Capitolo 49

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Althea

Verità.

Avete presente quando avete la certezza di possedere la verità in mano, eppure non volerla accettare.

Ecco, io vivo così da quella confessione.

L'ergasia avrebbe potuto modificare i ricordi di quell'uomo? Assolutamente.

Avrebbe anche potuto architettare il tutto solo per creare più confusione nella mia testa? Sì.

Dentro di me però, in quello spazietto che crea il cuore in ogni contrazione, e che si schiaccia contro le costole ad ogni espansione, si è annidato un pensiero. E se fosse la verità? Se mio padre avesse davvero fatto il doppio gioco per anni?

Cosa penserei ora dell'eroe della mia infanzia e del punto di riferimento della mia intera vita? Dovrei essere incredula, arrabbiata, o forse tradita.

Mi fermo a sedermi in questa stanza così vuota e silenziosa, e guardo quello che il mio interlocutore vuole propormi, perché a quanto pare, qualcuno mi ha chiesto il permesso di entrare ed io gli ho aperto la porta.

Vedo l'ergasia, il ragazzo che è. Alita lo ha chiamato 'l'immortale' e spesso si riferisce a lui così. Forse dimentica che anche lei ed io siamo considerate "immortali" dai mortali, anche se con clausole diverse, da quelle dell'ergasia.

Alita ed io siamo nate dalle divinità, dall'alto, veniamo da un luogo definito celeste, quindi possiamo morire in duello, per mano di altri, possono avvelenarci, anche se le erbe che possono ucciderci sono poche. Una morte considerata nobile, per difendere ciò che è giusto.

L'ergasia invece viene dal basso, nasce come le Gorsac, accetta poteri che non dovrebbe possedere, quindi può morire solo per mano propria, o di qualcuno che abbia il suo stesso sangue. Basta anche una piccola parte.

Una bella fregatura.

Comunque in questo ricordo l'ergasia è giovane, poco più di un bambino e si sta esercitando di fronte ad un uomo, riconosco i lineamenti della persona che ha davanti. L'accenno di barba scura, la ruga appena accennata sulla fronte, ed il naso dritto e largo di mio padre.

Un Saul giovane, intraprendente, senza la divisa dei Sirase addosso.

Se la prima volta mi aveva infastidita e destabilizzata, ora la vicinanza tra i due, non mi sembra così assurda.

'Voglio solo parlare' dice materializzandosi di fianco a me.

'Ed io dovrei crederti?'

'Se avessi davvero voluto farti del male avrei già trovato il modo. Domani sarai al tempio, vediamoci li vicino, solo te ed io.' trattengo una risata, e scuoto il capo.

'Perché? Cos'è cambiato dalla notte del ballo?'

'Che finalmente mi hai permesso di toccarti...non l'avevi mai fatto prima.' deglutisco a fatica.

'Perché non puoi dirmelo qui?'

'Voglio che tu lo senta da sveglia, senza possibilità di annebbiarti la mente o modificarti un ricordo. È l'unica cosa che ti chiedo, sarò solo come te.'

'Non ti credo.'

'Guardami dentro Althea, non l'hai ancora fatto perché hai paura di quello che vedrai.'


<<Althea, ci sei?>> mi chiede Caleb, ed io annuisco.

<<Il tempio mi preoccupa, non me ne ero resa conto fino ad ora.- dico di fronte alla scalinata, e mi si stringe il cuore perché gli sto mentendo. -Ma non voglio lasciarvi da soli.>>

La guardia del re - 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora