19 Maggio 2023, Empoli
L'aria intorno al tavolo era leggera, spensierata, come sempre in queste situazioni. Mi trovavo nel giardino di casa di Ghera a pranzare con lui, la sua famiglia, Pietro, Duccio, Dario e i genitori di quest'ultimo. L'invito ovviamente era stato esteso a tutti i ragazzi, ma gli altri per impegni vari non erano potuti venire.
L'unico filo di tensione percepibile era quello che scorreva tra me e il biondo. Dal giorno in cui mi ha baciato non avevamo più riaperto l'argomento, e forse era meglio così, e cercavamo sempre di fingere fosse tutto normale. La cosa fu anche aiutata dal fatto che i ragazzi erano andati tre giorni a Milano per lavoro, permettendomi di ignorare il ragazzo più facilmente. Chiaramente non era tutto apposto e credo si potesse notare anche da fuori quando eravamo tutti insieme. Questa nostra tensione non era passata inosservata agli occhi del rosso, al quale chiaramente avevo raccontato tutto, seduto affianco a me e di fronte all'oggetto dei miei pensieri di quei giorni.
"A me piace tantissimo il pezzo con Tedua, Siete stati bravissimi" disse Cristiana, la mamma di Ghera, complimentandosi con Duccio per il lavoro che avevano fatto in un disco così importante e così atteso. Le brillavano gli occhi. I genitori dei ragazzi erano tutti così orgogliosi di quello che stavano costruendo, tanto che quasi mi emozionavo a vederli emozionati.
"Quando esce?" Domandò Chicco, non ricordandosi la data in cui l'artista genovese avrebbe rilasciato l'album.
"I primi di giugno" rispose Dario sorridente, mentre prendeva una forchettata di fettuccine al ragù, fatte a mano dalla madre stessa.
"Poco prima della tua laurea, giusto Bebe?" Mi chiese sorridente Luisa, la mamma di Erin, guardandomi da dietro le grandi lenti trasparenti che portava in volto.
"Sì, se tutto va bene mi laureo a luglio" risposi cercando di restare tranquilla, quando in realtà l'ansia si stava mangiando da dentro ogni altra emozione. Ero terrorizzata all'idea di non riuscire a portare a termine una cosa così importante.
Il pranzo continuò tranquillo, quei pranzi con la mia famiglia allargata mi riuscivano sempre a mettere di buon umore. Appena finito di mangiare iniziammo a sparecchiare e ognuno di noi aiutò a riordinare qualcosa, nonostante Cristiana e Chicco cercarono di impedircelo in tutti i modi. I quattro maschi si occuparono della spazzatura, i due padroni di casa si dedicarono alla pulizia, mentre io e Luisa andammo in cucina per sistemare in lavastoviglie tutto ciò che avevamo sporcato.
"Mamma, potresti venire un attimo" la donna fu richiamata dolcemente dal figlio, che la invitava a seguirlo fuori per poter parlare con lui.
"Non puoi aspettare che finisca qui?" Domandò riferendosi al fatto che non voleva lasciarmi sola a sistemare. "In realtà è abbastanza urgente" ribatté il ragazzo, cercando di addolcirla con un sorriso.
"Non preoccuparti Lu vai, ce la faccio da sola" la rassicurai, lasciandole una carezza sul braccio come a tranquillizzarla ulteriormente. Lei mi sorrise e si rassegnò, posando il canavaccio che teneva tra le mani per raggiungere la soglia della stanza, dove si trovava il ragazzo dalla testa violetta.
"Sarà meglio per te che sia davvero importante" lo riprese scherzosamente mentre, con un braccio intorno alla sua vita, si allontanavano dalla cucina. Intanto io ripresi a lavorare, cercando di incastrare le varie stoviglie al loro posto.
"Bea" mi sentii chiamare da una voce fin troppo familiare, mentre sistemavo un piatto in lavastoviglie. Mi voltai piano, come fossi spaventata da ciò che avrei potuto trovare nonostante lo sapessi benissimo. Infatti trovai esattamente ciò che mi aspettavo: il ragazzo che in tutti quei giorni avevo cercato di evitare.
"Piè" risposi nervosa, appoggiando il bacino al piano che avevo dietro di me. Lo guardai attentamente trovandolo nervoso, come non mi sarei aspettata. In quei giorni era sempre apparso tranquillo, ma in quel momento lo vidi rigirare nervosamente un anello intorno al dito cercando di scaricare la tensione.
"Io e te dovremmo parlare, abbiamo fatto finta di nulla troppo a lungo" disse insicuro, ma allo stesso tempo deciso della sua frase. Aveva ragione: prima o poi avremmo dovuto parlare di ciò che abbiamo ignorato per più di due anni. Io però non ero pronta per farlo, avevo ancora tanti dubbi da risolvere dentro di me prima di poterne discutere con lui, che mi confondeva sempre di più.
"E cosa vorresti dirmi?" Gli domandai, forse con tono stronzo, più di quanto avrei voluto. La situazione mi stava facendo provare un senso di ansia e nervosismo che mi aveva reso troppo irascibile. Anche quella volta, come avevo sempre fatto, stavo nascondendo tutto dietro alla rabbia cercando di difendermi attaccando.
"Che non è normale che due amici si comportino come noi, per esempio" mi fece notare. Aveva un tono scazzato, sembrava come se non reggesse più questa situazione tra noi. Sembrava come se il fatto che io non lo avessi dato per scontato lo avesse fatto infastidire.
"Hai ragione" dissi con fare ovvio. "Allora smetti di baciarmi". Non sapevo perché mi stessi ponendo così acida nei suoi confronti, però ero stanca anche io della situazione che si era creata. Io e Pietro eravamo amici, punto.
"Parli come se fosse solo colpa mia" iniziò ad alzare leggermente la voce. "Siamo sempre in due a ricaderci" precisò, tornando ad un tono normale essendosi probabilmente reso conto che avrebbero potuto sentirci tutti.
"Lo so, ma comunque sei stato tu a baciarmi" precisai, cercando di scrollarmi di dosso quel senso di nausea che si stava impossessando di me. Era effettivamente stato lui a baciarmi, ma io non mi ero spostata. Io l'avevo lasciato fare e mi sentivo malissimo per questo anche perché, se lui ci avesse riprovato in quel momento, non ero sicura che sarei riuscita a staccarmi come la mia parte razionale imponeva. In qualche modo Pietro aveva il potere di spegnere il mio cervello. Aveva sempre avuto il potere di mandare a puttane la mia ragione nonostante non facesse più parte della mia vita, se non come qualsiasi altro ragazzo del gruppo. Più o meno.
"Beatrice, non è questo il punto. Si ti ho baciato io, e non so perché l'ho fatto" sembrava veramente combattuto mentre pronunciava quelle parole e, non appena fece una pausa, io decisi di interromperlo per poter finalmente chiudere il discorso.
"L'hai fatto- L'abbiamo fatto, per abitudine. Ma stai tranquillo che non succederà più" cercai di chiudere il discorso. Gli diedi le spalle e ricominciai a sistemare i bicchieri in lavastoviglie per scappare dalle strane emozioni che stavano nascendo in me. Lo sentii sbuffare.
"Fai come ti pare, continua ad ignorare il discorso. Col tuo atteggiamento di merda non risolveremo mai un cazzo" dopo che pronunciò queste parole sentii i suoi passi che si allontanavano, lasciandomi sola in quella stanza con i miei pensieri e i miei dubbi.
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Capitolo diciassette!
Ancora un po' di drama tra questi due. In compenso però c'è Chicco quindi va bene.
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate,
al prossimo❤️
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Back in time // Fares
FanfictionPietro e Beatrice hanno sempre avuto un rapporto complicato. Lo avevano quando si erano appena conosciuti e, due anni e mezzo dopo, la situazione non è cambiata di molto. Forse hanno più consapevolezza, ma anche più paura. Così uniti e così distanti...