Capitolo 21

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Althea

Respiro.

L'alternarsi dei movimenti respiratori. 

Sentire la gabbia toracica alzarsi ed abbassarsi a ritmo regolare era la cosa che adoravo di più da bambina. 

Perché voleva dire che era un giorno di festa, e come tutti i giorni di festa, Alec ed io ci svegliavamo nel lettone dei nostri genitori, in mezzo a mamma e papà.

Io mi svegliavo prima di tutti, come sempre, ma facevo ben attenzione a non muovermi, a non cambiare respiro, per farmi cullare qualche altro minuto da quella quiete così bella e così rara.

I giorni di festa, infatti, erano quel momento idilliaco che ci faceva sembrare una famiglia come tante altre al villaggio, e non una dove il padre va in missione rischiando l'osso del collo un giorno sì e l'altro pure, e dove la mamma piange il suo compagno ogni sera per paura che non ritorni. 

Durante quelle rare occasioni eravamo normali, e mi piaceva, una volta tanto, potermi sentire normale anche fuori dalle mura di casa mia.  

Ricordo, però, che i miei tentativi di fingermi beatamente addormentata erano completamente inutili. 

Papà, mi scopriva sempre e, quando aprivo gli occhi, lo trovavo a guardarmi divertito, un leggero velo di barba a coprirgli la mascella dai lineamenti affilati. 

Mi accarezzava i capelli lunghi con la sua mano enorme, e infine, con quei polpastrelli abili a maneggiare le finissime lame dei pugnali, dava un pizzicotto sul ponte del mio nasino, che istintivamente arricciavo. 

'Ce ne vorrà di tempo prima che riuscirai a fregarmi, luna.' me lo ripeteva sempre ed io facevo la faccia imbronciata ogni volta. Per poi saltargli addosso e farmi portare in cucina, così da non svegliare i due dormiglioni di casa. 

Mi ancoravo al suo collo e mi ricordo che avevo solo un desiderio, che esprimevo ad ogni compleanno: volevo che durasse per sempre.

Mi costringo ad aprire gli occhi, prima che il prossimo ricordo mi faccia salire il magone.

Quando compio quest'azione per distrarmi, mi accorgo che oggi c'è il petto scolpito di Caleb sotto al mio orecchio, e che i sentimenti che provo alla bocca dello stomaco sono completamente diversi a quelli che sentivo da bambina. 

Alzo appena la testa, cercando di muovermi il più piano possibile per guardarlo, ancora dormiente, ma lui, esattamente come mio padre, apre gli occhi non appena sente il mio movimento. 

<<Buongiorno...come stai oggi?>> mi chiede accarezzandomi i capelli, posa poi una mano sulla mia guancia ed io aggrotto le sopracciglia.

<<Sono svenuta di nuovo?- chiedo, ho diversi ricordi annebbiati di ciò che è successo ieri sera, ed una folata di terrore si impossessa delle mie membra -Ti prego dimmi che ha funzionato, non sono in grado di affrontare di nuovo Nehet, quell'uomo mette i brividi, sul serio.>> lo vedo sorridere.

<<Calma volpina, sì, sei svenuta...ti ho messa a letto e tuo fratello è rimasto qui per diverso tempo. Ho ipotizzato che usi la luce in maniera incontrollata, ti svuoti, per questo poi svieni.- annuisco sovrappensiero. La mia mente ha iniziato a vagare su diversi pensieri auto distruttivi, quando lui mi pizzica la punta del naso tra due dita -Ehi...No. Basta allenarsi, sei riuscita a migliorare in maniera esponenziale con le ombre. Ci riuscirai anche con la luce.- gli sorrido e annuisco. -E sì, ha funzionato.- tiro un sospiro di sollievo. Porto una mano sui suoi capelli sciolti, formano delle onde strane, sono morbidi e mi scivolano tra le dita. -A cosa pensi?>>

<<Che è la prima volta che ti tocco i capelli.- lui trattiene una risata -Che c'è?>>

<<Che sorridi come una bambina, e sei bellissima.- sento le guance scaldarsi a questo complimento -Sto pensando anche altre cose.>>

La guardia del re - 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora