Le cicatrici sulla schiena gli facevano male tanto quasi da non riuscire a piegarla. Era costretto a tenerla più dritta che mai, per non sentirne il dolore.
Non poteva poggiarsi agli schienali delle sedie, o la sensazione che avrebbe provato sarebbe stata simile a una fila di aghi che gli perforava la pelle.
Le maniche soffici della camicia coprivano i polsi rovinati, danneggiati.
Il suo bacino era rigido, come se un freddo gelido lo avesse intrappolato in una stretta mortale, e continuava a essere stretto come per asfissia, continuava ad occupare meno spazio possibile, come gli era stato insegnato.
I segni neri e violacei residui della maledizione si intrecciavano lungo le sue braccia, dando origine a un intricato disegno di sofferenza indelebile. Ogni movimento, anche il più piccolo, suscitava dolore, ondate di dolore che sembravano radicarsi nella sua stessa anima.
Le gambe sembravano quasi cedere sotto il suo peso, eppure rimaneva in piedi, non tanto come un uomo, ma più come uno spettro, uno spettro in totale balia del vento.
Ogni momento era una lotta, ogni istante una sfida contro ciò di cui era prigioniero.
Il suo viso era segnato, deformato da un lungo tormento; gli occhi opachi, vuoti, grigi, impassibili, come se avessero visto la più profonda oscurità.
Sirius Black indossò sopra il suo fragile corpo magro la sua lunga divisa nera e verde smeraldo, e sul viso una maschera che non avrebbe permesso a nessuno di entrargli dentro. Di scovarlo, di scoprirlo. E non doveva essere scoperto.
Niente poteva tradirlo. Niente a parte gli occhi, ma non era mai stato un problema per lui.
Alle lezioni era più taciturno del solito. Il suo sguardo sembrava perdersi nell'infinito, come se cercasse col suo terzo occhio di allontanarsi da tutto.
Tra i primi giorni appena iniziato il nuovo anno, la McGranitt l'aveva preso in disparte e aveva provato a chiedergli se fosse tutto a posto. Naturalmente Sirius aveva annuito e non aveva proferito parola di ciò che gli era successo a casa quel Natale, o di ciò che gli stava accadendo.
La donna dall'abito verde lo aveva esaminato con sguardo preoccupato, Sirius lo vedeva e cercava di non mostrare il luccichio dei suoi occhi, quando avrebbe voluto semplicemente abbandonarsi allo sguardo di lei, lasciarsi cadere a terra, seppur lasciandosi perforare dagli aghi e le spine che avrebbe sentito, ma qualcosa di molto più grande di lui gli impediva di arrendersi, gli impediva di lasciarsi andare alla debolezza.
Appena la donna si arrese e lo lasciò andare, provò una profonda fitta allo stomaco. Ho fatto la cosa giusta a non parlare, si diceva per sentirsi in pace con se stesso.
La cosa giusta.
Sirius Black era sempre stato un tipo misterioso e silenzioso, dunque nessuno si accorse molto - a parte la McGranitt - che qualcosa non andasse. Era con Sylvan, Rosier o Crouch, più che altro, che doveva cercare di risultare normale.
Nessuno al castello sapeva, o avrebbe potuto mai immaginare. Nessuno, a parte suo fratello. Gli occhi di Regulus erano quelli che Sirius cercava di incontrare meno di tutti, perché erano gli unici consci, gli unici a sapere.
E il peggio era che non aveva fatto niente per impedirlo, per impedire ciò che era accaduto a Grimmauld Place. La casa inferno.Durante i pasti nella Sala Grande, non aveva mai parlato molto. Gli erano state insegnate le buone maniere a tavola, era elegante e cortese e non permetteva a nessuno di non essere altrettanto con lui, ma non era più una questione di buone maniere, adesso.
Non parlava, si limitava ad osservare.
Osservava suo fratello sedere dritto e composto e toccare a malapena il cibo, osservava Crouch e Rosier ridere e fare battute sui mezzosangue, osservava Nadye mangiare voracemente e Sylvan che lo guardava disgustato. Osservava i professori nel tavolo perpendicolare ai loro in fondo alla Sala, Lumacorno con il suo buon vino o, a volte, un amaro, i lineamenti preoccupati della McGranitt, l'illegibile espressione del preside.
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LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus Lupin
FanfictionSirius Black è stato smistato in Serpeverde, Remus Lupin in Grifondoro. Tra la rivalità delle due case e i due fronti della guerra, Moony e Padfoot comunicano attraverso due pseudonimi e mille lettere, senza sapere il vero volto l'uno dell'altro. Un...