capitolo 53

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Itan prese levi al volo per evitare che si facesse male, si era accasciato a terra tenendo levi appoggiato sulle sue ginocchia mentre gli accarezzava delicatamente la testa osservando attentamente ogni sua linea del volto, aveva un'espressione dolorante si vedeva che era sotto gli effetti collaterali dell'antidoto, sperava che sarebbe andato tutto bene, levi sapeva che itan non l'avesse mai usata ma nonostante tutto si fidò ingoiando quella droga chiamata antidoto, "levi arriverà il giorno in cui ti racconterò tutto dall'inizio e spero che tu possa fidarti ancora di me come in questo momento, mi manchi e mi manca il modo in cui mi chiamavi quando eri ancora un bambino" pensò itan facendo cadere qualche lacrima dal suo volto, si sentiva una merda aveva fatto soffrire in una maniera spropositata la persona a cui teneva di più ma non poteva riscattare tutti i peccati commessi poteva solamente sperare che levi ci passasse sopra ricominciando una nuova vita

-itan sei in casa?-
la voce di jessie proveniva dalla sala, itan si allarmò subito, non gli aveva mai detto che sarebbe passato e chissà che sarebbe successo se vedeva levi, doveva buttarlo fuori casa il prima possibile ma purtroppo jessie non era una persona paziente e così la porta della cucina si spalancò mostrando jessie incazzato

-dannato, ancora quel giocattolino?-
chiese jessie avvicinandosi a levi che era inerme addormentato con la testa sulle ginocchia di itan

-jessie non ti ho dato il permesso di entrare in casa, vattene subito-
rispose itan appoggiando delicatamente la testa del corvino sul pavimento ed alzandosi in piedi

-non mi interessa, sono venuto per parlarti di una questione importante e ti trovo a coccolare ed accudire un giocattolo, ti pare normale?-
chiese jessie cercando di avvicinarsi a levi ma itan glie lo impedì subito trascinandolo con la forza verso la sala

-non toccherai mai più levi e soprattutto smettila di chiamarlo giocattolino, è una persona come me e come te, non è una macchina da guerra-
rispose itan a tono lasciando andare jessie solo quando la porta della cucina fù chiusa

-sei stato tu a farlo diventare una macchina da guerra e un giocattolino, vorrei ricordartelo itan perché a quanto pare ti sei dimenticato di tutto quel che hai fatto-
continuò jessie avvicinandosi pericolosamente ad itan che non aveva più riguardi nei suoi confronti

-primo allontanati, secondo non sai nulla ne di me ne di levi, solo perché eri il vicecapo non ti da il diritto di fare l'onniscente che non sei, terzo so quel che ho fatto e ripeto tu non hai il diritto di parlarne-
disse itan cambiando notevolmente il suo sguardo e jessie indietreggiò appena continuando a fissarlo

-ero? Che succede vuoi togliermi il titolo?-
chiese jessie creando un espressione confusa sul suo volto, itan a quella domanda rise di brutto prendendo subito dopo un bel po' d'aria

-eri perché a momenti scioglierò l'associazione, quindi tu non sarai più nessuno jessie-
rispose itan lasciando jessie senza parole, non era mai successo che itan in una litigata dicesse qualcosa del genere e proprio per questo si ritrovò a credere che fosse tutto vero facendolo incazzare subito dopo

-non hai il diritto di farlo itan-
urlò jessie scagliando un pugno in pieno volto ad itan che purtroppo non riuscì a parare cadendo a terra

-sono il fondatore e come tale ho il potere e il diritto di distruggerla-
sussurrò itan alzandosi in piedi ricambiando il pugno che gli era stato dato qualche secondo prima, i due andarono avanti a menarsi per almeno un'ora, entrambi distrutti ma nessuno cedeva, non volevano perdere

-arrenditi-
sussurrò jessie troppo stanco per riuscire a continuare oltre

-mai, tu morirai qui sappilo jessie, non posso rischiare che tu prenda il possesso della società, avevo intenzione di ammazzarmi più avanti ma ora non posso aspettare-
rispose itan altrettanto stanco di sopportare il dolore dovuto alle botte prese o parate

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