginocchiato davanti al gabinetto, incapace davvero di avere un discorso serio.

"Va bene. Resto qui." sentì dire da fuori.

"Se..." farfugliò Remus. "Se ti trova qualcuno?"

"Cosa dovrebbe accadere?" chiese, tranquillo, il ragazzo fuori. "Wow, uno studente di un'altra casa. Che figo."

Remus ridacchiò. "Continui ad essere così modesto."

"Continui ad esserne così sorpreso" rispose prontamente la voce grave.

Passò qualche secondo, prima che Remus domandò:
"Oggi non stai piangendo. Le cose vanno meglio?"

"Non... non sono migliorate, questo no," cercò di usare voce ferma per rispondere, "però sto cercando di migliorare me stesso."

"Ci stai riuscendo?"

"Non lo so. Probabilmente no, non ancora. Però ho... ho capito che voglio farlo."

"È un passo importante." rispose Remus, cercando di non far traballare la voce, ma fallendo miseramente, "Essenziale. Questo è il primo passo in ogni cosa."

A Padfoot venne da ridere. "Non prendo lezioni di vita da un ubriaco."

"Peccato." rispose Remus, cercando ancora di rimanere serio. "Spesso, gli ubriachi sono i più saggi."

L'altro ragazzo rise. "Dici?"

"È un dato di fatto." rispose il primo. "Hanno capito tutto della vita. È per questo che bevono."

Prima che Remus potesse rispondere, qualcosa, dentro di lui, risalì. Ci fu uno spiacevole rumore.

"Hey... tutto bene? Sicuro che non vuoi che ti dia una mano?"

"No. Sto bene." rispose Remus, per poi aggiungere, più a bassa voce e pieno di rammarico: "Scusa."

"Perché mi stai chiedendo scusa?" chiese, stupito, il ragazzo di fuori.

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora