Capitolo 4

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Caleb

Confronto.

Una volta uscita da quella sala, Althea non mi ha staccato gli occhi di dosso nemmeno per un attimo.

Cercava un contatto con me, non tanto fisico quanto mentale.

<<Ho bisogno di camminare...- saltella sul posto, sembra quasi tremare -...Ti prego.>>

<<Andiamo...ti accompagno.- le dico ed usciamo prontamente dal palazzo, passiamo per uno dei prati dove avviene la selezione delle reclute, al momento è terribilmente deserto. -Stai bene?>> le chiedo, cercando di capire quello che il re può averle detto.

<<E se non funziona?- sbotta, voltandosi di scatto e facendomi fare un saltello indietro. Devo ancora abituarmi a queste sue reazioni improvvise -Se non domo la luce? Se Nehet non mi vuole parlare, non vuole farmi vedere la mappa?>>

<<Okay, stai andando nel pallone.>>

<<Sto andando nel pallone? No, caro mio, ci sono già nel pallone.- mi guarda con gli occhi sgranati -Tu, invece, sei la persona più rilassata del mondo e questo mi manda fuori di testa.>> sospira, scuote il capo ed abbassa la testa. Posa lo sguardo sui suoi interessantissimi piedi.

<<Sono calmo perché credo nel gruppo che abbiamo costruito.- le poso una mano sulla spalla e lei alza i suoi occhioni color cielo su di me -E so che ci credi anche tu.>>

<<Infatti, io ci credo nelle capacità degli altri, è nelle mie che non ripongo fiducia.>> trattengo una risata.

<<Respira, Althea..- provo a rincuorarla. -Prima ti ho sentita rilassata, cos'è successo ora?>>

<<Ho parlato con Alita...non mi ero resa conto...che stupida.>> le afferro le spalle, lei porta di nuovo i suoi occhi su di me.

<<Althea, fermati..- gli occhi di Althea sono come quelli dei bambini, nel senso che si riempiono di lacrime ad una velocità inumana. -Cosa ti ha detto per farti scatenare questa reazione?- si morde il labbro e distoglie lo sguardo, quasi vergognandosi delle parole che sta per pronunciare, dei sentimenti che prova -Qualunque cosa mi dirai resterà qui. In passato, ho sbagliato a giudicare, ma quell'uomo non esiste più.>>

<<Mi ha detto che rappresento una rivoluzione...>> aggrotto le sopracciglia, sono confuso, parecchio confuso.

<<Lo sapevamo...sei la prima donna che milita nell'esercito.>>

<<E se le deludessi...Alita mi ha detto che sulle mie spalle c'è il peso di tutte quelle donne a cui non è permesso lavorare, viaggiare...c'è la speranza che io possa cambiare le cose.>> addolcisco lo sguardo e sorrido.

<<Inizio a capire..- riprendiamo a calpestare i ciuffi erbosi del prato meticolosamente tagliato. -..hai paura di tradire la loro fiducia.>>

<<No...no caro mio io non ho paura di tradire la loro fiducia...ne ho l'assoluta certezza.- trattengo una risata, beccandomi un'occhiataccia in risposta -Non è divertente...io sono terrorizzata e tu ridi..>> sospira.

<<Ti ricordi perché sei entrata nella guardia del re?>>

<<Per ritrovare mio fratello...ma allora non avevo l'aspettativa di nessuno addosso.>> mi fermo di nuovo e lei fa lo stesso a pochi passi da me.

<<Non è vero, avevi l'aspettativa della persona più importante e più critica che io conosca...tu. Quando sei entrata nel corpo di guardia, tra i candidati  dell'addestramento, avevi una spinta diversa.>>

<<Cioè?>> chiede, ho catturato la sua attenzione e quelle lacrime salate stanno rientrando.

<<A differenza degli altri tu sapevi di farcela. All'inizio pensavo che fosse spavalderia, invece tu sai perfettamente cosa sei in grado di fare, lo metti in pratica e ci riesci anche molto bene. Peccato che spesso ne dubiti.>>

<<Deludere me stessa non è una gran novità...ma contrariare qualcun altro..>> ed ecco che tornano i lacrimoni.

<<La prima volta che ho partecipato ad un combattimento avevo sei anni, ero entrato da poco nei Sirase e dovevano capire a che livello ero.- porto le mani nelle tasche, sta facendo buio e la temperatura scende. -Avevo sei anni e non avevo mai fatto del male a qualcuno volontariamente, ma a loro non importava nulla. 'Sirase si nasce'. Questo sostenevano.- abbasso lo sguardo e mi siedo ai piedi di una vecchia quercia -Una volta là sopra a quel tappeto, sotto gli occhi di tutti, ero terrorizzato dal deludere le aspettative di Sarin.>>

<<Eri un bambino..>> mi rincuora lei, sedendosi di fianco a me, il suo calore mi ristora immediatamente e mi incoraggia ad andare avanti nel racconto.

<<Quel giorno avevo paura, tanta. Mi ricordo che le ginocchia non tenevano, mi tremavano le gambe ad ogni passo. Poi sono salito là sopra, i piedi scalzi sul tappeto ruvido, e davanti a me uno che era già stato allenato. Io ero un bambino, lui un ragazzo.- cerco di ricordarmi i suoi lineamenti, eppure nella mia testa non c'è alcun viso, nessuna espressione, ma solo quel corpo possente di fronte al mio ossuto -Dopo il saluto iniziale ho messo in pratica quel poco che avevo visto dai ragazzi più grandi.>>

<<E l'hai messo al tappeto?>> chiede speranzosa ed io sorrido.

<<No Althea, ne ho prese che la metà sarebbero bastate per far scappar via chiunque.- trattengo una risata -Ho visto l'espressione di Sarin, il viso affilato, nemmeno la traccia di un sorriso, di un briciolo di conforto, nulla. Ero convinto di averla delusa, mi sono allenato, sono migliorato e dopo un anno c'è stato un altro combattimento, lo stesso ragazzo e stavolta l'ho buttato giù.>>

<<Sarin sarà stata orgogliosa di te.>> sorrido di amarezza.

<<Quel giorno ho riguardato Sarin, ero trionfante, felicissimo di ciò che avevo appena fatto. Ma vendendo la sua espressione ho capito una cosa...A Sarin non è mai importato davvero di noi, eravamo carne da macello, e quei pochi che entravano nelle sue grazie erano merce di scambio. Da lì ho iniziato a capire che c'era solo una persona che non dovevo deludere, ed ero io. Ero l'unico a cui importava davvero qualcosa di me.- poso lo sguardo su di lei, le labbra leggermente schiuse, il viso colmo di una dolcezza che non mi era mai stata rivolta. -Quindi, Althea, non preoccuparti di ciò che pensano gli altri, se sei qui, di fronte a me, con quella divisa addosso è perché non hai deluso te stessa e ci hai creduto fino infondo. Questo è l'importante.>>

Le sue braccia si cingono dietro al mio collo, azzera le distanze tra noi, stringendomi in un abbraccio che mi lascia inizialmente stupito.

È come quello di una bambina che non vede suo padre da tanto tempo, come quello che fino ad ora le ho visto riservare solo a suo fratello.

Mi sento lusingato e fiero di essere riuscito ad avere la sua fiducia, anche se spesso mi sembra di non meritarla.

<<Non dirlo più.>> mi dice con le labbra a pochi centimetri dal mio collo, il suo respiro caldo ed umido che mi solletica la pelle.

<<Cosa?>> le chiedo.

<<Che sei l'unico a cui importa qualcosa di te, perché non è vero...a me importa di te.>> la stringo a me e la faccio sedere sulle mie gambe.

Ora è avvinghiata a me in stile koala sull'eucalipto.

<<Anche a me di te.>>


Spazio autrice:

Salve bella gente!

Primo momento di sconforto per la protagonista, l'ansia c'è, la pressione è tanta e ci saranno dei momenti di crisi un po' per tutti.

Voi come state? Che ne pensate del racconto di Caleb?

In questo secondo racconto scopriremo tante sfaccettature di Caleb e degli altri protagonisti che nel primo volume non sono stati analizzati più di tanto.

Vi mando un abbraccio,

al prossimo venerdì,

Belle

La guardia del re - 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora