63 - 'Sti cazzi

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6 Febbraio 2024, Sanremo

Aspettavo con ansia il ritorno dei ragazzi dal loro lungo giro di interviste. Tra mattina e pomeriggio credo ne avessero avute almeno sei o sette. Ovviamente, senza prendere in giro nessuno, era chiaro che li aspettassi solo per poter finalmente rivedere Pietro. Avevo avuto occasione di scambiarci due parole solo a colazione e a pranzo - cercando sempre di mantenere una certa discrezione - e qualche bacio fugace prima di vederlo uscire per parlare con gente con cui in realtà non avrebbe voluto parlare.

La sera prima, una volta tornati in hotel dalla sfilata di presentazione, ero riuscita ad intrufolarmi in camera sua senza farmi vedere da nessuno. Gli avevo fatto una serie infinita di complimenti riguardo quella pelliccia che gli stava divinamente e poi ci eravamo sdraiati sul letto, poggiati sul fianco per guardarci in faccia, a parlare.

"Mhhh... Non ho molta voglia di iniziare questa settimana di poco sonno e troppi impegni, in realtà" mi aveva confessato lui sottovoce, mentre passava delicatamente una mano sul mio braccio. Io rimasi alquanto confusa all'udire di quella affermazione.

"E cosa vorresti fare?" Avevo quindi domandato. Volevo indagare per capire cosa pensasse. Alle mie orecchie suonava come paradossale il non voler iniziare la settimana per la quale si erano preparati così a lungo.

"Beh, per esempio potrei stare chiuso qui dentro, al caldo, semplicemente a guardarti, potrei farlo anche tutto il giorno". Arrossii. Quel bastardo sapeva sempre come mettermi in imbarazzo.

"Davvero preferiresti questo al festival di Sanremo?" Cercai di nascondere il mio disagio continuando con le domande. Mi ero girata sulla schiena, così da guardare il soffitto.

"Sì, lo preferirei" asserì convinto lui. A questo punto mi aveva circondato i fianchi con un braccio, avvicinando i nostri corpi. Aveva poggiato la testa sul mio petto e con tutte le probabilità da quella posizione riusciva a sentire i miei battiti accelerati.

"Stai chiaramente delirando, vai a dormire" lo rimproverai. "Anche perché domani non starai tutto il giorno qui a guardarmi, qui di dovresti riposare" gli feci presente.

"Peccato" fu la sua risposta, che disse mentre sistemava bene il capo sul mio corpo. "Non vorrei che la realtà dei prossimi giorni possa deludere le aspettative di quelli passati". Con quella frase mi fece capire tutto, portandomi a sorridere istintivamente.

"Ti giuro che alla fine di tutto non sarai deluso da niente" lo rassicurai. Conoscevo molto bene quel timore ma ero certa al cento per cento che l'esperienza di che avrebbe vissuto non avrebbe potuto deluderlo in alcun modo. Era impossibile.

"Speriamo" fu l'ultima cosa che mi disse, prima che entrambi ci lasciammo andare al sonno.

E ora ero lì, guardandolo mentre entrava nell'atrio dell'hotel, insieme a tutti gli altri, per prepararsi alla loro prima esibizione sul palco dell'Ariston. Un sorriso a trentadue denti spuntò sul mio viso e la voglia di correre verso di lui per baciarlo fu difficile da mantenere. Furono loro a raggiungerci su quei divanetti. L'ultimo ad arrivare fu proprio Fares che, avendo trovato tutti i posti occupati si sedette vicino a me sul bracciolo del divano.

"Faster e Piccolo sono gli unici due stronzi che hanno avuto il tatuaggio gratis da Anakin!" Si lamentò il biondo, mentre Andrea e Duccio si davano il cinque.

"Facteci vedere" li incitai. Loro con molto orgoglio si scoprirono le braccia mostrandoci rispettivamente una figura nera, con diverse punte, senza una forma precisa e un cuoricino rosso. Anche non sapendolo sarebbe stato facile indovinare quale tatuaggio fosse di chi.

Il momento ricreativo durò meno del previsto, dato che arrivò subito Ghera a riportarli all'ordine: "Ragazzi iniziate a salire da Gin e Gaia, che è ora di prepararsi". I sei sbuffarono svogliatamente e, tra le immancabili lamentele, si alzarono per seguire le indicazioni del manager.

"Prima che andiamo passa da me" sussurrò Pietro prima di alzarsi, facendosi sentire solo da me. O almeno così credevo. Quando i ragazzi sparirono l'urletto estasiato di Huda mi fece intendere che anche lei avesse capito quelle parole.

"Ti prego, non dire nulla" la supplicai, alzandomi a mia volta per andare a seguire la preparazione dei miei amici. Lei alzò gli occhi al cielo e - anche se con una grande fatica, data la sua parlantina irrefrenabile - assecondò la mia richiesta non commentando l'accaduto.

Io e la ragazza con le treccine salimmo un piano di scale e raggiungemmo la camera adibita alla postazione make-up, mettendoci a chiacchierare con Gaia intanto che sistemava i volti dei ragazzi.


Come concordato in precedenza - o meglio, come mi aveva quasi imposto - prima che i ragazzi dovessero uscire per raggiungere il teatro mi diressi con la massima discrezione possibile verso la camera del biondo. Bussai delicatamente per non attirare l'attenzione di nessuno e per fortuna il ragazzo mi aprì all'istante. Io mi catapultai all'interno e lui subito richiuse la porta, avvicinandosi poi a me.

"Sei uno spettacolo vestito così" mi attaccai al colletto della sua giacca, tirandolo a me per unire le nostre labbra in un bacio che compensasse tutti quelli che non c'eravamo potuti dare durante il giorno.

"Mi sei mancata oggi" sussurò Pietro nel secondo in quale ci staccammo per riprendere fiato. Non ebbi tempo di ribattere perché mi catturò nuovamente in un bacio passionale. Facemmo un piccolo saltello per lo spavento, quando qualcuno bussò decisamente con meno delicatezza di quanta ne avevo usata io.

"Oh Fares, ti devi muovere!" La voce di Dario arrivò squillante anche da dietro la lastra di legno. In quel momento l'odio che provavo nei confronti del mio amico era inquantificabile. Aveva indubbiamente ragione, prima il dovere e poi il piacere, ma sarei voluta restare in quegli attimi di intimità per il resto della vita.

"Arrivo!" Urlò di rimando il biondo. "Giuro che lo ammazzerei" sussurrò poi vicino al mio viso, iniziando a lasciarmi una serie di baci a stampo uno dietro l'altro.

"In bocca al lupo Amore mio". Decisi di allontanarlo definitivamente, altrimenti avrebbe fatto un eccessivo ritardo, spingendolo dalle spalle.

"Crepi" mi lasciò un occhiolino e si fiondò fuori dalla stanza. Lo sentii scusarsi con il ragazzo rasato mentre si allontanavano per andare a fare le foto con gli altri prima di partire. Io restai un paio di minuti chiusa in quella stanza, sorridendo come un'imbecille.

Pietro mi aveva fatto tornare ai miei quindici anni.


La prima esibizione dei ragazzi era stata perfetta. Tutto era andato nel verso giusto. Loro erano stati pazzeschi e tutti noi sfigati non essendo parte direttamente dello staff dei Bnkr44 li stavamo aspettando in piedi sulle scale dell'hotel.

Il van dei ragazzi si fermò in mezzo al parcheggio ed il primo a scendere dal posto passeggero fu Pietro. Lo vidi, adrenalinico e sorridente, e il mio cuore fece una capriola all'indietro. Le mie gambe si mossero autonomamente verso la sua figura che a sua volta si stava avvicinando a me. Quando fummo l'uno di fronte all'altra lui mi circondò i fianchi e mi attirò a sé. Le nostre labbra si unirono e i miei piedi persero l'attrito con l'asfalto.

"Pietro, siamo davanti a tutti" sussurrai col fiato corto - tale a causa della mia frequenza cardiaca terribilmente elevata - quando tornai a contatto con il suolo. Nonostante le remore sul fatto che tutti avessero assistito al nostro bacio, non riuscivo a smettere di sorridere, esattamente come lui.

"'Sti cazzi, vedessero quanto ti amo". Mi tirò di nuovo a sé, approfondendo il bacio che prima era stato un semplice bacio a stampo. Quella bolla nella quale ci eravamo chiusi fu spezzata dal coro di urla che si levò intorno a noi, il quale ci costrinse a separarci. Mi guardai intorno trovando almeno una ventina di persone a fare il tifo per noi. Tifo che, ovviamente, era partito da Andrea Locci, casinista certificato e capo ultrà del gruppo. Noi due scoppiammo a ridere, data l'assurdità della scena.

"Ragazzi, io e Bebe vi dobbiamo dire una cosa..." Fares si grattò la nuca imbarazzato. Tuttavia io decisi che non fosse proprio il momento adatto quindi lo interruppi. "Ma ora festeggiate!"

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Capitolo sei-tre

Dolcissimo. Sono certa che apprezzerete.

Ora lo sanno tutti, finalmente! È di dominio pubblico. È ufficiale. È una roba seria. Contente? Io personalmente sì. Anche perché il capitolo mi piace. Quindi very good.
Pat pat sulla spalla per me.

Oggi non ho molto da dire, quindi lascio la parola a voi.

Fatemi sapere cosa ne pensate,
al prossimo❤️

Back in time // FaresDove le storie prendono vita. Scoprilo ora