27 - JAMES POTTER

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"Wingardium Leviosa!"

"Bravissimo, Pete, ce l'hai fatta, finalmente!"

Un piccolo Peter sorrideva più felice che mai. Aveva fallito così tante volte che nemmeno ci sperava più.

"Remus, vieni a provare!" James chiamò.

Un piccolo Remus del primo anno sedeva in disparte a terra, in un angolo, poiché tutte le poltrone, i divani e le sedie erano occupate.

"Chi? Io?"

"Sì, vieni!" lo incitò James.

"Oh, ehm... va bene."

Remus si alzò, chiudendo e posando il suo libro su di un mobile, e raggiunse i due ragazzini.

"Che... che devo fare?" il suo tono era timido e la sua voce insicura.

"Stiamo facendo levitare questi calzini."

James li indicò: erano dei calzini probabilmente sporchi e spaiati, e ce n'erano molti.

Dietro di loro, passò una bambina dai capelli rossi che li guardò in malo modo, sottintendendo un "Ew" prima di oltrepassare il ritratto e uscire dalla Sala Comune.

I tre non ci fecero caso, e Remus alzò la sua bacchetta.

"Wingardium Leviosa."

Il calzino azzurro si levò da terra con una rapidità straordinaria.

James e Peter stavano per esultare, quando un calzino rosso si alzò in aria più di quello azzurro, fece il giro della Sala, così che tutti e tre lo seguirono con gli occhi e, infine, tornò dov'era, ancora in aria.

Solo a quel punto, i tre notarono la piccola figura responsabile di quelle mosse: una ragazzina non alta più di un metro e quaranta, dalla pelle scura e i capelli molto ricci, praticamente afro, e un sorriso furbo e divertito.

Lasciò tutti a bocca aperta.

"Come... hai fatto?" chiese James.

"Pratica." rispose lei, fiera.

"Ma non sei una nata babbana, scusa?" domandò Peter, prima di lamentarsi con un "Ahi!" in seguito a una gomitata ricevuta da James.

"Sì, sono una nata babbana." rispose lei, non con meno orgoglio e convinzione. "E allora?"

Quello fu il primo incontro che Remus ebbe con Mary Macdonald. Era sempre stata una ragazza fortissima, coraggiosa soprattutto, assolutamente degna di essere in Grifondoro. Spesso, però, Remus ci pensava: il fardello che doveva portare con sé era altrettanto pesante, ovvero il fatto di essere una nata babbana in una società così purista, già dalla giovane età.

Una volta tornati al loro dormitorio, Remus si mise a letto. Peter andò in bagno a prepararsi per la notte, mentre James si accovacciò sul suo baldacchino, visibilmente preoccupato.

"Prongs?" Remus lo chiamò.

"Mh?" James si voltò verso di lui.

"So che non è giornata ma vuoi... vuoi parlarne?"

"Ti ricordi come abbiamo conosciuto Mary?" disse James, optando per sorridere.

Tipico di James: la positività.
La positività nelle situazioni critiche.
L'eccesso di positività nelle situazioni critiche.

"Certo." rispose Remus. "I calzini."

"I calzini sporchi." rise James.

"Che schifo." ridacchiò Remus, di canto suo.

"E Mary ne aveva fatto volare uno in tutta la Sala Comune." continuò James.

"Sì, aveva diffuso l'aroma dei tuoi piedi!"

I due si misero a ridere.

"A quei tempi non giocavo ancora a Quidditch!" protestò il ragazzo con gli occhiali.

"Oh, Jamie." Remus si mise a scuotere la testa. "Jamie, Jamie, Jamie."

"Che c'è?!" James rise.

Peter uscì dal bagno proprio in quel momento, in pigiama, con un sorriso. Doveva aver sentito tutto.

"Diglielo, Pete. Io non ho il coraggio." lo incitò Remus.

"James, ascolta." iniziò Peter. "Non so come dirtelo, ma..."

"Non dipende dal Quidditch." disse Remus, tutto d'un fiato.

James sorrise ancora, più maniacalmente, stavolta.

"Ragazzi." disse, facendo una pausa. "Siete dei veri stronzi."

La stanza si riempì di risate. E Remus sapeva che il reale motivo di ciò era perché lo voleva James, perché James non sopportava di non avere il controllo su una situazione completamente negativa, non poteva accettare di non poter fare niente per risolvere la cosa.

Sia Peter che Remus erano consci di questo, e decisero, senza neanche il bisogno di consultarsi, che glie l'avrebbero lasciata passare, per quella notte.

Nessuno sapeva nulla di Mary, adesso. Se si fosse svegliata o se fosse ancora priva di sensi, nessuno aveva idea di chi le avesse fatto del male. Remus, però, sapeva chi poteva sapere. Se quello che lui e Padfoot avevano sentito nei bagni di quella sera era vero, Sirius Black doveva sicuramente sapere di chi si trattasse.

La vera domanda, ora, era un'altra: l'avrebbe fatto? Avrebbe parlato? Da che parte sarebbe stato?

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Ciao ragazzə, so che questo capitolo è un po' corto, ma aveva senso così nella mia testa, non so se mi spiego (?).

Se ne avete voglia, comunque, fatemi sapere cosa ne pensate di questa parte o in generale della storia, e ci vediamo prestissimo col capitolo successivo.

Bacino.

Grazie per aver letto <333

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora