15 Gennaio 2024, Empoli
Arrivai al bunker con il fiatone. Quando Faster aveva mandato sul gruppo quel selfie con Jack, Caph e Pino D'Angiò, mi ero subito precipitata lì volendo conoscere anche io quella leggenda. Bussai ripetitivamente in attesa che qualcuno - che poi si rivelò essere Ginevra - mi venisse ad aprire.
Quando la mia strada si trovò priva di ostacoli, feci una violenta irruzione nello scantinato, trovando tutti i ragazzi spalmati su divani e poltrone. E poi lo vidi. Con un sorrisone a trentadue denti mi avvicinai a lui, impaziente di conoscerlo.
"Salve, Pino. Io sono Beatrice, piacere di conoscerla" mi presentai cordiale, porgendogli la mano in attesa che me la stringesse. Lui però, inaspettatamente, prese la mia mano con delicatezza, avvicinandosela al viso e sfiorandomi il dorso con le labbra per compiere un elegantissimo baciamano.
"Piacere mio Beatrice, ma dammi del tu: non sono mica così vecchio" mi riprese scherzoso lui, facendomi sorridere sia per il gesto che per la frase. Io annuii, annotando mentalmente la sua richiesta. "Comunque siete proprio fortunati, ci sono solo ragazze bellissime, qua" disse lusinghiero rivolgendosi e io quasi mi imbarazzai.
"È vero Pino, sono tutte bellissime" Andrea gli diede ragione, lasciandogli una pacca sulla spalla forse troppo forte considerata l'età dell'uomo.
"E tu, fesso, manco una" lo prese in giro il più grande, facendo scatenare una risata generale nella stanza. Paradossalmente, Pino calzava a pennello all'interno del bunker. Io pensavo avrebbe stonato un po' tra i ragazzi, eppure sembrava proprio a suo agio.
"Ne ho anche troppe, Pino" rispose a tono il corvino, alimentando la risata generale.
"E tu?" Si rivolse nuovamente a me. "Ce l'hai il fidanzato?" Mi chiese, inaspettatamente. Stavo iniziando a capire meglio che tipo fosse.
"No, no assolutamente. Sono liberissima Pino" gli schiacciai un occhiolino, sfoderando anche io la carta dell'ironia. I ragazzi risero nuovamente per poi zittirsi quando l'uomo prese parola.
"Certo che questi amici tuoi sono proprio stupidi. Hanno una bellezza come te e non colgono l'occasione" rimproverò i ragazzi e io quasi mi sentii arrossire per tutti i complimenti che mi riservava.
"L'occasione l'ha colta Fares" parlò Andrea, ovviamente, indicando il biondino che aveva la mia stessa espressione spiazzata. "Ma non è finita bene" spiegò il corvino, facendo crescere in me sempre di più la voglia di strangolarlo. Non che non se ne potesse parlare, ma neanche a sbandierarlo così. Soprattutto in un periodo confusionario come quello che stavo vivendo, non era di certo la cosa migliore.
"Però sareste una bella coppia, eh" commentò Pino, facendomi distogliere lo sguardo dalle iridi sconvolte di Pietro. Non l'aveva detto davvero. Il silenzio durò poco dato che Jack, mio eterno salvatore, decise di cambiare argomento.
"Chi viene a fare merenda con me?" Chiese, senza alcun nesso logico con il discorso principale. La proposta fu subito accettata dalla maggior parte di noi, che ci spostammo subito in cucina per cercare qualcosa da mangiare.
Masticavo una barretta di cui non sapevo minimamente gli ingredienti, trovata in uno scaffale che la conteneva da chissà quanto, guardando da lontano Dario e Jacopo che parlavano con Pino. Il riccio stava chiedendo consigli per rimorchiare al più grande, che se la rideva mentre tirava fuori qualche aneddoto che sarebbe dovuto essere istruttivo.
Divertita dalla scena, presi un bicchiere e una bottiglia d'acqua dal frigo, assetata, e nel mentre vidi Pino avvicinarsi a me, con il suo solito sorriso solare stampato in volto.
"Vuoi un bicchiere d'acqua?" Gli offrii. Non appena ricevetti una risposta affermativa, versai in un bicchiere di plastica quel liquido vitale, per poi passarglielo. Lui mi ringraziò con un sorriso, bevve e poi iniziò una conversazione inaspettata.
"Sei troppo bella per soffrire, tu" fu la sua frase d'esordio, alquanto criptica.
"Tutti soffriamo, Pino" risposi noncurante, scrollando le spalle. Non sapevo dove sarebbe voluto arrivare con quella conversazione, ma certamente avrei voluto scoprirlo.
"Anche lui, vi basterebbe parlare" spettò proprio al cantante darmi questa delucidazione, facendomi intendere quale sarebbe stato il focus di quella conversazione. Io per poco non mi strozzai e - sentendomi in colpa subito dopo - ringraziai che non avesse proprio una voce squillante. Mi guardai in torno come per capire se qualcuno avesse sentito e, non appena notai che nessuno si stava interessando alla nostra conversazione, tornai con lo sguardo sul mio interlocutore.
"Non credo mi voglia parlare, l'ho fatto arrabbiare davvero" confessai, posando il mio bicchiere d'acqua ancora pieno sul tavolo affianco a noi. La mia gola era completamente secca, ma il mio stomaco chiuso. Qualsiasi cosa avessi immesso sarebbe uscito nuovamente fuori nel giro di poco tempo.
"La rabbia non sarà mai più forte dell'amore" Pino tirò fuori questa perla di saggezza, tipica degli uomini della sua età.
"Che parolone, non starai mica esagerando?" Cercai di dissuaderlo con una leggera risata nervosa, chiaramente fallendo nel mio intento.
"Io ve lo leggo negli occhi che siete innamorati, fidati di un vecchio saggio" disse con il tono di chi la sa lunga, prima di allontanarsi decidendo che la discussione si sarebbe conclusa lì. L'uomo mi aveva lasciato più iterrogativi di quanti già non ne avessi prima.
"Allora? Che ne pensi del maestro?" La voce di Duccio mi arrivò alle spalle, mentre il suo braccio mi circondava il collo.
"Sembra un tipo saggio, oltre che un cazzone" osservai, ovviamente senza alcun intento offensivo. Il mio era un gran complimento. Nel frattempo non riuscivo a smettere di pensare che se ciò che aveva detto fosse stato vero, forse mi stavo perdendo una grande possibilità. Quella di essere felice.
Il mio amico scoppiò a ridere. "Sì, direi che la descrizione è perfetta" concordò il rosso, portando il suo sguardo sognante sull'uomo che li avrebbe accompagnati in quella che probabilmente è la serata del festival preferita dagli italiani.
Non appena Pino aveva confermato la sua partecipazione e Ghera aveva dato l'ufficialità ai ragazzi sul gruppo che avevano su Whatsapp, Duccio era corso in camera mia, quasi sfondando la porta. L'entusiasmo di portare sul palco una leggenda di quel calibro - per loro che erano pressoché sconosciuti in relazione al pubblico di Sanremo - era incontrollabile. Mi era praticamente saltato addosso, distraendomi dall'interno del mio armadio che stavo fissando da una decina di minuti in cerca di qualcosa da indossare.
Dopo la bella notizia misi la prima cosa che mi capitò sotto mano e, insieme al mio migliore amico, mi diressi in fretta e furia al bunker. C'era aria di festa e bottiglie stappate nonostante fosse da poco passata l'ora di pranzo. I ragazzi erano tutti euforici e io non potevo dargli torto in alcun modo.
Sarebbero andati a Sanremo, e lo avrebbero fatto con la benedizione di un pezzo di storia della musica italiana. E proprio quel pezzo di storia aveva smosso qualcosa in me, con un paio di frasi.
Avrei dovuto architettare qualcosa per farmi perdonare da Pietro.
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Cinquantacinque!Capitolo forse breve e con un finale un po' così. Però abbiamo un importantissimo special guest che ha deciso di mettere lo zampino in questa storia. Chissà se è effettivamente riuscito a smuovere qualcosa dentro Bea.
Comunque, visto che sono cattiva, vi avviso già che il prossimo è un capitolo importantissimo, oltre che a parer mio molto bello. Tenetevi pronti, vi piacerà.
In tanto, fatemi sapere cosa ne pensate di questo.
Al prossimo❤️
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Back in time // Fares
FanfictionPietro e Beatrice hanno sempre avuto un rapporto complicato. Lo avevano quando si erano appena conosciuti e, due anni e mezzo dopo, la situazione non è cambiata di molto. Forse hanno più consapevolezza, ma anche più paura. Così uniti e così distanti...