capitolo 64

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Levi si risvegliò abbastanza riposato effettivamente non dormiva da molti giorni e aver chiuso un po' gli occhi li fece riprendere un po' di energie, era tutto così strano, non era mai arrivato al punto di volersi suicidare e in quel momento la vergogna di guardare in faccia itan era molto alta, sia come quella di guardare in faccia tutti i suoi amici, come avrebbe potuto mostrarsi davanti a loro come se nulla fosse? Li stava abbandonando e se non fosse stato per itan li avrebbe davvero lasciati, scacciò via quei pensieri dalla sua testa guardandosi un po' attorno, itan non era nel letto e notando che fossero le quattro del pomeriggio a levi venne un colpo, aveva dormito tantissimo.
Il mondo però sembrava aver ripreso il suo corso naturale, tutto era tornato al suo posto, si alzò a fatica dal letto, la testa li prese a girare leggermente passando subito dopo, sapeva che era dovuto al non aver mangiato nulla per tre giorni ma ciò non gli tolse la voglia di una sigaretta in quel preciso momento infatti si tolse la felpa rubandone una nera dall'armadio di itan scendendo subito dopo in cucina dove c'era una porta finestra che dava sul bosco dietro la casa di itan, quest'ultimo non lo vide da nessuna parte sbuffando leggermente "chissà dov'è" si chiese levi accendendo finalmente l'agoniata sigaretta, il primo tiro e sempre il solito, il fumo ti brucia leggermente la gola, una volta arrivato ai polmoni ti intorpidisce i sensi e la testa inizia a girare ma a levi quella sensazione non dispiaceva affatto continuando a fumare abituandosi dopo pochi tiri, fumare a stomaco vuoto non era il massimo ma in quel momento lo desiderava, era come un "sei ancora vivo, senti ancora le sensazione quindi ci sei ancora"

-levi sei sveglio?-
levi si girò guardando all'interno della cucina ma non vedendo nessuno dovette per forza urlare per farsi sentire

-sono fuori dalla cucina-
urlò levi sperando lo avesse sentito, non avrebbe avuto voglia di urlarlo di nuovo, per fortuna la speranza di levi fù accolta facendo entrare itan dalla cucina

-ciao levi, c'è anche un'altra persona con noi-
disse itan avvicinandosi al corvino che si girava a guardarlo con un sopracciglio alzato mentre fumava gli ultimi tiri

-vieni pure-
urlò itan sorridendo a levi che era ancora confuso, dalla porta della cucina entrò sua madre con un sorriso e del disagio stampato sul volto, il corvino per poco non si strozzò con la sua stessa saliva, perché itan l'aveva portata?

-perche?-
sussurrò levi troppo confuso per parlare normalmente, itan invece sorrise nascondendo una crescente risata

-abbiamo intenzione di dirti tutto, ma soprattutto lei ha intenzione di porti delle scuse come si deve e farti mangiare visto che stai fumando a stomaco vuoto-
itan spiegò il motivo smorzando poi la pesantezza del discorso con una ramanzina rivolta al corvino che sbuffò sonoramente spegnendo la sigaretta ributtandola poi nel pacchetto visto che itan non aveva un cestino

-tsk-
sibilò levi rientrando per sedersi al tavolo, i due presenti avevano capito benissimo che era un tacito accordo così la madre si mise subito in cucina mentre itan si sedette con una tazza di caffè fatto la mattina prima di uscire non aveva fatto in tempo a berlo essendo che era in ritardo e doveva andare a prendere kuchel

-allora levi, da dove vogliamo iniziare? è una storia molto lunga credo rimarremo a parlarne fino alla nostra morte-
rise itan accorgendosi dopo di aver parlato della morte, tasto dolente per il corvino in quel momento che mostro subito dopo uno sguardo nuovamente perso

-scusami rivaille-
sussurrò itan vedendo lo sguardo del corvino che scosse la testa come per dirgli di stare tranquillo

-iniziamo dall'inizio, vai in ordine cronologico-
rispose il corvino una volta risvegliatosi dai suoi pensieri

-allora...-

itan si stava avviando con suo padre al bordello di jonatan, loro vivevano alla luce del sole, avevano una bellissima villa grande contornata dal giardino e alberi che coprivano quasi tutta la casa, suo padre diceva sempre che la privacy nelle villette e quasi inesistente così aveva deciso di piantare molti alberi in modo tale da avere un po' più di riservatezza, ad itan non dispiaceva la loro vita o le loro abitudini, odiava però il vizio di suo padre, da quando ne ha ricordi suo padre lo portava sempre con lui ai bordelli o si portava a casa qualche donna da scoparsi, itan sentiva tutto ogni qualvolta suo padre faceva qualcosa e odiava dover sapere ed essere obbligato a sentire, quel giorno itan era molto più agitato di prima, sapeva della pedofilia di suo padre, molte volte ci aveva provato anche con lui ma per fortuna ritornava in sé prima di fare qualcosa di irreparabile, tornando a prima itan sapeva che quel giorno sarebbero dovuti scendere alla città sotterranea, non l'aveva mai vista ma sapeva che era un posto disgustoso dove le persone rischiavano la morte ogni giorno

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