28 - LA SPIA

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I giorni seguenti furono strani.

Padfoot non aveva più scritto a Moony dopo ciò che era accaduto a Mary, e neanche Remus gli aveva più risposto.

Mary si era svegliata, e stava apparentemente bene. Madama Chips l'aveva tenuta qualche giorno in infermeria e lei non era andata a lezione. Tutti erano preoccupati per lei, non vedendola, ma la verità era che, in quei giorni, si era ripresa.

Nessuno sapeva chi fosse stato a farle questo. A quanto pare, era stato tutto ben architettato. Silente si era davvero arrabbiato, questa volta, minacciando di espulsione il colpevole, non appena l'avrebbe trovato.

Non c'era più la stessa atmosfera, a Hogwarts, ormai. Il mondo stava pian piano andando in frantumi, e se ne erano accorti tutti.

Adesso, nessuno camminava più da solo nei corridoi, si era sviluppato un terrore di fondo sempre più grande. I professori non avevano potuto fare a meno di notarlo, con grande rammarico, e per loro era dura dover ammettere che Hogwarts non era più un luogo sicuro.

Avevano raddoppiato i controlli e le ronde notturne, ma quello era il massimo che poterono fare.

Mary stava bene, era salva, ma aveva sviluppato un disturbo d'ansia in seguito al trauma subito.

Remus detestava non poter più camminare da solo, essere dipendente dalla protezione di qualcuno.

James era molto su di giri. Remus e Peter glie lo avevano fatto notare, e lui aveva risposto, pazientemente:
"È per Lily."

"Lily?" aveva chiesto Peter.

"Anche lei è una nata babbana. È stato solo un caso che quello che è successo sia successo proprio a Mary. Solo un caso. Al suo posto, ci sarebbe benissimo potuta essere Lily." aveva risposto James, seduto sul suo letto, con le mani che gli coprivano il viso e l'espressione più afflitta che mai.

Era vero: non c'era alcuna differenza tra Lily e Mary, erano entrambe nate babbane. E non erano le sole. Un sacco di maghi e streghe erano in pericolo.

A colazione, Lily era sorridente, espansiva, dolce, come se nulla potesse scalfirla. Dava il suo supporto a Mary, cercando di non trattarla diversamente come facevano tutti da dopo l'accaduto, ma le parlava con tatto. Quella ragazza era dotata di un'empatia fuori dal comune.

Anche Marlene non sembrava più la stessa. Aveva iniziato a saltare gli allenamenti di Quidditch per stare accanto alla sua amica.

La guerra stava mettendo tutti a dura prova.

Alcune volte, alcuni sguardi dal tavolo dei Serpeverde giungevano a Remus, soprattutto gli sguardi di Sirius, che, però, Remus cercava sempre di evitare.

Era come se qualcosa si fosse rotto. La fiducia. La fiducia non c'era più. Responsabile o non responsabile, c'era qualcosa di strano, qualcosa che non andava e Remus non si fidava più.

Eppure, la notte, quando rimaneva solo con i suoi pensieri, non riusciva a fare a meno di pensarci. O di sognarlo. Ripensava a quella voce, a quel tocco. Poi vedeva il viso di Sirius Black, e si odiava per provare quello che provava.

Era tutto così sbagliato. Era il peggio del peggio. Voleva andare avanti, all'inizio ci provò ma, infine, constatò che non c'era alcuna magia che potesse annullare i suoi sentimenti per quel ragazzo. Doveva tenersi tutto dentro, perché altro non poteva fare, e fare in modo che tutto morisse lì.

Una mattina, Remus si trovava insieme a Peter, James, Marlene e Mary. Dovevano raggiungere l'aula di Pozioni. Camminavano in silenzio.

In generale, nei corridoi c'era sempre più silenzio, come se una strana paura avesse ormai inghiottito tutti.

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora