24 - Piccola crepa

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28 Marzo 2021, Empoli

"Vi sono mancata?" Urlai, nella mia entrata ad effetto, quando riuscii a mettere di nuovo piede nel bunker dopo ben quattro giorni nei quali, tra lo studio e le lezioni, non ero mai riuscita ad andare. I ragazzi mi vennero a salutare uno a uno, contenti di rivedermi là.

"Vieni qua che ti faccio sentire che hit ho fatto!" Andrea mi invitò a sedermi affianco a lui, mentre parlava all'orecchio di Jack per dirgli che canzone mettere. Io mi sedetti sul bracciolo della poltrona sulla quale era comodamente spalmato il moro, ansiosa di ascoltare questo pezzo.

"Come se l'avesse fatta solo lui" si intromise Dario, volendo, giustamente, precisare che in quel brano erano presenti anche lui e Duccio. Dopo questi ultimi chiarimenti Jacopo fece partire la traccia che, come sempre, ero curiosissima di sentire. La canzone partì con la voce di Erin che faceva anche il ritornello - ritornello che trasmetteva una carica incredibile - per poi lasciare spazio alle strofe di Piccolo e Faster.

"Ma è stupenda!" Esclamai contenta non appena finì la musica. "Veramente, sono innamorata. Come si chiama?" Domandai curiosa, mentre nella mia testa si ripeteva in loop la melodia del ritornello.

"Veloce, e credo che questa sarà nel disco quasi al 100%" Mi spiegò Duccio. "Se non la mettete nel disco siete dei coglioni" mi trovai a ribattere, facendo scoppiare a ridere quasi tutti i presenti. L'unico a rimanere impassibile fu Pietro, al quale non avevo ancora rivolto parola se non per un saluto veloce. Mi guardava da lontano, seduto sul divano, come se stesse cercando di studiarmi.

Negli ultimi giorni penso avesse capito che c'era qualcosa che non andava, che mi turbava i pensieri. Aveva provato un paio di volte a chiedermi se fosse tutto apposto, ma io avevo sempre mentito dicendo che stavo bene. Però la verità è che non riuscivo a togliermi dalla testa quei pensieri ossessivi che provavano a convincermi del fatto che tenendo Pietro legato a me gli facevo solo del male. Ultimamente ci capitava spesso di litigare per cose futili e la causa di tutti quei litigi, almeno la maggior parte delle volte, ero io.

"Bea" mi sentii richiamare dalla profonda voce del biondo che, mentre ero distratta dai miei pensieri, si era avvicinato a me. "Mi accompagni a fumare?" Domandò, mostrandomi il pacchetto di sigarette che teneva in mano. La sua era chiaramente una scusa per parlarmi, il che mi fece tentennare, però comunque annuii, alzandomi per seguirlo in giardino. 

Ormai l'inverno era finito, lasciando spazio ai primi giorni di primavera che avevano portato con sé un sole splendente e una fresca aria di libertà. Uscimmo entrambi semplicemente con una felpa addosso, godendoci le temperature che piano piano si stavano alzando, e ci sedemmo sulla solita panca, poggiando le braccia sul tavolo di legno davanti a noi. Prese una sigaretta, per poi passarmi il pacchetto così che potessi prenderne una a mia volta. Fu lui ad accenderle entrambe, per poi fare il primo tiro e sbuffare il fumo davanti a sé, mentre guardava il vuoto turbato.

"Beatrice, ho seriamente bisogno di sapere che ti succede" disse terribilmente serio, portando i suoi occhi su di me. Mi sentii in soggezione sotto quello sguardo che mi scrutava mentre fumavo.

"Niente, ultimamente ho tanto da fare con l'università e sono un po' stanca" cercai di rassicurarlo abbozzando un sorriso. Lui evidentemente non ci cascò, in quanto lo vidi fare un sorriso amaro, mentre scuoteva la testa. Ormai sembravo non poter più tenergli segreto nulla, mi leggeva dentro.

"Io e te siamo più simili di quanto pensi" iniziò, dopo qualche secondo passato in silenzio a rimurginare sulle parole da utilizzare. "Anche io tendo ad allontanarmi dalle persone se ho dei problemi" mi spiegò. Io lo ascoltavo attentamente, la sigaretta si stava consumando da sola mentre io ero troppo impegnata a fissarlo, aveva un effetto magnetico.

"Se mi dici qualcosa magari non fai il mio stesso errore" continuò, cercando di tirarmi fuori qualche informazione. "Ho sbagliato qualcosa?" Provò a chiedere, cercando di vagliare qualche opzione.

"No Pietro, non hai sbagliato nulla. Davvero, sto bene" continuai ad insistere sulla mia linea iniziale, non trovando il coraggio di dirgli la verità. Io ero ancora convinta che qualcosa tra noi non andasse, però egoisticamente volevo tenermelo vicino, almeno finché questa piccola crepa tra noi non fosse diventata una voragine. Fino a quel momento, avrei cercato di tenermelo più stretto possibile.

"Sei sicura? Bea, lo sai che qualsiasi cosa me ne puoi parlare, vero?" Mi strinse a sé portando un braccio a circondarmi le spalle. Io, come sempre, mi lasciai andare in un ampio sorriso, sentendomi protetta e amata nelle sue braccia.

"Lo so, Pietro" lo rassicurai annuendo, mentre portavo una mano sul suo viso. "Tu invece lo sai che ti amo?" Chiesi di rimando, vedendo un ampio sorriso apparire sul suo volto. 

"È sempre bene che me lo ricordi" rispose, avvicinandosi al mio viso fino a farmi sentire il suo fiato caldo che solletica le mie labbra. "Ti amo" gli ricordai allora, fissandolo mentre sorridevo come un ebete totalmente incantata dal suo sguardo. Strinse il braccio intorno al mio collo, facendo congiungere le nostre labbra in quei baci fondamentali come l'ossigeno nella mia vita.

La magia fu interrotta dalla fastidiosa suoneria del mio telefono. Mi staccai dal biondo, che fece un verso di dissenso evidentemente non d'accordo con l'interruzione di quel bacio. Buttai la sigaretta completamente consumata dal vento e tirai fuori il telefono dalla tasca per rispondere. Il ragazzo affianco a me sbuffò non appena lesse il nome sullo schermo.

"Questo prima o poi ci prende le botte se continua a provarci" si fece scappare quell'impeto di gelosia, facendomi fare una piccola risata. Risposi portandomi il telefono all'orecchio.

"Ei Flavio, dimmi" risposi con tono squillante, ignorando la faccia scocciata e terribilmente adorabile di Pietro.

"Ciao bella! Senti visto che abbiamo l'esame lo stesso giorno, che ne dici se ci vediamo tipo il giorno prima, così ripassiamo insieme" mi propose lui, con una certa speranza nella voce. Avevo notato l'interesse del ragazzo nei miei confronti e io mi sentivo tremendamente in colpa ad illuderlo anche involontariamente, quindi mi trovavo spesso ad evitarlo.

"Guarda non lo so se riesco, sono piena di cose da fare" risposi con la prima scusa che mi venne in mente, sentendomi tremendamente a disagio sotto lo sguardo inquisitorio del biondo.

"Va bene, poi fammi sapere" disse. "Poi se riusciamo magari andiamo anche a pranzo fuori, stiamo un po' insieme" continuò poi, mandandomi completamente nel pallone. Cosa avrei dovuto rispondergli per non apparire troppo stronza?

"Ti faccio sapere per lo studio" risposi. "Ma per il pranzo non credo sai" dissi piano, vedendo Pietro scattare sul posto. Avevo chiaramente attirato la sua attenzione.

"Certo, come preferisci" sentii un velo di delusione nella sua voce, che mi fece sentire in colpa. Tuttavia non potevo di certo illuderlo, anche perché non credo proprio che Pietro sarebbe stato d'accordo.

"Ciao Fla" lo salutai, per chiudere il prima possibile quella conversazione. Non appena ricambiò il saluto chiusi quella telefonata, tirando un sospiro di sollievo per essere riuscita a sopravvivere a quella conversazione.

"Che pranzo scusami?" Mi chiese Pietro, con una chiara fiamma di gelosia a bruciargli lo sguardo. "Uno a cui non andrò, non ti preoccupare" lo rassicurai, lasciandogli un bacio a fior di labbra.

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Tornata!!

Un paio di giorni di assenza e ne è uscito un capitolo che neanche mi soddisfa. È di passaggio certo, ma comunque nella mia testa era più belli.

Spero a voi piaccia, fatemi sapere
Al prossimo❤️

Back in time // FaresDove le storie prendono vita. Scoprilo ora