27 - In vino veritas

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17 Luglio 2023, Riccione

L'odore del mare riusciva a sovrastare persino la terribile puzza di alcol nella quale mi stavo muovendo. Il locale all'aperto sul mare al quale i ragazzi mi avevano trascinato effettivamente non era così male come pensavo. Era indubbiamente troppo pieno ma, d'altronde, non ci si può aspettare niente di diverso in questo periodo a Riccione. Tra una data e l'altra avevamo deciso di venirci a fare un paio di giorni al mare, andando a ballare per festeggiare il compleanno di Pietro.

"Divertiti Beatrice!" Fui rimproverata da Andrea, il quale mi afferrò per mano - con quella non impegnata a tenere un negroni - per costringermi a ballare con lui. "Smettila di fare la mamma" continuò, avendomi trascinato in quel ballo assurdo che stava facendo. Non ero assolutamente in vena di ballare, ma il corvino per fortuna aveva l'incredibile capacità di distrarmi da tutto con la sua energia.

"Qualcuno dovrà pur guidare fino a casa" gli ricordai. Quella sera avevo deciso di prendermi quella responsabilità, insieme a Dario e Duccio. Andrea annuì con un gran sorriso in volto, ma non ero certa avesse effettivamente capito ciò che gli avevo urlato.

"Un applauso a Beatrice che oggi ci riporta a casa!" Urlò Marco alle mie spalle, con un tono di voce terribilmente alto, abbastanza da farsi sentire nonostante non fosse attaccato al mio orecchio. Subito si unì a noi nella nostra strana danza, facendomi fare una piroetta scoordinata, scatenando in me una risata genuina.

"Che ballerino!" Lo presi in giro, ormai entrata nel mood della serata. Lui fece un inchino teatrale rispondendo con una parola che non capii, avendo le orecchie piene di quella musica terribile che passava nelle casse del locale. Restammo così, nella nostra bolla, per un paio di minuti fin quando ci raggiunsero anche gli altri.

All'appello mancavano solo Ghera e Ginevra - giustamente anche loro ogni tanto si meritavano un po' di riposo - e Jackson che stava in fila per prendere da bere da fin troppo tempo. Ci trovammo in un piccolo cerchio, totalmente estraniati dal resto delle persone che invadevano la pista. In questi momenti di spensieratezza non potevo astenermi dal ringraziare Dio, il fato, l'universo - o chiunque abbia il merito di ciò - per la famiglia che mi sono costruita in questi anni.

Andrea e Duccio spinsero Pietro, forzandolo a posizionarsi all'interno del cerchio, portandolo al centro dell'attenzione. Per un attimo mi bloccai, probabilmente arrossii anche, alla vista del biondo con la camicia ormai completamente sbottonata per il caldo. Ballava sorridente, facendo muovere i suoi lunghi capelli dorati.

"Auguri Pietro!" Urlò, totalmente privato della sua lucidità, Jacopo, finalmente tornato da noi con due bicchieri in mano. Si mise a ballare alla mia sinistra nell'unico punto nel quale trovò un buco per infilarsi.

"Sono entrambi per te?" Chiesi indicando i due bicchieri che teneva in mano, essendomi resa conto che non aveva la minima intenzione di mollarne uno dei due a Huda che lo pregava perché non voleva fare ancora la fila. Lui mi guardò con un sorriso fiero, annuendo convinto e facendomi ridacchiare.

La serata passò alquanto velocemente tra balli, momenti di relax e chiacchiere sui divanetti e attimi di panico quando metà dei ragazzi iniziarono a sentirsi male per il troppo alcol ingerito. Poco dopo questo momento di terrore mi avviai verso la macchina per rilassarmi un attimo intanto che i ragazzi mi raggiungessero. Ero poggiata al cofano dell'auto di Andrea - che aveva gentilmente messo a disposizione - mentre guardavo il telefono facendo qualche tiro dalla puff rubata a Jack quel pomeriggio.

"Non vedi l'ora che finisca la serata, eh" la figura stanca di Pietro spostò la mia attenzione dallo schermo del telefono, portandomi a guardarlo. Quella camicia celeste ormai sgualcita e bagnata di sudore catturò inevitabilmente il mio sguardo, facendomi tornare al giorno della mia laurea. Prima che tornassero a casa, mamma mi prese in disparte e mi disse di scavare bene infondo al mio cuore perché 'sei troppo orgogliosa per ammettere come lo guardi', a detta sua. Non aveva specificato a chi si riferisse, ma non c'era bisogno che lo facesse. Le avevo parlato del recente litigio avuto con il biondo - omettendo chiaramente il fatto che fosse nato da un bacio - e lei aveva espresso la sua opinione, ritenendo non si trattasse solo di abitudine.

"Sto dormendo in piedi, te lo giuro" risposi, stropicciandomi un occhio. Probabilmente avevo sbavato il mascara ma considerate le mie condizioni di quel momento era l'ultimo dei miei problemi. E il primo era sicuramente quello di trovare al più presto una superficie orizzontale sulla quale lasciarmi andare al coma.

"Mi dispiace che devi guidare, se non fossi ubriaco lo farei io" disse il biondo, lasciandosi ad una leggera risata, con la sua solita cavalleria che lo aveva sempre contraddistinto. Era uno dei motivi per cui mi ero innamorata di lui, all'epoca: aveva una gentilezza naturalmente instancabile, per lui era scontato esserci sempre per gli amici. Non era il tipo che ti diceva 'ti voglio bene', lui te lo dimostrava e basta.

"Ci manca solo che non ti ubriachi al tuo compleanno" dissi ridacchiando, mentre lo guardavo rubare la puff dalle mie mani per fare un tiro. "Comunque apprezzo il pensiero" aggiunsi, sorridendogli grata anche semplicemente per il fatto che, nonostante le sue pessime condizioni, avesse mantenuto quel senso di riguardo nei miei confronti.

"È quella di Jacopo?" Mi domandò confuso, scrutando l'oggetto che mi aveva appena rubato mentre il fumo si dissolveva intorno al suo viso. Io annuii semplicemente, divertita all'idea che probabilmente non stesse capendo nulla ma comunque riconosceva i gusti di puff. "Comunque," riprese a parlare "visto che sono ubriaco, ci tengo a dire che sei davvero bellissima".

Rimasi un attimo spiazzata da quella affermazione, focalizzandomi solo in un secondo momento su quell'incidentale che aveva utilizzato, nella quale specificava il suo stato di incoscienza.

"Se fossi stato sobrio io sarei stata brutta, invece?" Ironizzai, riprendendomi quella sigaretta elettronica per sciogliere il nervosismo. Avevo passato tutta la sera a cercare di non concentrarmi troppo sul suo aspetto sempre più adulto, ma lui di certo non aiutava con queste uscite improvvise. Giusto quel pomeriggio Instagram mi aveva riproposto una nostra foto che avevamo scattato un paio di anni prima e io non potei non notare quanto fosse cambiato. Era diventato un uomo ormai.

"Saresti stata ancora più bella, visto che non avrei avuto la vista annebbiata. Però non te lo avrei detto" confessò, prendendo ad allacciarsi la camicia. Comunque ci trovavamo in riva al mare, dal quale arrivava un discreto venticello che ci accarezzava scompigliandoci leggermente i capelli.

"Perché no?" Non sapevo perché mi stessi addentrando così oltre nella conversazione, in circostanze normali non lo avrei fatto, però in quel momento cercavo risposte alle domande che erano in me. Forse speravo di trovarle nell'uomo che più di tutti aveva incasinato il mio cuore negli anni passati.

"Perché tu non ricambi i miei sentimenti" disse con una spaventosa nonchalance, come se non mi avesse appena detto di provare qualcosa per me. Io feci scattare lo sguardo sul suo viso, sperando di trovare un'espressione ironica così da farmi capire che mi stesse solo prendendo in giro, ma così non fu. Aveva uno sguardo terribilmente serio e io tremai davanti a quegli occhi che sapevano di troppi ricordi.

"Non ragioni Pietro, sei ubriaco" rifugiai le mie paure nella scusa dell'alcol, sperando che il giorno dopo non si ricordasse di quella conversazione. Avvicinò pericolosamente il volto al mio, con un movimento talmente lento da farmi fremere di ansia.

"In vino veritas" sussurrò sulle mie labbra, scatenando una lunga serie di dubbi in me. Restammo a fissarci a questa distanza estremamente ravvicinata fin quando la voce di Duccio non ci fece ricollegare alla realtà.

"Eccoci!" Arrivò con tutta la squadra al seguito. Fortunatamente tutti gli altri erano troppo ubriachi per rendersi conto della situazione - tranne Dario che però era impegnato a sorreggere Huda -, il rosso però capì tutto e mi lanciò uno sguardo che diceva chiaramente 'io e te dobbiamo parlare'.

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Capitolo ventisette!

Sono sinceramente soddisfatta. Mi piace. Ci sono grandi sviluppi, ma chissà se porteranno a qualcosa, qualsiasi cosa sia.

Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate, mi piace sempre tanto leggervi
al prossimo❤️

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