9 - Tutto il tempo che vuoi

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29 Aprile 2023, Empoli

Era passata una settima ormai da quel giorno in palestra, una settimana durante la quale non mi ero mossa da casa. L'unica volta in cui sono uscita è stata per andare al relase party del disco dei ragazzi, durante il quale sono stata quasi tutto il tempo in disparte, non sentendomi a mio agio. Questo auto-isolamente era in parte per lo studio, ma non era solo per quello, lo sapevo, anche se non sapevo bene cosa fosse che mi teneva costretta in quell'ambiente.

"Bebe vieni a pranzare?" Sentii la calda voce del mio migliore amico richiamarmi da dietro la porta, spostando la mia attenzione da quel libro. Non entrò, non volle invadere il mio spazio e io lo apprezzai, anche se, considerato il bene che c'era tra noi, lui sarebbe potuto entrare in qualsiasi momento e io non l'avrei mai allontanato. Allontanavo tutti, ma lui no. Avevo bisogno che restasse con me.

Non gli risposi, semplicemente mi alzai dalla scrivania e andai ad aprire la porta trovandolo lì dietro ad aspettarmi con un grande sorriso stampato in faccia, che inevitabilmente fece sorridere anche me. Lo presi sotto braccio e mi incamminai verso la nostra cucina, rimanendo in silenzio.

Quando entrai vidi che aveva preparato gli spaghetti al sugo, tra i miei piatti preferiti. "Grazie Pippi, ne avevo bisogno" lo ringraziai con un bacio sulla guancia, sperando riuscisse a capire quanto lui fosse importante per me in quel momento.

"Non mi devi ringraziare" rispose, mentre ci accomodavamo a tavola. "Sai di che altro avresti bisogno?" Chiese poi, mentre mi passava il parmigiano. Io scossi la testa, aspettando che mi illuminasse con la sua teoria, che forse già sapevo. "Di uscire".

Infatti, come immaginavo. Erano effettivamente sette giorni che non uscivo e lui si preoccupava ogni giorno di più. "Non mi va, sincera. Penso che non verrò neanche a Roma, devo studiare" risposi alzando le spalle indifferente, mentre prendevo la prima forchettata di pasta.

"Non esiste" disse contrariato il mio amico, parlando con la bocca piena per la fretta di rispondere. "Tu non puoi non venire al concertone del primo maggio" mi rimproverò, quasi imponendomi di andare con loro.

"Non me la sento" mi giustificai. Lui sapeva benissimo quello che era successo quel giorno, glielo avevo raccontato, quindi sapeva cosa potesse significare a livello di sensi di colpa il fatto di lasciare i libri per due giorni. Ero pienamente consapevole del fatto che tutto ciò che mi stavo facendo non era un bene e che lui cercasse solo di aiutarmi, ma al solo pensiero di dover fare un viaggio del genere mi veniva da vomitare.

"Se non vai tu non vado neanche io" disse con tono fermo. "Resto qua con te" continuò guardandomi negli occhi. Sembrava così serio, però non poteva essere serio.

"Ma che scherzi? Tu devi andare" risposi decisa, posando la forchetta nel piatto. Non avrei mai permesso che si perdesse un'esperienza del genere per me. Io potevo benissimo stare da sola. "Anche tu. Non permetterò che ti isoli di nuovo, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per stare bene lontani da casa non posso accettare che ricominci tutto. Hai studiato abbastanza, ti puoi permettere due giorni di stop".

Il suo tono sembrava non accettare repliche e ciò che disse, anche unito al modo in cui lo disse, mi fece tremare. Una lacrima lenta iniziò a cadere sul mio viso al pensiero di tutto quello che avevo vissuto e dal quale ero scappata. Duccio non mi vide, concentrato sul suo piatto, però alzò lo sguardo di scatto quando sentì un singhiozzo che non riuscii a trattenere.

Si alzò immediatamente dalla sua sedia per venire ad abbracciarmi. Mi strinse forte tra le sue braccia mentre io mi lasciai andare ad un pianto liberatorio.

"Scusa Bebe, non volevo farti tornare brutti ricordi alla mente" sussurrò dispiaciuto, non interrompendo il contatto dei nostri corpi. Io non trovai le forze di rispondere, semplicemente mi feci cullare dal mio migliore amico, cercando di scacciare la malinconia tra i suoi respiri.

Back in time // FaresDove le storie prendono vita. Scoprilo ora