29 - DUELLI

269 18 12
                                    

La paura sembrava affievolirsi, sembrava non esserci stata più nessuna aggressione, accadevano solo pochi commenti sgradevoli visti molto peggio del solito, e forse il merito era dei professori, che si erano giustamente allarmati e avevano aumentato le misure di sicurezza.
Mary iniziava a stare meglio, e chiunque poteva vederlo. Molti studenti la trattavano con più riguardo del solito, e a lei non poteva che infastidire. D'altronde, era solo stata una vittima, e aveva guadagnato il titolo di essere forte, fortissima, per aver affrontato la sua disgrazia, quando non aveva realmente avuto scelta.
Era passata un'altra settimana, e non fu un caso che una nuova lettera giunse in una stanza del dormitorio maschile della casa di Serpeverde. Qualcuno aveva deciso, molto riluttante, che era arrivato il momento di affrontare l'elefante nell'armadio.

Caro Padfoot,
non so con che coraggio io ti stia scrivendo, ma credo di doverlo fare, per etica, per bisogno, non lo so.
In realtà, sto facendo molta fatica a scriverti queste righe. Ammetto di avere paura. In generale, ho paura di qualunque cosa, in questo periodo, in questo momento.
Ho interrotto qualsiasi contatto con te e mi dispiace, mi dispiace se fatico ad affrontare quello che mi succede.
Non pretendo che tu capisca o che lo accetti, ma sentivo il bisogno di spiegarmi, perlomeno.
Moony

Dopo aver mandato quella lettera, l'ansia di Remus era cresciuta a dismisura. Guardava Sirius Black da lontano ogni volta che ne aveva l'occasione, ed evitava il suo sguardo se i loro occhi si incontravano per più di qualche secondo.

Sapeva chi era Padfoot. Era ovvio, ormai. E, d'altra parte, era praticamente sicuro che Padfoot sapeva chi lui fosse. Ed era frustrante. Lo rendeva insicuro. Terribilmente.

La sua insicurezza andava aldilà del suo aspetto, era qualcosa di molto più malato, maniacale. Padfoot, Sirius Black, sapeva che Moony era Remus. E adesso, Remus lo doveva affrontare. Non poteva più far finta di niente. Tutto era iniziato nel modo più casuale e semplice possibile, ma non lo era più. C'era passata di mezzo la volontà di proseguire, da parte di entrambi.

Non passò molto, però, prima che ricevette una risposta.

Caro Moony,
sono felice che tu mi abbia scritto.
Quello che sta succedendo fa schifo. Non sai quanto mi piacerebbe poter non farne parte.
Potrebbe essere scontato, lo so, ma non dovresti avere paura. Non permetterei a nessuno di farti del male.
Sempre tuo, Padfoot

Remus, col cuore che gli batteva all'impazzata e la faccia rossa, rilesse quella lettera più e più volte, mentre era nel suo dormitorio.

"Non permetterei a nessuno di farti del male". Era quella la frase su cui si soffermò più del dovuto.

Avrebbe dovuto sentirsi al sicuro? O ancora più in pericolo di quel che già era?

Più volte leggeva la lettera, però, più un'altra frase lo rese preoccupato.

"Non sai quanto mi piacerebbe poter non farne parte".

Che i Black erano una delle più grandi e importanti famiglie della Gran Bretagna era un dato di fatto. Che fossero anche dei mangiamorte era verosimile, sospettato da tutti, spesso anche detto con certezza.

Avrebbe dovuto pensare di potersi fidare? Non poteva. Non dopo tutto ciò che era successo. Non dopo Mary.

Era come se Remus volesse scindere a tutti i costi Padfoot da Sirius Black, come se, nonostante ormai la verità fosse venuta a galla, volesse continuare a pensare, o meglio, a non pensare, a tutti i problemi che ne derivavano.

Ma erano solo le sette e un quarto della mattina. Remus si preparò senza voglia. Camminò con James e Peter a testa bassa, come se non volesse incontrare lo sguardo che gli faceva ancora così tanta paura.

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora