47 - Fantastico piano

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11 Dicembre 2023, Empoli

Il rumore del coltello che impattava contro il tagliere, dopo aver passato la carota che Duccio stringeva con la mano sinistra, creava una strana sinfonia con il suono dell'acqua che si trovava quasi in punto di bollitura nella pentola alle sue spalle.

Quella mattina ci eravamo stranamente svegliati entrambi presto e avevamo deciso di impegnare il nostro tempo nell'ardua impresa di cucinare un pranzo fatto bene. Il menù concordato prevedeva un lussuoso primo piatto di pasta condita con un fantastico sugo che ci aveva lasciato la madre del rosso qualche giorno prima, del petto di pollo alla griglia e, come contorno, delle carote in padella - cotte con abbondante olio - delle quale si stava appunto occupando il mio amico.

"Quindi ho deciso che lo ignorerò" spiegai, raccontando al mio coinquilino la brillante tattica che avevo studiato per comprendere il mio rapporto con Pietro. Dopo aver passato decisamente troppo tempo ad interrogarmi sul perché mi sentissi strana quando si trovava nei paraggi - senza aver trovato risposta - avevo elaborato un piano per mettere a fuoco i miei pensieri.

"Scusami cosa farai tu?" Duccio si bloccò, interrompendo la sua attività, stupito dalla mia affermazione convinta. Mi guardava con tanta confusione racchiusa in quelle due iridi color smeraldo.

"Lo ignorerò, mi allontanerò da lui, cercherò di interagirci il meno possibile" gli spiegai ancora una volta, aggiungendo vari sinonimi per rendere il tutto ancora più chiaro. L'acqua intanto iniziò a bollire, quindi mi affrettai a buttare le penne e inserire i nove minuti nel timer del telefono, mentre il rosso mi parlava.

"E per quale ragione lo faresti?" Continuò con le domande, riprendendo a ritmo lento la sua attività di taglio. "Perché quel ragazzo mi confonde, ragion per cui sono convinta che standogli lontana per un po' riuscirò a schiarirmi le idee" spiegai, impegnata a girare la pasta con la cucchiarella di legno.

"Non mi convince il tuo piano" disse titubante. Potevo capire i suoi dubbi, li avevo avuti anche io, ma ormai avevo deciso. "Fidati di me. Inoltre non sarà per sempre, lo stretto necessario e poi tornerà tutto come prima" lo rassicurai. Aprì la bocca per rispondermi, ma fu interrotto dal suono del citofono.

Mi avviai verso l'ingresso con un'espressione confusa, dato che non aspettavamo visite. Portai la cornetta del citofono all'orecchio e risposi "Si?".

"Bea fammi entrare, ho bisogno di parlare con qualcuno" fu quella che alle mie orecchie arrivò quasi come una supplica. Io subito sbloccai il portone e aprii la porta di casa, aspettando il ragazzo sull'uscio.

In poco tempo lo vidi emergere dalle scale che stava salendo svogliatamente. Non aveva la sua solita allegria, nemmeno l'ombra di un sorriso sul suo volto. Sembrava scarico, cosa assurda considerato il soggetto.

"Andrea, tutto ok?" Gli domandai preoccupata, andandogli incontro. Portai le mani sulle sue spalle, cercando di instaurare un contatto visivo nonostante tenesse la testa bassa con lo sguardo sulla punta dei suoi piedi. Atteggiamento decisamente non da Faster.

"Entriamo" con questa parola il ragazzo mi superò, avviandosi all'interno di casa mia. Duccio ci aveva raggiunti sulla porta, incuriosito, e il corvino lo salutò alzando pigramente la mano puntando subito al nostro divano sul quale si lasciò sprofondare.

"No vita, vieni in cucina che stiamo cucinando" lo richiamai, sentendolo sbuffare sonoramente in risposta mentre io mi avviavo verso quella stanza. Il rosso tornò alla sua postazione di taglio mentre il corvino occupò la prima sedia libera che gli capitò a tiro. Le nostre attività culinarie ripresero nel silenzio più totale.

"Allora, vuoi dirmi cos'hai?" Lo spronai quando capii che non avesse intenzione di parlare. Lui incrociò le braccia sul tavolo, facendoci cadere la testa sopra.

Back in time // FaresDove le storie prendono vita. Scoprilo ora