43 - LA VERITÀ, pt.2

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Sirius si era appena alzato le maniche lasciando scoperti gli avambracci: non c'era niente. Solo cicatrici.

"Non volevo insinuarlo. Scusa." disse Remus.

"No, va bene. Avevi ragione, ho allontanato il braccio. Ecco..." anche Sirius si mise seduto. "È un riflesso. È..." sospirò. "Ci sono cose che non sai."

Fu così che Sirius iniziò a spiegare.

"I miei compagni di casa.. o meglio, alcuni dei miei compagni di casa" sospirò, "suppongono delle cose."

Remus lo guardava interessato. Nel suo sguardo c'era curiosità senza giudizio.

Sirius sospirò di nuovo, e sorrise nervosamente. "È così difficile dirlo ad alta voce. Finché ce l'ho semplicemente in testa, di essere una merda lo so solo io."

Remus poggiò una mano sulla spalla lontana di Sirius. Sirius guardò in basso.

Allora Remus sedette più vicino a Sirius, e gli avvolse la vita col braccio, accarezzandogli il fianco.

Sirius guardò sorpreso a quel gesto. Non se lo sarebbe aspettato. Era vero che nella sua testa si considerava un mostro quando pensava a certe cose, e non avrebbe mai pensato di meritarsi un trattamento simile.

"Remus..."

Remus poggiò la testa sulla spalla dell'altro, poi la rialzò. "Continua." sussurrò.

E Sirius continuò.

"La mia-" si schiarì la gola. "La mia famiglia ha provato tante volte... beh.. a farmi.."

Sembrava non riuscisse a dirlo. Remus lo guardò negli occhi, e Sirius non poté distogliere lo sguardo, così si concentrò.

"...a farmi marchiare." disse. Probabilmente Remus se lo aspettava, poiché non ebbe alcuna reazione improvvisa. Ne fu felice.

"Ma non glie l'ho mai permesso. Perché il marchio è una scelta, nessuno può costringerti fisicamente a farlo. Però ci hanno provato." spuntò di nuovo quel sorrisetto nervoso. "Ci hanno veramente provato, nonostante la mia non volontà. Mi hanno... beh, questo non importa."

"Sì che importa." disse Remus.

Sirius sospirò, raccogliendo tutto il coraggio che gli sarebbe servito per dirlo.

"Sono stato torturato per questo."

Remus sussultò debolmente.

"Scusa, non l'avevo mai detto a nessuno, mi fa sentire pesante."

Remus non aprì bocca, ma gli strinse meglio il fianco. E Sirius sentì la sua presenza, e tirò un sospiro di sollievo.
Proseguì.

"Però... tutti qui, a scuola, credono che abbia il marchio. Intendo.. tutti quelli della mia casa. Per loro è un dato di fatto. Insomma, sono un Black. Chi più di me non dovrebbe avere l'onore di riceverlo quanto prima?" il tono di Sirius era isterico.

"Quindi.. ecco. Se prima ho ritratto il braccio così all'improvviso, è perché nessuno deve sapere che non ho il marchio."

"Oh.." respirò Remus. "Perché devono credere che.. che tu ce l'abbia?"

"Perché dar modo che scoprano la verità sarebbe un disonore. A me non importa, ma importa a loro. E finirei in guai seri, se questo accadesse."

"È.. fa schifo, cazzo." commentò Remus.

Sirius ridacchiò istericamente. "Già."

Remus avvicinò il volto al suo. "Pads."

"Moony." Sirius rispose. Nonostante l'estrema vicinanza, si guardavano negli occhi. Remus fissava i penetranti occhi azzurri di Padfoot, e Sirius guardava i suoi.

"Non sentirti mai una merda per questo." disse Remus. "Quello che ti hanno fatto non ti rende una cattiva persona."

A Sirius bastò sporgere le labbra di pochissimo per baciarlo. Non fu un bacio come gli altri. Fu un bacio umido, bagnato di lacrime, un bacio disperato.

Raramente Sirius, dall'esterno, sembrava una persona fragile. Sembrava un ragazzo tutto d'un pezzo, sicuro di sé, poco accomodante.

Ma Remus l'aveva conosciuto nei bagni della sua casa, e la prima cosa che aveva sentito davvero di lui era stato il suo pianto.

Così, in quel bacio, Remus lo strinse in un abbraccio. Con una mano gli accarezzò dolcemente la testa, e si staccò dalle sue labbra.

"Padfoot, è tutto okay." sussurrò.

Le lacrime di Sirius continuavano a scendere nel buio, mentre lui cercava di non far sentire i gemiti.

"Padfoot. Puoi piangere." gli disse ancora Remus.

Pian piano, i suoi singhiozzi si fecero sempre più sonori. Provò a parlare: "Non ne ho mai parlato a voce alta. E nessuno mi ha mai detto quello che mi hai detto tu."

L'abbraccio da parte di Sirius si fece più stretto. "Sono patetico. Scusa."

"Assolutamente no." rispose, subito, Remus. "Ti prego, tira fuori tutto. Okay?"

Sirius annuì, mentre continuava a singhiozzare e a passarsi le mani sul volto per asciugarsi le lacrime, anche se era inutile, poiché continuavano a cadere.

Remus continuava ad accarezzargli la testa, disegnava dei cerchi fra i suoi capelli che sembravano confortarlo davvero, mentre utilizzava l'altra mano per accarezzare dolcemente la nuca e la parte alta della schiena e delle spalle.

"Grazie, Remus."

"Nessun problema." Remus sorrise, anche se Sirius non poteva vederlo.

"Sono così fortunato solo per poterti parlare." disse Sirius.

"Quello fortunato qui sono io." espresse Remus.

"Cosa c'è di così bello nel conoscermi?" Sirius ridacchiò tra le lacrime.

"Non è che se tu non vedi quel che c'è di bello in te, non possano vederlo gli altri."

Sirius si staccò dall'abbraccio per guardarlo negli occhi, ma poi si vergognò della sua faccia, che doveva essere tutta rossa e bagnata, e in effetti lo era. Fece il possibile per asciugarsi le lacrime. "Dio, sono un disastro."

Remus sorrise. "No, non lo sei. È quello che sto cercando di dirti."

"Di cosa..." Sirius, adesso, tentò di cambiare discorso. "Di cosa volevi parlarmi?"

"Oh. Beh.. ne abbiamo già parlato, quindi.."

"Volevi parlarmi di questo?"

"Sì.. volevo chiedertelo, sai. Perché non ne avevamo mai.. ecco.. parlato davvero."

"No, infatti. Lo capisco. Meritavi di sapere di più. Immagino quanto possa sembrare rischiosa tutta storia.. in effetti, lo è."

"Non mi interessa, Pads."

"Cosa?"

"Non me ne frega un cazzo. Se deve essere un rischio, sono felice di correrlo."

Sirius sorrise. "È davvero così importante per te?" Non sembrava più il solito Padfoot aka Sirius Black sadico, flirty, sicuro di sé. In quel momento, non sembrava altro che un essere piccolissimo, un bambino che aveva solo bisogno d'amore.

"Beh, d'altronde sei solo uno sconosciuto." Remus sorrise.

Sirius, che si trovava in ginocchio davanti a Remus, alzò le cosce per rendersi più alto e si chinò in avanti.

"Incredibile quante cose permetti di fare agli sconosciuti."

"Tipo cosa?" Remus stette al gioco.

"Tipo.." Sirius si chinò ancora di più e lo baciò.

Ciao ragazzə!!
Scusate se chiudo in questo modo, ma davvero mi manca il tempo, mentre vorrei stare qui  a scrivere.
Tra pochi giorni avrò l'ultimo esame della sessione, quindi poi probabilmente aggiornerò più spesso ora che inizia febbraio. Era solo per farvelo sapere.
Volevo, oltretutto, ringraziarvi per tutti i complimenti e i commenti che mi state lasciando. Sono felice che vi stia piacendo questa storia. Spero rimaniate con me fino alla fine.
Baci!!

LETTERE ANONIME ~ Sirius Black & Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora