Capitolo 37

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Althea

Quando, dopo quattro ore di corsa, riesco finalmente a raggiungere Alec, lo trovo rannicchiato a terra, svenuto e compio l'unica azione che c'è da fare.

Shahd mi aiuta a caricarlo sulla schiena ed insieme lo riportiamo alla casa. La fortuna di quando ti occupi di un mutaforma principianti è che non hanno il senso dell'orientamento, per questo corrono in tondo per ore.

Sono prevedibili e facili da rincorrere se hai fiato.

Sul portico c'è Caleb ad aspettarci, appoggiato con la testa ad una delle colonne, Clark di fianco a lui prende su mio fratello, mentre io riprendo le mie sembianze umane.

Sono stanca, praticamente sfinita dalla corsa che mi ha fatto fare Alec.

Lo portiamo dentro e lo lasciamo su un letto pulito. Ben lontano dalla stanza di Li. 

Gli accarezzo la fronte spostando qualche ricciolino ribelle, e lo copro con delle lenzuola pulite. Odorano di buono, come il bucato che faceva la mamma. 

'Ho paura' è da prima che lo sento. Due parole che mi fanno stringere il cuore. 

Mio fratello è sempre stato l'uomo che agiva, e solo due volte l'ho sentito dire che aveva paura, prima di oggi. 

La prima è stata quando papà è rimasto ferito ed ha passato due giorni in coma, finchè non sono entrata in azione io. 

La seconda nella foresta di Linton, un luogo famoso per non metterti a tuo agio. 

Ed ora, mentre lo guardo inerme nel letto e lo sento sussurrare mentalmente quella frase, l'unica cosa che provo è il senso di colpa.

Shahd e Clark vanno a dormire, mentre io mi vado a sedere fuori. Ho bisogno di rimettere in ordine le idee, Caleb si posiziona di fianco a me.

Una presenza silenziosa e calma, l'esatto opposto di quello che sono io in questo momento. 

Le incantamenti non dominano gli elementi, nessuna è mai riuscita a dominare gli elementi. 

Eppure, in questo preciso momento, sento il fuoco che mi scoppietta nelle vene. 

Non riesco a stare ferma con le gambe, mi tremano le mani e vedo delle piccole scintille scaldarmi le dita.

<<Sono stanca...- è un'ammissione che mi costa molto, e che disintegra il silenzio che c'era tra il mio compagno e me. Un silenzio in cui mi sarei voluta rifugiare e che invece faceva ancora più male. -Sono stanca delle novità, di non sapere cosa succederà, di vedere le mie certezze sgretolarsi di fronte ai miei occhi.- annuisce al mio fianco, capendo bene la mia frustrazione -È da prima che continuo a chiedermi come ho potuto non accorgermene, mi sento in colpa per essere stata così cieca di fronte a quei segnali.>> mi prendo la testa tra le mani, passandomi le dita tra i capelli. 

<<Non è vero..>> prova lui.

<<Sì, invece, Alec ed io siamo cresciuti in simbiosi, dovevo accorgermi che qualcosa non andava...invece, ero troppo concentrata su di me per rendermene conto.>>

<<Althea, basta.- lo guardo sorpresa, è la prima volta, da quando siamo compagni, che usa un tono così perentorio con me -Hai mollato tutto per lui, hai rischiato la pelle, l'hai salvato letteralmente dalla pazzia, perché è a quello che ti porta la foresta di Linton e non gli ho mai sentito dirti grazie. Quindi se c'è qualcuno che è stato cieco, quello è lui. Althea, i tuoi poteri sono straordinari ma nemmeno tu puoi niente contro la repressione.>>

Repressione, una parola che lascia ferite al suo passaggio e ne riapre di vecchie e scarsamente cicatrizzate. Un concetto che mi ha messa davanti a scelte orribili.

La guardia del re - 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora