Capitolo 22

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Caleb

Dopo aver montato l'accampamento, la tensione che è montata tra di noi si riesce a tagliare con il coltello. Si è creata una faglia nel gruppo ed io sto cercando di capire come farla rimarginare.

Tolin ed io ci siamo scambiati una decina di parole da stamattina fino ad ora e non credo che la situazione migliorerà.

La cosa assurda è che questa faida interna si è mescolata alla calma piatta di alcuni componenti del gruppo.

Althea, per esempio, al momento, è sdraiata sul prato umido, con il capo appoggiato sopra alle mie cosce. Giocherella da dieci minuti buoni con una sfera d'ombra e luce, una notte in miniatura tutta per lei, che si rigira placida tra le dita e sembra non curarsi minimamente del contesto che la circonda.

È probabilmente la prima volta che la vedo così rilassata ed assorta nei suoi pensieri. Gli occhi azzurri con qualche screziatura più tendente al verde bosco, sono concentrati e rilassati, come i muscoli delle spalle, e perfino i suoi pensieri.

Clark, Kane, Alec e Li sono posizionati a mezzaluna intorno al fuoco, parlottano tra di loro, ma niente di serio.

Dan è guardingo, il meno rilassato nel gruppo, quello che sente di più la pressione addosso.

<<Facciamo un gioco.>> il gigante, sopra citato, si alza in piedi e tutti ci scambiamo un'occhiata tra di noi.

<<Infatti è andata benissimo l'ultima volta.>> commenta Li, con voce tagliente, scuotendo appena il capo. Althea ha spostato l'attenzione su Dan, che appartiene alla mezzaluna al di là del fuoco.

<<Perché? Cos'è successo l'ultima volta?>> chiede Alec, il quale, giustamente, non può saperlo, considerando che non era presente al momento dell'accaduto.

<<Ho confessato di essere una donna e un'incantamenti al gruppo, e Dan non mi ha parlato per qualche giorno.>>

<<Non ti ha parlato? Praticamente sembrava che ci fosse la foresta di Linton tra voi due. Tu il regno di Jupin e lui quello di Mones. Dei, come mi vengono queste...>>

<<Stronzate? Ce lo chiediamo tutti, ma da anni.>> Clark mi guarda male e mi strappa una risatina.

<<Metafore...intendevo metafore.>> mi corregge, vedo Althea sorridere.

<<Dai Dan proponi il gioco.>> lo invito io.

<<Ognuno di noi a turno racconterà una brutta figura fatta negli anni, la più divertente vince.>> sento la mia compagna annuire contro la mia coscia e lentamente, quel leggero peso, scompare.

Infatti, Althea è ora seduta di fianco a me.

<<Chi comincia?>> chiede lei, la sfera con cui giocava è sparita ed ora tutta la sua attenzione è concentrata sul gruppo.

<<Parte chi ha proposto il gioco.>> dice Tolin, così Dan si alza in tutta la sua mole ed inizia il racconto.

<<Quando avevo dodici anni ero solito andare a pescare al fiume vicino al mio villaggio. A mio padre non piaceva questa mia passione e mi nascondeva continuamente la canna da pesca per evitare che io andassi. Ma la trovavo sempre. Così, visto che questo mio passatempo non sembrava voler cessare, mio padre decise di venire con me. Ero orgogliosissimo, andavo a testa alta dappertutto ed ero intenzionato a non sbagliare niente.>>

<<Poi, che è successo?>> chiede Clark, mosso dalla stessa curiosità dei bambini, mentre Dan fa una pausa.

<<Spiegavo a mio padre tutto, come si mettevano le esche, come si posizionava l'amo, la canna sull'appoggio, tutto. Ed iniziava quasi a piacergli finché non siamo stati pronti a lanciare l'esca. E subito la mia canna si tende, inizio a tirare, tirare, tirare...era il pesce più pesante che avessi mai preso, ma alla fine scopro...- Althea a schiuso le labbra, concentrata sul racconto -Che per sbaglio l'amo si era agganciato agli stivali di mio padre e quando lui ha tirato indietro il piede per liberarsi, io sono caduto in acqua, come un allocco.>> ci lasciamo andare ad una leggera risata.

La guardia del re - 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora