9 Febbraio 2024, Sanremo
Quel giorno eravamo carichi a palla.
Già di prima mattina, con il suo arrivo, Pino aveva portato allegria. L'uomo era stato motivo di una nuova spinta energetica, nonostante la stanchezza e le poche ore di sonno di quei giorni si iniziassero ad accumulare.
Anche lui era rimasto incredibilmente contento quando gli abbiamo detto di me e Pietro. Quella mattina scoprii che in realtà quel giorno al bunker aveva infilato la pulce nell'orecchio anche al biondo. Infatti ci aveva canzonati con un saggio "Ve l'avevo detto", per poi farci i complimenti e augurarci il meglio. Dopodiché erano spariti per tutto il giorno, lui insieme al collettivo, tra prove e interviste, per ripresentarsi solo quando era ora di tirarsi a lucido per la serata. E quel giorno si sarebbero davvero tirati a lucido.
In tutto questo però, io stavo impazzendo perché erano almeno due ore che giravo ogni angolo dell'hotel in cerca del mio cazzo di caricabatterie. Sparito nel nulla. Puff. Magia. La casa nasconde ma non ruba. Me lo ripetevo, come faceva mia mamma quando ero piccola e perdevo qualsiasi cosa, ma stavo iniziando a convincermi che fosse stato davvero rubato.
"Duccio, tu hai visto il mio caricatore per caso?" Domandai al rosso, mentre Gaia stendeva il correttore sotto i suoi occhi.
"No, ma prova a chiedere a Huda, lei è molto più aggiornata di me sulle tue cose" fu la sua risposta pungente.
"Hai intenzione di portare avanti questa storia ancora a lungo?" Una risatina isterica lasciò le mie labbra.
Quando scoprì che Huda era l'unica a sapere della mia "relazione segreta", Duccio se la prese e non poco. Gli avevo provato a spiegare più e più volte come lo avesse scoperto da sola, senza che noi le dicessimo nulla. Lui però si sentiva tradito nel suo orgoglio di migliore amico. Diceva che lo avevo messo da parte e che - Huda o meno, poco importava - avrei dovuto confidarmi all'istante con lui.
Alla fine lo avevo convinto delle mie ragioni, ma era rimasto quella specie di meme che mi stava portando all'esaurimento. Sapevo che non fosse più arrabbiato con me, ma aveva ben deciso di farmela pesare a vita.
"Non lo so, dipende se riesci a farti perdonare" scrollò le spalle con fare ovvio. Ok, avevo capito il suo gioco.
"Certo, magari portandoti il caffè o lucidandoti le scarpe, giusto? No grazie" gli rifilai una linguaccia bambinesca, prima di uscire per continuare la mia caccia al tesoro. Appena fuori dalla stanza andai a sbattere contro il petto di qualcuno, che poco dopo riconobbi essere quello del mio ragazzo.
"Oh... mi piace la leccata di mucca" mi complimentai, guardando come gli avevano sistemato i capelli per quella sera. Il festival mi stava permettendo di vederlo in vesti inusuali per lui e la cosa non mi dispiaceva affatto.
"Grazie?" Disse Pietro confuso, facendomi ridacchiare. "Dove corri con tutta questa fretta?" Domandò poi, avvicinandomi a sé per i fianchi.
"Non trovo più il caricatore, sto impazzendo" sbuffai, tornando a quello stato di frustrazione dal quale il biondo mi aveva momentaneamente distratto.
"Ma il telefono non l'hai caricato da me sta mattina, mentre ti facevi la doccia?" Mi fece ricordare lui. Avevo decisamente bisogno di dormire, ero talmente rincoglionita che avevo cercato ovunque tranne che nel posto più ovvio: la camera del mio fidanzato.
Ormai, visto che non avevamo più niente da nascondere, condividevamo la stanza, nonostante Ghera non fosse pienamente d'accordo. Diceva che avrei potuto distrarlo troppo. Noi, per portarlo dalla nostra parte, avevamo usato la scusa di Huda e Dario, ai quali non aveva fatto storie di alcun tipo sul fatto che dormissero insieme. Lui aveva detto che i due stavano insieme da un anno e mezzo e che quindi avevano superato la fase "luna di miele" nella quale, a suo dire, noi eravamo ancora. Quindi gli avevamo promesso di fare i bravi e io mi ero praticamente trasferita da lui.
"Che cretina che sono! Grazie Amore" mi alzai sulle punte per stampargli un bacio a fior di labbra, prima di scappare verso la sua stanza mentre lo sentivo fare una risata. Erano giorni che mi rinfacciava quanto stessi con la testa sulle nuvole. D'altronde, si dice che quando ci si innamora si diventa più distratti.
Entrai nella stanza e subito mi diressi in bagno, trovando l'oggetto del mio nervosismo delicatamente adagiato sul piano del lavandino. Lo attaccai alla presa affianco allo specchio, riuscendo finalmente a mettere in carica il cellulare che ormai era spento da un po'. Lo lasciai lì, con la promessa che questa volta non me lo sarei dimenticata, e tornai dai miei amici, in fase di preparazione.
Entrai nel regno di Gin, dove indossavano e sistemavano gli outfit. All'interno vi erano Andrea, Marco e Duccio. Il primo si stava specchiando, controllando i capelli. Il platinato si stava facendo sistemare la camicia viola dalla mia amica, mentre l'ultimo si stava aggiustando il cappuccio.
"Mamma mia, oh! Il trio delle meraviglie" decisi si gonfiare il loro ego. Evidentemente funzionò dato che Il corvino si mise nella sua classica posa di flex dei bicipiti, il mio migliore amico mi mandò un bacio volante e l'altro sorrise timidamente. Quella sera Marco era diverso, se ne erano accorti tutti e tutti sapevano il motivo. C'erano alte probabilità che incontrasse Sissi dietro le quinte dato che lei quella sera sarebbe stata un'ospite di BigMama, e la cosa gli recava evidenti ansie.
"Mi devo ingelosire?" Pietro uscì dal bagno, sistemandosi il colletto dell'abito celeste.
"Amore mio, ora sì che sei il mio principe azzurro" scherzai avvicinandomi a lui, che intanto se la rideva. Mi attaccai al colletto della giacca, dalla quale lo attirai verso di me.
"Non si figlia nella mia boutique" ci riprese Ginevra, prima ancora che le nostre labbra si potessero anche solo sfiorare.
"Va bene, andremo in camera mia" rispose il biondo, afferrandomi il polso per uscire da quella stanza.
"Tu non vai da nessuna parte, Fares. Dobbiamo finire qua" lo riprese immediatamente Alex, un altro dei ragazzi che si occupavano dei vestiti. Il mio ragazzo sbuffò sonoramente, scocciato che i suoi piani fossero stati rovinati.
"E comunque sei il più bello" gli sussurrai vicino all'orecchio. Gli depositai un leggero bacio sulla guancia e lo guardai sorridermi, prima che lasciassi la stanza.
Ora che tutti sapevano di noi mi sentivo più leggera, era stata una liberazione per me non dover più nascondere gli sguardi o i baci. Inoltre, condividere le cose belle della vita con la famiglia le rende ancora più belle. Nonostante tutto, mi divertivano le battutine - a volte anche inappropriate - di Caph e Faster, le domande insistenti delle ragazze nelle nostre sedute di aggiornamento, i rimproveri dei ragazzi quando lo distraevo troppo, secondo loro. Queste erano tutte cose dalle quali fingevo di essere infastidita, sul momento, ma che in verità erano solo l'ennesima prova che tutto ciò fosse reale, e che tutti erano contenti per noi, anche se avevano un modo un po' particolare di dimostrarlo.
"Pino, ma che eleganza! Stai da Dio" esclamai quando l'uomo mi passò affianco nel corridoio. Quel completo d'altri tempi, in totale contrapposizione con gli abiti colorati e moderni dei ragazzi, era elegantissimo e racchiudeva alla perfezione la sua essenza.
"Senti chi parla" pronunciò con il suo solito fare adulatorio. "Sei bellissima, è fortunato il tuo uomo" mi sorrise dolce. "Ora glielo vado a ricordare".
Mi fece uno dei suoi occhiolini che mi facevano tanta simpatia e poi si avviò nella stanza dove stava lavorando Ginevra, probabilmente per sistemare qualcosa del vestito.
La forza di quell'uomo era invidiabile, aveva ancora vent'anni nell'anima.
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Capitolo sessantacinque.Continuiamo imperterriti nella nostra corsa a Sanremo, tra piccoli bisticci fra migliori amici e momenti di smancerie fra innamorati. Il capitolo è molto semplice (e un po' breve in realtà) ma non mi dispiace.
Comunque Marco si è tagliato e decolorato nuovamente i capelli, posso finalmente dormire sonni tranquilli . Certo non sono bianchi, ma anche quel biondo finto devo ammettere gli sta bene. Ora aspetto soltanto che Pietro dia una spuntatina a quei capelli che per carità bellissimi eh, ma forse forse è ora di tagliarli un minimo.
Ora, tralasciando le mie considerazioni sulle loro chiome, fatemi sapere cosa ne pensate.
Al prossimo❤️
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Back in time // Fares
FanfictionPietro e Beatrice hanno sempre avuto un rapporto complicato. Lo avevano quando si erano appena conosciuti e, due anni e mezzo dopo, la situazione non è cambiata di molto. Forse hanno più consapevolezza, ma anche più paura. Così uniti e così distanti...