Prologo

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Erano gli anni ’50 quando la cittadina di Londra straripava di pettegolezzi ricercati.

Gli stessi pettegolezzi che, a quel tempo, la gente bramava di sapere come fossero cacciatori insaziabili. Come se dovessero inghiottire a tutti i costi ogni piccola informazione nei meandri delle loro menti.
Del resto, si viveva di quello se volevi dare una dose eccitante alle tue giornate.

Ma chi era l'artefice di quel disastro? Perché ciascuno sapeva ciò che non doveva sapere?

Sarebbe stato plausibile dare la colpa a qualche fuori di sé a passeggio, che biascicava storie senza senso. Ma in realtà non potevano che essere le ricche famiglie la causa. Le famiglie che, tra tavolate futili e noiose, utilizzavano argomenti mai sentiti prima soltanto per rendere la loro parlantina un piatto saporito di notizie.

E chi non ascoltava quei membri di alto ceto che potevano permettersi denaro a palate?

Da quella che ne era diventata la fonte, le maldicenze schizzavano via dalle porte di abitazioni costose, per andare a insinuarsi nelle orecchie di passanti e di conseguenza nei ricevitori di rosse cabine telefoniche.

Mentre trascorrevano le giornate, si era vogliosi di scoprire altri dettagli, di ascoltare di nascosto i battibecchi di chi era fermamente sicuro di sapere la verità e chi riteneva fosse una menzogna.

Le conversazioni cambiavano, eppure erano sempre le stesse.

Così, gli abitanti si cullavano sulle vecchie convinzioni e continuavano ad aprire le loro bocche, paragonabili a cascate spruzzanti di parole, per poter specificare ancor di più ciò che in passato si era detto.

Ma l'argomento era e sarebbe rimasto uguale per un tempo interminabile.

E l'oggetto di esso era una semplice, o quasi, villa stanziata in un angolo di strada poco frequentato, da cui si poteva osservare il panorama di Londra e la continuità delle edificazioni a schiera lungo i quartieri più conosciuti.

Con le generazioni a venire, le persone trovarono quel poco coraggio da camminare accanto la villa per estrapolare nuovi commenti in seguito. Certamente osavano piazzarsi a debita distanza dal cancello in ferro battuto, che incuteva timore più di ogni altra cosa.
Da quest'ultimo, incastonato tra una siepe dal fogliame ribelle e l'altra, si riuscivano a scorgere le caratteristiche delle mura a tratti crepate e i bordi macchiati delle finestre, dalla quale proveniva internamente una fioca luce.

Sapevano chi abitava lì dentro, ma nonostante questo evitavano di dare voce ai loro pensieri.
Il timore di essere protagonisti di una malaugurata situazione riusciva a stringere le loro viscere.

E benché, negli anni ’60, quella donna era morta da un pezzo, avevano la costante paura che la sua indole assassina (o almeno era quello che credevano avesse) potesse essere stata tramandata nel sangue della figlia.

Una ragazza che, sempre a detta loro, era cresciuta senza una figura paterna per colpa della madre, che ne ritenevano fosse il carnefice, e con le idee contorte di lei che l'aveva concepita.

Anche se la vita della ragazza, ormai donna, prese una piega diversa con un marito e un piccolo fagotto tra le braccia, ancora oggi, nel corso degli anni ’80, si raccontano estratti di storia quasi diventata trasparente riguardanti la nostra famiglia.

Le solite dicerie di un tempo, che non finiranno in una buona conclusione.

Annoyed Grey Eyes | Draco Malfoy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora