24 - QUASI

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TW: menzione di dolore e cicatrici.
TW: contenuti sessuali poco espliciti.

Remus iniziò a farsi così tante paranoie quando la risposta di Padfoot tardò ad arrivare. Poteva essere stato solamente un caso, Padfoot poteva aver avuto da fare, o poteva... e se non volesse più ricordare l'ultima sera? Poteva essere ritenuto ciò che era successo tra i due, Remus ne era consapevole, ma sperava che per Padfoot non contasse.

Era sera, e Remus andò in biblioteca a riportare alcuni libri che aveva preso in prestito. Dalla strada dalla biblioteca al suo dormitorio, provò una strana sensazione, come se qualcuno lo seguisse, ma nessuno era lì.

A Remus non importò molto, in realtà. La sua testa era altrove. Remus non voleva tornare a quel periodo in cui aspettava con ansia le risposte del suo amico e queste non arrivavano, era stanco di sentirsi così debole e dipendente.

Tra un pensiero e l'altro, Remus pronunciò la parola d'ordine per entrare nel dipinto e si recò presso il suo dormitorio.

Aperta la porta, però, non fu difficile accorgersi che James e Peter avevano smesso di parlare non appena Remus mise piede in camera. Poi lo avevano guardato, scambiandosi poi tra loro un secondo sguardo.

Remus sentì una fitta al petto. L'imbarazzo dentro generatosi dalla sua esclusione non lo fece ragionare lucidamente, così non disse niente ai due e si andò a sistemare sul suo letto, poi si chiuse in bagno.

Da lì, iniziò a sentire dei nuovi bisbigli. Sbuffò e si sciacquò la faccia, e si guardò allo specchio: la sua espressione stanca, distrutta, gli ingrigiva il volto. Continuò a guardarsi e toccò la sua cicatrice più visibile, quella che gli attraversava praticamente tutto il volto. La toccò, ma non come faceva di solito. Lo fece con più delicatezza, quasi sfiorandola. Lo fece apposta. Remus voleva ricordare quella sensazione che probabilmente non avrebbe provato mai più, la sensazione di quando quel ragazzo gli aveva iniziato ad accarezzare così dolcemente tutto il braccio, e lo aveva fatto in un modo tanto leggero, soave, che sembrava quasi che sarebbero guariti, a quel tocco.

E Remus continuò a toccarsi il volto, come se Padfoot avesse fatto anche quello, come se l'avesse guardato, come se non ne fosse stato spaventato.

I bisbigli provenienti da fuori, tuttavia, si fecero più acuti, così Remus non poté che tornare alla realtà e accostare il suo orecchio alla porta. Strinse gli occhi e incurvò le sopracciglia, provando a sentire, cercando di concentrarsi.

"Allora parlagli."

"Dovrei."

"Perché fino ad ora non l'hai fatto?"

"Hai visto com'è... se introduco l'argomento, si irrita e poi torna ancora più sulle sue."

Remus sospirò, rilassando le palpebre, e aprì la porta del bagno.

"Moony." disse James di scatto.

"Prongs." rispose Remus, con lo sguardo rivolto verso il basso. Sapeva che era arrivato il momento di arrendersi.

"Possiamo... parlare?" domandò il primo, incerto.

"Sì." Remus inspirò e poi espirò. "Lo so, in questo periodo sono orribile." Fece qualche passo per raggiungere il suo letto, e vi si sedette.

"No, non è così..." provò a dire James.

"Ho sentito quello che avete detto."

"Non volevo intendere questo." ribatté James.

"Sono pronto a parlare." Remus disse. Era difficile, ma in realtà aveva una voglia matta di sputare tutto e confidarsi, anche se non sapeva precisamente fino a che punto sarebbe stato meglio farlo.

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora