18 Aprile 2023, Empoli
Guardai i ragazzi che ballavano ubriachi in giro per il bunker e quasi mi commossi. Gli volevo un bene impossibile da esprimere a parole, a tutti loro che mi avevano ridato una seconda vita riservavo un posto speciale nel mio cuore.
"Auguri Beatrice!" Urlò Andrea, forse per la trentesima volta, avvicinandosi a me con due bicchieri pieni di una sostanza alcolica a me sconosciuta. Me ne passò uno per poi mettermi un braccio intorno alle spalle e lasciarmi un bacio sulla tempia.
Ormai erano quasi le quattro di notte, con i ragazzi eravamo venuti qui al bunker ad aspettare la mezzanotte, fare lo sboccio e ubriacarci a merda per festeggiare i miei ventidue anni. Quindi rispettai i miei piani e bevvi ciò che mi aveva passato prima il ragazzo, nonostante fossi già più che brilla.
"Grazie amore mio!" Risposi sorridente dandogli un leggero bacio sulla guancia. La musica iniziava a farmi martellare la testa dopo tutte quelle ore, quindi forse era arrivato il momento di prendere una boccata d'aria. "Vado un attimo fuori Andre" lo avvisai sorridendo, lui annuì nonostante non avesse capito nulla sicuramente e mi lasciò andare.
Uscii fuori e mi sedetti al tavolo di legno, posandovi sopra prima il bicchiere di plastica ancora mezzo pieno e poi la mia testa. Restai qualche istante in quella posizione a riposare il cervello, fin quando una mano non si posò dolcemente sulla mia spalla così da attirare la mia attenzione.
Alzai lo sguardo trovando davanti a me Pietro che mi fissava preoccupato mentre si sedeva sulla sedia affianco alla mia. Lo studiai attentamente non potendo non notare quanto gli stesse bene la camicia che aveva scelto per questa sera. L'aveva lasciata sbottonata quasi per metà, mostrando la sua pelle inspiegabilmente abbronzata e le collane d'oro che portava.
"Tutto bene Bea?" Mi chiese senza mai staccare la mano dalla mia spalla. Feci fatica a comprendere quelle parole quasi sussurrate, l'alcol mi aveva spinto a focalizzarmi sulla forma perfetta delle sue labbra, contornate da quella leggera barba che si stava facendo crescere e che gli stava divinamente, e non su quello che stessero dicendo.
"Sì, avevo solo un po' di mal di testa" risposi non appena riuscii ad elaborare la sua domanda.
"Immagino, hai bevuto tantissimo" mi fece notare quasi con aria di rimprovero. Era sempre stato estremamente protettivo nei miei confronti.
"È il mio compleanno" mi giustificai "e poi tu non hai bevuto scusa?" Domandai quasi infastidita, sottolineando il fatto che non ero l'unica ad aver bevuto.
"Sì, sono brillo, ma non quanto te" rispose, sembrava quasi divertito dalla situazione. Tanto che mi fece scoppiare a ridere, senza un preciso motivo, e lui mi seguì a ruota.
"Ti riaccompagno a casa, meglio che ti riposi" disse il biondo e, nonostante la mia poca lucidità, riuscii a capire che non me lo stesse chiedendo. Annuii semplicemente, troppo stanca per rispondere, prima di avvicinare di nuovo la cannuccia alla bocca per prendere un altro sorso.
"E smetti bere" mi strappò il bicchiere dalle mani mentre si alzava dalla sedia. Feci un verso di disapprovazione per il suo gesto ma lui mi ignorò totalmente. "Avviso gli altri e torno, aspettami qua".
"Prendi anche la mia borsa" sbiascicai ormai distrutta dal sonno e dall'alcol. Lui annuì e sparì di nuovo dentro al bunker. Tornò qualche attimo dopo senza il bicchiere che mi aveva preso ma con la mia borsa.
"Vieni, ti aiuto" mi prese da sotto il braccio e mi diede una mano a tirarmi su e, non appena ci trovammo in una situazione stabile, iniziammo a camminare, presumibilmente verso casa mia e di Duccio, che era nettamente più vicina rispetto alla sua.
Durante il tragitto a piedi parlammo molto, ridemmo, spesso senza un apparente motivo, e io caddi un paio di volte graffiandomi leggermente le gambe. Sapevo già che l'indomani avrei avuto dei bei lividi.
Una volta sotto casa Pietro prese le chiavi dalla mia borsa, che aveva portato lui fino a qui, ed aprì il portone. Prendemmo l'ascensore nonostante abitassi al primo piano visto che fare le scale in quel momento non era la migliore delle idee.
"Sta sera sei bellissimo" dissi, avendo azzerato la mia razionalità con la vodka, non appena le porte dell'ascensore si chiusero davanti a noi.
"Grazie, anche tu. Questo vestito è uno spettacolo, si abbina perfettamente ai tuoi occhi" ricambiò il complimento, indicando il tubino di raso celeste che indossavo. Mi fece arrossire.
L'ascensore si aprì nuovamente e noi uscimmo da quel piccolo abitacolo trovandoci di fronte alla porta di casa mia, che Pietro prontamente aprì.
"Sta notte dormi qua, è tardi per tornare a casa" gli dissi io, mentre mi sfilavo gli stivali dai piedi per poi lasciarli lì all'ingresso. Ero troppo stanca per pensare alle mie manie d'ordine.
"Se non è un problema resto volentieri" rispose lui, probabilmente stanco almeno quanto me.
"Vieni" dissi iniziando a camminare, senza controllare che lui mi stesse effettivamente seguendo. Entrai in camera mia, lui fece lo stesso e si buttò sul mio letto.
"Fares, chi ti ha detto che dormirai qua?" Chiesi ironica, mentre cercavo dei vestiti di mio fratello che avrebbe potuto indossare come pigiama. Avrebbe ovviamente dormito con me, non l'avrei di certo lasciato sul divano né tantomeno in camera di Duccio: quella stanza era un porcile.
"Non posso di certo occupare la stanza di Piccolo, se dovesse tornare immagino vorrà dormire comodo nel suo letto, non sul divano" rispose semplicemente il biondo mettendosi seduto al bordo del letto, mentre mi guardava avvicinarmi a lui.
"Sappiamo entrambi che non tornerà" dissi divertita, consapevole che il giorno dopo alle quattro di pomeriggio li avremmo trovati ancora al bunker a dormire per terra, o sul divano per i più fortunati, dopo aver passato la notte in after. Come tutte le volte che si teneva una festa là.
"Una ragione in più per farmi dormire qui" rispose ovvio, con un mezzo sorriso sulle labbra, mentre posava entrambe le mani sui miei fianchi. Questo contatto mi fece rabbrividire, Pietro mi aveva sempre causato quest'effetto. Dentro di me, in una remota parte del mio cervello che ancora ragionava, ero consapevole che sarebbe stato sbagliato, una cazzata dettata dallo stato di ebrezza di entrambi però, anche e soprattutto per il mio stato di ebrezza, decisi di lasciarmi andare.
"Tu mi manderai all'inferno, Serafini" dissi sorridendo a mia volta. Lo presi per il colletto della camicia avvicinandolo a me fino a far scontrare le nostre labbra in un bacio passionale che sapeva di alcol, tabacco e pessime scelte. Mi fece sedere sopra di lui e, tra una carezza e l'altra, in poco tempo ci ritrovammo avvinghiati sul materasso, con i vestiti sul pavimento e la ragione affanculo.
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Ciao cuori!Ecco il primo capitolo di questa mia prima storia sul nostro princi (ero troppo innamorata per non farlo), spero vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito abbastanza da continuare a leggere.
Spero di riuscire a finirla prima o poi, in quanto io non sono proprio una persona costante.Fatemi sapere cosa ne pensate,
al prossimo❤️
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Back in time // Fares
FanfictionPietro e Beatrice hanno sempre avuto un rapporto complicato. Lo avevano quando si erano appena conosciuti e, due anni e mezzo dopo, la situazione non è cambiata di molto. Forse hanno più consapevolezza, ma anche più paura. Così uniti e così distanti...