2 - Principe azzurro

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3 Settembre 2020, Empoli

"Duccio, tu inizia a portare gli scatoloni su mentre io finisco di svuotare la macchina" dissi al rosso indicando i primi due scatoloni che avevo posato sull'asfalto del marciapiede. Nonostante fossi consapevole del lavoro pesante che avrei dovuto fare in quei giorni, anche considerato il caldo bestiale che caratterizzava la mia zona, ero probabilmente la persona più felice sulla faccia della terra: stavo andando a vivere insieme al mio migliore amico.

Io e Duccio ci siamo conosciuti al liceo, siamo stati inseparabili per tutti gli anni della scuola e qualche mese fa, dopo che abbiamo concluso gli esami di maturità, abbiamo deciso che saremmo andati a vivere insieme, come avevamo sempre sognato. Lui necessitava  di uno spazio suo che a casa dei suoi non riusciva a trovare, e io avevo bisogno di scappare dal mio paesino di seicento abitanti che mi stava soffocando sempre di più. Quindi decidemmo di ricominciare insieme.

"Sono veramente tanti Bebe, che ne pensi se chiamo i rinforzi?" Mi chiese lui guardando la mia macchina che stava per esplodere a causa di tutte le cose che avevo incastrato al suo interno per dover fare meno viaggi possibili.

"Che intendi?" Chiesi confusa, non capendo a chi si riferisse quando parlava di 'rinforzi'. "I ragazzi di cui ti ho parlato, quelli con cui ho fatto amicizia da qualche mese, da quando registro al bunker" mi spiegò tranquillamente lui. "Così li conosci anche" aggiunse in fine.

"Pippi, questi non mi conoscono ti pare che vengono qua a faticare col caldo solo per aiutare una sconosciuta" dissi, infastidita all'dea di dover chiedere aiuto a persone che non avevo mai visto prima, non mi sembrava un buon biglietto da visita con cui presentarmi ai nuovi amici musicisti di cui mi parlava sempre.

"Sono tutti molto gentili, quasi tutti, comunque penso lo farebbero volentieri se è per aiutare un amico" si indicò, continuando ad insistere. "Quasi tutti?" chiesi confusa, insomma lui voleva chiedere a delle persone, neanche troppo generose, di aiutare una sua amica che non avevano mai visto a sistemare le cose del trasloco. Era decisamente pazzo.

"Sì, insomma, sono tutti molto gentili tranne uno, Andrea, che è un po' un coglione, però è un morto di figa quindi basta dirgli che sei femmina e viene più che volentieri anche lui" mi fece fare una piccola risata. "Poi c'è anche Jack!" Decisi di arrendermi, altrimenti avrebbe sicuramente continuato ad insistere all'infinito per poi rinfacciarmi tutto. E comunque mi avrebbe fatto piacere incontrare di nuovo Jacopo, è da luglio che non lo vedo. "Senti fai come ti pare, chiamali, ma sappi che io non sono d'accordo" specificai, facendolo ridere. Lui prese il cellulare e fece una telefonata, mentre io continuavo a scaricare la macchina.

"Oi Ghera, vieni sotto casa mia con i ragazzi che mi dovete aiutare con il trasloco... Sì, questa volta non è il mio di trasloco però mi dovete aiutare lo stesso... Certo va bene porta anche loro, ciao" chiuse il telefono e mi venne ad aiutare dicendomi che a breve sarebbero arrivati tutti, e che per mia fortuna non sarei stata l'unica ragazza. 

Tempo cinque minuti e vidi arrivare un branco di nostri coetanei, stani almeno quanto Duccio e particolarmente chiassosi. Lo salutarono tutti molto calorosamente, per poi venire da me. Ci fu un veloce giro di presentazioni molto confusionale che sinceramente non mi aveva aiutato molto ad associare i volti ai nomi. Mi ricordavo giusto Andrea, solo perché mi era stato citato prima dal rosso, e Huda perché è stata subito molto carina con me, riempiendomi di complimenti.

"Sono arrivati in venti secondi, ma che aspettavano qui dietro l'angolo?" Chiesi sottovoce al mio amico che stava ancora svuotando la macchina e lui scoppiò a ridere lasciandomi alquanto perplessa. "Più o meno" rispose semplicemente. Presi anche io un altro scatolone posandolo di nuovo sul marciapiede ma fui rimproverata da uno dei ragazzi, quello con i capelli di uno strano biondo ossigenato e con un sorriso simpatico.

"Scusami hai una squadra di uomini qua e ti metti a fare il lavoro pesante?" Chiese lui divertito ma anche realmente perplesso. "Andate sopra con le ragazze, noi vi portiamo su tutto e voi vi divertite a sistemare" spiegò poi quella che sarebbe stata la sua idea. "Già è tanto che siate venuti, non voglio lasciarvi fare la parte più faticosa" spiegai, essendo seriamente dispiaciuta per il fatto che gli stavo occupando il pomeriggio di una bellissima giornata di fine estate che potevano passare facendo qualsiasi altra cosa.

"Ma non ti preoccupare, lo facciamo volentieri. Sennò che ci stiamo a fare qua?" Chiese retorico un ragazzo con i capelli biondi, naturali al contrario di quello di prima, un caldo sorriso, un invidiabile naso alla francese e un volto veramente bello. Ovviamente però non ricordavo assolutamente il suo nome. "Va bene, grazie mille ragazzi" dissi io. Loro risposero che non dovevo preoccuparmi, che per loro non era un problema.

Dopodiché salii al primo piano seguita dalle tre ragazze che entrarono con me ad aspettare gli uomini comodamente sedute sul divano, con una sigaretta in bocca. Parlammo qualche minuto, io mi feci ripetere i loro nomi - Huda, Ginevra e Ludovica - e quelli dei ragazzi con tanto di descrizioni annesse per cercare di ricollegarli al volto. Marco, Dario, Andrea, Gherardo e Pietro. Il biondo si chiamava Pietro. 

Dopo un paio di minuti iniziarono ad arrivare i primi scatoloni che, con l'aiuto delle ragazze sistemai in giro, senza però aprirli: avrei sistemato tutto in un secondo momento. Quando finirono di portare su tutto ci sedemmo a parlare, per conoscerci.

Mi chiesero del mio rapporto con Duccio, dicendo che parlava spesso di me ma non lasciava mai trapelare troppe informazioni. Ovviamente, come chiunque aveva sempre fatto, ci chiesero se fossimo fidanzati costringendoci, per l'ennesima volta da quando ci conoscevamo, a chiarire che il nostro fosse sempre stato solo un rapporto d'amicizia. Parlammo a lungo, sia i ragazzi che le ragazze erano molto simpatici, formavano un bel gruppo.

Arrivata una certa ora se ne dovettero andare dandosi appuntamento per la mattina dopo a questo fantomatico bunker, invitando anche me. 

"Cosa ne pesi?" Mi chiese il mio amico una volta rimasti soli. "Sembrano molto simpatici, poi sono stati così carini ad aiutarmi anche se non mi conoscevano" dissi sinceramente colpita dal loro gesto. Non mi aspettavo tanta generosità da dei perfetti sconosciuti.

"Te lo avevo detto" mi fece notare, meritandosi una linguaccia da parte mia. "Comunque, parlando di cose serie, sbaglio o hai guardato un po' troppo Pietro?" Chiese il rosso con fare inquisitorio. Non pensavo si sarebbe notato tanto, credevo di essere stata più discreta. "Qual è Petro? Quello con la boccia?" Chiesi facendo la finta tonta.

"No Bea, quello è Dario e tu lo sai benissimo. Come sai che Pietro è quello biondo che rispetta in tutto e per tutto la tua idea di principe azzurro" precisò Duccio con un sorriso malizioso, non volendo arrendersi. "Non so di cosa tu stia parlando" continuai la mia recita per non lasciargliela vinta. Non riuscii però a trattenere una risata, esattamente come il mio amico. 

Subito dopo cambiammo argomento e iniziammo a svuotare le scatole, almeno per sistemare i vestiti e tutta la parte beauty.

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Ciao belli!

Questo era il secondo capitolo, fresco fresco. Non mi soddisfa a p8eno ma neanche mi fa schifo dai.
Riconosco che la trama scritta così, con questi salti temporali, può risultare un po' complessa da seguire ma giuro che farò del mio meglio per renderla piacevole e coinvolgente hahahah.

Al prossimo❤️

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