4 Gennaio 2024, Empoli
La chioma platinata mi solleticava il collo, mentre il peso della testa di Marco gravava sulla mia spalla. Tenevo la sua mano sinistra tra le mie, giocando con le sue dita per distrarmi dai miei pensieri. Il silenzio ci avvolgeva da un paio di minuti, durante i quali i singhiozzi del mio pianto si erano affievoliti fino a svanire del tutto.
Quel pomeriggio gli avevo telefonato in lacrime, chiedendogli se potessi raggiungerlo a casa sua il prima possibile. Non appena ricevetti la conferma, corsi e, una volta arrivata da lui, ero pressoché calma. Ma non appena iniziai a raccontare cosa era successo scoppiai di nuovo, di fronte a lui. Tutto questo per "colpa" di una strofa. Una singola strofa che avevo deciso di riascoltare, dopo mesi che non lo facevo, per autoinfliggermi questo male. Nero mascara, come la prima volta, era riuscita a distruggermi. Per questo avevo chiamato il platinato: per sfogarmi e ricevere un giudizio che fosse imparziale. Duccio, a prescindere, mi avrebbe detto di seguire il cuore. Ma neanche io sapevo cosa diceva il mio cuore, quindi sarebbe stato inutile. Huda e Andrea, essendo i capi ultrà del nostro fan club, avrebbero spinto sicuramente verso una direzione ben precisa che comprendeva una relazione tra me e il biondo.
"Ora posso dirti cosa penso?" Prese parola Marco, sollevando la testa dalla mia spalla per guardarmi. Io annuii non molto sicura. Probabilmente non ero pronta a sentire le sue parole, ma ero andata lì proprio per quello e non potevo più tirarmi indietro. "Siete destinati ad amarvi" disse con una serietà quasi spaventosa, alla quale io risposi con una risata sincera.
"Ma vaffanculo" lo spintonai leggermente, parlando tra le risate.
"Che pensi che sto giocando? Io sono serissimo, Bea" fermò la mia ilarità, con la sua espressione seria. "O è così o siete due deficienti, non so che dirti" continuò, gesticolando.
"Forse stai un po' esagerando" lo ripresi, trovando assurdo l'utilizzo di un termine del genere. Sì, provavo qualcosa per lui, ma era definibile amore? Non lo sapevo, nonostante mi interrogarsi da giorni e giorni. Il platinato aprì la bocca per rispondermi ma fu interrotto dalla suoneria del mio cellulare. Presi il dispositivo dalla tasca della tuta che portavo e leggendo il nome sullo schermo mi venne un colpo.
Ginevra. Quel pomeriggio avevamo un appuntamento per andare a vedere uno dei possibili outfit per il festival. Mi ero fermata troppo a lungo da Marco ed ero decisamente in ritardo. Cazzo. Risposi alla telefonata, iniziando a parlare a macchinetta, senza lasciare alla ragazza il tempo di dire nulla.
"Scusami Gin, ho perso la cognizione del tempo. Giuro che ora arrivo. Tempo dieci minuti e sono da te" dissi nervosamente, mentre scattavo in piedi per iniziare a raccogliere le mie cose e raggiungere la ragazza. Tutto ciò sotto lo sguardo confuso di Caph.
"Sbrigati, non abbiamo tutto il giorno" mi raccomandò lei dall'altra parte. Io risposi affermativamente per poi buttare giù, salutando di fretta il platinato.
"Pensa a cosa ti ho detto!" Mi urlò dall'uscio di casa sua, mentre correvo giù per le scale. Ci avrei sicuramente pensato, e la cosa mi spaventava. Si preannunciava già una notte insonne, colma di pensieri.
Durante il tragitto in auto probabilmente superai tutti i limiti segnati sui cartelli stradali - pregando che non ci fossero autovelox o pattuglie - mentre la mia testa viaggiava circa alla stessa velocità.
Parcheggiai in fretta, e molto probabilmente male, per poi scendere e correre incontro alla mia amica che mi aspettava fuori il negozio che avevamo scelto in quanto sembrava avere cose interessanti.
"Scusa, scusa, scusa" dissi mortificata a Ginevra, portando le mani in segno di preghiera e facendo una faccia tanto disperata quanto penosa.
"Non abbiamo tempo per le scuse, andiamo" mi prese a braccetto, mentre parlava con tono di rimprovero, e iniziò a camminare verso quell'edificio.
"Buonasera, sono Ginevra" la ragazza si rivolse all'uomo che sistemava una bizzarra tuta di pelle su di un manichino. Anche lui non era convenzionale, anche considerata l'età che gli avevo attribuito nella mia testa. Era pieno di tatuaggi e portava i capelli bianchi di vecchiaia racchiusi in una coda bassa nonostante non fossero lunghissimi, arrivavano massimo alle spalle. "Abbiamo parlato al telefono per quanto riguarda gli abiti per i Bnkr, non so se si ricorda" spiegò sorridente, sembrava quasi aver dimenticato la rabbia per il mio ritardo.
"Certo che mi ricordo!" Esclamò entusiasta lui, rivolgendoci un ampio sorriso che mostrò un canino dorato. "Avevate chiesto degli outfit country, seguitemi" ci fece cenno con la mano, iniziando a camminare verso un punto a noi ignoto del negozio.
Ancora ripensavo alle parole di Marco mentre distrattamente lo ascoltavo parlare dei materiali che utilizzavano, di come venivano ideati e creati i loro vestiti e di quella che è l'idea del brand. Tutte quelle cose erano decisamente meno interessanti del groviglio senza fine di dubbi che mi si era generato dentro.
Quando però iniziò a mostrarci effettivamente gli abiti, dovetti prestargli attenzione. Posizionò su un lungo tavolo praticamente tutto ciò che aveva, raccontandoci di ogni singolo pantalone, camicia o giacca che avesse.
Una volta avuti davanti tutti i capi che rispecchiavano la nostra richiesta, iniziammo a studiarli bene e a scattare foto di ciò che ci incuriosiva maggiormente, da far vedere poi ai diretti interessati."Guarda che belli questi pantaloni! Sono troppo da Erin" Ginevra mi indicò un pantalone coloratissimo che, effettivamente, anche io avrei visto benissimo sul violetto. Io annuii, dicendole di fare subito la foto per non perderli di vista nel mucchio di abiti.
"No, ti prego!" Non riuscii a trattenere l'entusiasmo. "Questa grida 'Piccolo'! È sua, per forza" presi tra le mani una gonna, anch'essa estremamente colorata, che avrebbe fatto impazzire il mio migliore amico. Ginevra subito concordò, scattandomi una foto con l'indumento in mano. Non c'era alcun dubbio su cosa avrebbe scelto il rosso.
Continuammo così per almeno un'ora, anche di più, ringraziammo l'uomo che è stato tutto il tempo con noi e i vari commessi che si erano aggiunti, per poi lasciare quel posto, stanche ma felici.
O meglio, lei era presa da una gioia incontenibile mentre io alternavo i momenti di frenesia a quelli di dolorosa introspezione.
Maledetto Caph che mi scombussola sempre.
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Capitolo cinquantatreNon so se abbia un'utilità effettiva e, sarò sincera, ho faticato a scriverli giusto perché avevo bisogno di un capitolo tappabuchi diciamo. Ma noi lo chiameremo di passaggio perché suona decisamente meglio. Comunque non è brutto, non lo disdegno.
Momento confessionale con Marco che ogni tanto ci sta bene e poi corsa verso i preparativi per Sanremo. Comunque alla fine forse non è un capitolo inutile, dato che Bea inizia a sospettare di provare qualcosa di serio per il nostro princi.
Comunque ho deciso che pubblicherò circa una volta ogni 4 giorni, così da farmi bastare (e in realtà anche un po' avanzare) i capitoli che ho. Quindi dovrete essere pazienti hahahaha.
Fatemi sapere cosa ne pensate
al prossimo❤️
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Back in time // Fares
FanfictionPietro e Beatrice hanno sempre avuto un rapporto complicato. Lo avevano quando si erano appena conosciuti e, due anni e mezzo dopo, la situazione non è cambiata di molto. Forse hanno più consapevolezza, ma anche più paura. Così uniti e così distanti...