8 - PITON, AVERY E MULCIBER

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23 novembre 1975

Caro Padfoot,
scusa se mi faccio vivo soltanto ora.
So che niente giustifica il non averti mai risposto. Partendo da questo presupposto, non è stato un bel periodo.
Mi dispiace davvero.
Moony

Remus si era sentito veramente in colpa nei suoi confronti.

Era vero, niente avrebbe giustificato quell'assenza, ma ogni giorno si alzava, si guardava allo specchio e colpevolizzava se stesso.

Si era sempre sentito sbagliato.

Quando era solo un bambino, era uno di quelli che usava solo il cuore. Solo il cuore, in ogni cosa che faceva, in ogni cosa che diceva. E no, non era carino. A primo impatto lo potresti pensare, ma non era carino. Era fottutamente difficile. Era difficile dover poi fare i conti con una vita che era tutt'altro che gentile, una madre depressa e dipendente dai farmaci, con un padre che era tutt'altro che dolce, che sembrava perennemente arrabbiato con lui per una colpa che non era sua, per qualcosa che non aveva mai commesso.

Assaggiato e sputato come una caramella cattiva. Colpevole di qualcosa di indefinito.

Suo padre voleva un figlio forte, forte abbastanza da riuscire a difendersi, a tenere testa a tutti.

Con la vita che sei destinato ad avere, devi essere più forte di così, gli aveva detto, una volta.

Quella paura costante di poter sbagliare da un momento all'altro. Quell'iperrigidità, presa da suo padre, che doveva mantenere ad ogni costo.

E si era sempre sentito sbagliato. Ogni giorno della sua vita. Aveva imparato a conviverci, a un certo punto, tanto da starci bene. Ma quello... quello era troppo.

Aveva creduto che quella sensazione sarebbe sparita, e per un po' era successo, ed era andato tutto alla grande. Tuttavia, a quanto pare, anche i mostri trovano sempre il modo di tornare da noi.

[...]

"Avete sentito di Peeves?" chiese James agli altri, inghiottendo un boccone di zuppa.

Erano tutti in Sala Grande, a pranzo.

"Che cosa?" domandò Peter.

"Peeves ha fatto volare le borse delle ragazze."

"Poveri noi" disse Marlene, portandosi una mano sulla fronte, come indignata.

Mary sorrise. "Preeves sa sempre come attirare l'attenzione."

La conversazione procedette tranquillamente per un po', finché Lily e Severus non entrarono insieme nella Sala Grande, sembrando visibilmente arrabbiati l'una con l'altro.

Dopo un ultimo e fugace scambio di occhiate, Lily lo lasciò per raggiungere il suo tavolo da pranzo. Sedette accanto a Mary che, insieme a tutti gli altri, la fissava da quando era apparsa all'inizio con Piton.

Anche quest'ultimo continuava a fissarla, anche mentre si allontanava per raggiungere il tavolo dei Serpeverde.

"Non c'è niente da vedere" disse acidamente Lily, dopo essersi accolta che tutti avevano gli occhi su di lei.
Si servì e iniziò a mangiare abbastanza voracemente.

Tutti avevano distolto lo sguardo dalla sua ultima uscita. Tutti tranne James, che continuava a guardarla, mentre si chiedeva se le sarebbe capitato qualcosa di brutto se avesse continuato a mangiare in quel modo.

Avrebbe voluto chiederle se fosse tutto okay, anche se era chiaro che la risposta sarebbe stata un no, ma il ragazzo aveva paura. Sì, James era un Grifondoro, nulla lo fermata e niente lo spaventava, ma di Lily, sì, di Lily, certe volte, aveva proprio paura. Così non disse nulla, limitandosi a guardarla, cercando di non farsi scoprire, distogliendo lo sguardo ogni volta che, sentendosi fissata, la ragazza guardava nella sua direzione.

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora