37 - LA TORRE, PT. 2

260 20 8
                                    

Ci fu il panico, nel momento in cui si staccarono. Lo fecero contemporaneamente, avevano entrambi un innato bisogno di guardarsi negli occhi, di capire che tutto era reale, che non l'avevano sognato.

E si guardarono.

Remus era serio, sbalordito, come se tutto fosse così surreale che continuasse a non crederci. Sirius, invece, stava sorridendo, così sicuro di sé, come se se lo fosse aspettato.

Come due che giocano a non ridere per primi, Remus perse, poiché distolse lo sguardo, imbarazzato, e guardò a terra.

Il sorriso si dissolse, così, dalle labbra di Sirius, che iniziò a guardarlo con una strana curiosità.

"Moony..?" chiese Sirius, incurvando le sopracciglia. "Posso ancora chiamarti così?"

Remus ebbe una fitta al cuore, e si girò di scatto verso di lui. "S-sì" balbettò.

"Forse non... non avrei dovuto?" l'espressione di Sirius iniziò a incupirsi. "Mi dispiace, io-"

"No-" disse Remus, e Sirius si allontanò, mentre Remus continuò: "Volevo dire, sì, cioè-" balbettò ancora.

Stavolta, quello nel panico era Sirius, che si allontanò dall'altro sempre di più, fino a starsi quasi per alzare, ma Remus lo fermò.

"Aspetta, ti prego."

Sirius lo guardò con le sopracciglia più curve. "Non volevo fare nulla che non volessi anche tu."

"Lo volevo." ammise, allora, Remus.

Le sopracciglia di Sirius tornarono normali. "Lo volevi?" chiese, come se fosse così improbabile.

"Sì." Remus disse, e avrebbe anche aggiunto "disperatamente".

Remus si riavvicinò a Sirius, seppur titubante. "È solo che..." provò a spiegare. "Non me l'aspettavo." concluse, mentre aveva la bocca semiaperta, mentre guardava le labbra dell'altro, come guardava il cibo durante i giorni di luna piena.

"E cosa ti aspettavi?" chiese Sirius, a quel punto.

"Di star provando qualcosa che non avrei dovuto."

"Che non avresti dovuto?"

Era difficile trovare altre parole per dire quello che doveva dire. Era difficile ammettere davanti a Sirius che non aveva mai baciato nessuno prima, che non aveva mai provato niente del genere per qualcuno. Più che difficile, per lui era imbarazzante. Imbarazzante forse era il termine adatto, soprattutto ammetterlo a qualcuno che sicuramente era più avanti di lui, sotto quel punto di vista. Il silenzio, però, forse, era anche peggio.

"Non che..." Remus sospirò. "Cazzo." tornò a guardarsi le scarpe.

"È perché sono io?" domandò, d'impatto, Sirius. I suoi occhi erano fissi su Remus, intenti ad ottenere una risposta che fosse vera.

Remus si voltò verso di lui, incontrando i suoi occhi intimidatori.
"No." rispose, fermo.

"Perché, allora?" continuò a chiedere Sirius, così tanto desideroso di una spiegazione.

"Non... non volevo rovinare tutto. Ma riesco sempre a farlo, in qualche modo." Sospirò. "Tu sei il primo..."

"Il primo ragazzo?" la domanda di Sirius uscì impetuosa e tagliente.

"Anche."

"Non sei mai stato qui con nessuno?"

La Torre di Astronomia era il luogo in cui praticamente tutta la scuola andava per fare cose che non erano permesse.

Remus scosse la testa.

"Oh."

Remus arrossì e tornò a guardare a terra, davanti a sé.

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora