Capitolo 9

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Althea

Dolore.

Negli anni di bullismo e allenamento ho imparato a sopportare il dolore fisico.

Controllavo le espressioni e contenevo ogni fitta. Non volevo dargli la soddisfazione di vedermi stanca, appesantita o avvilita.

Ad un certo punto ho iniziato a controllare anche il dolore mentale, le Alte provavano a distruggermi ogni volta ed io tornavo più forte di prima. Kira sosteneva che non c'è niente di più forte del controllo mentale. 

Il nostro cervello, infatti, è capace di compiere imprese assurde, e se noi lo controlliamo davvero, il gioco è fatto.

Adesso, però, mentre stringo la lettera di mio padre tra le mani, sto scoprendo un nuovo tipo di dolore. 

È dato dall'assenza e dalla rabbia. Il prodotto di anni passati a ragionare sull'accaduto e sulla consapevolezza di non poter fare niente.

Non mi ero mai resa conto di quanto fossi incazzata per non aver potuto fare nulla per cambiare il corso degli eventi.

Alec ha tentato invano di consolarmi e quando anche Caleb voleva dire la sua ho fatto l'unica cosa che potesse darmi un po' di respiro. 

L'unica cosa che mi avrebbe permesso di stare da sola per un po'.

Ho chiuso il legame.

Non è giusto fargli vivere questo dolore.

Non è giusto, ma soprattutto non voglio condividerlo. Egoisticamente, voglio sentire addosso questa sofferenza, toccarla di nuovo e viverla da sola.

Anche ora che ci siamo fermati, cerco di tenermi lontana dal gruppo, isolandomi spero di poter guarire, invece sento la ferita sempre più profonda. 

Percepisco la carne aprirsi e quelle fitte farsi largo tra la pelle, i muscoli e le ossa. Il dolore mentale che si unisce a qualcosa di fisico, e la combo diventa micidiale.

Gli altri hanno capito che oggi non è la giornata giusta per me, che per una volta non sarò in grado di aiutarli e sostenerli come ci si aspetta che io faccia. 

Ma questo non impedisce loro di lanciarmi delle occhiate fugaci, per carpire qualche informazione in più. Sento comunque i loro pensieri, la preoccupazione, la curiosità, era dai tempi dell'addestramento che non stavo più da sola. 

Aiuto a montare l'accampamento, sono sempre stata la più veloce e stasera mi torna molto utile. Aspetto che Tolin accenda il fuoco, poi mi posiziono in disparte, per guardare le stelle e rimuginare senza sosta su quel sogno, sulla storia di Rihas e Sahir.

Mi stringo nella giacca della mia divisa, tento di chiudere il freddo fuori, anche se probabilmente è dal cuore che viene.

Purtroppo, però, una legge universale è che la curiosità vince sempre sulla paura.

Sento un tonfo di fianco a me, è leggero, tipico del guerriero che è ed anche senza voltarmi, capisco immediatamente di chi si tratta.

L'odore acre del caramello bruciato è inconfondibile e tipico di un legame spezzato.

<<Perdonami, ma oggi non ho proprio voglia di parlare.>> il moro di fianco a me sospira, passa una mano tra i capelli ricci, ma non demorde. 

<<Io sono l'ultimo figlio di sei fratelli, e sono il figlio bastardo, nato da una relazione che non doveva esserci.- schiudo le labbra per questa confessione che non mi aspettavo -Non ho mai ricevuto un abbraccio dalla donna che chiamavo madre e mio padre era uno dei comandanti più premiati tra i Sirase. Ti lascio immaginare quanto sia stato amorevole nei miei confronti- un altro respiro lento lascia le sue labbra, un modo per controllare le sue emozioni -Mi odiavano a casa mia e quelli che dovevano essere i miei fratelli, che avrebbero dovuto amarmi, mi sputavano addosso la loro cattiveria ad ogni occasione utile.>> altra pausa, lenta, controllata, accompagnata da un altro respiro.

La guardia del re - 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora