23 Gennaio 2024, Empoli
PIETRO'S P.O.V.
Casa mia era particolarmente vuota quel pomeriggio: mamma era impegnata a fare un aperitivo con qualche sua amica in centro a Firenze, e Asia si trovava a Londra. Provavo un sentimento di amore e odio nei confronti dello stare a casa da solo. Mi piaceva mettere la musica a palla e perdermi nel mio mondo, magari giocando con Sangy o scrivendo qualcosa. Allo stesso tempo però mi mancava sentire le voci delle mie donne provenire dalle varie stanze dell'abitazione, tenendomi compagnia anche a distanza.
Quel giorno era proprio uno di quelli nei quali mi chiudevo a scrivere, cercando di liberare i miei pensieri per capirmi. Dopo ventitré anni di vita ancora non mi conoscevo abbastanza bene da riuscire ad interpretarmi senza passare prima attraverso la musica. Però andava bene così, avevo trovato il mio equilibrio.
Ero comodamente sdraiato sul divano, con in mano il cellullare aperto sulle note, in una pagina che era vuota da fin troppo tempo. Per qualche motivo quel pomeriggio non riuscivo a mettere in fila due parole sensate. Il muso di Sangy poggiato sulla mia coscia mi teneva compagnia. Il cane mi scrutava con quei due occhioni dolci che sembravano comprendere la mia frustrazione. Gli lasciai una carezza tra le orecchie.
"Oggi è una giornata un po' così" dissi, spiegando a grandi linee il perché di quell'aria triste che aveva percepito anche lui. "In realtà, è un periodo un po' cosi" mi corressi, tornando a guardare la pagina completamente nera delle note. Se non riuscivo a fare nemmeno il mio lavoro mi sentivo sempre a pezzi, quasi inutile.
Il mio flusso di pensieri negativi fu interrotto dallo squillante suono del citofono che mi fece storcere il naso. "Tu aspettavi qualcuno, Sangy?" Domandai al cane, che intanto aveva iniziato ad abbaiare verso la porta. Chiaramente non ricevetti risposta, quindi mi alzai dal divano per raggiungere l'ingresso dove mi portai la cornetta bianca all'orecchio.
"Chi è?" Chiesi con voce stanca. Non ero psicologicamente pronto ad interagire con un qualsiasi essere umano. "Bea" disse una voce fin troppo familiare in risposta. Mi bloccai un attimo, non sapendo cosa fare. Nella lista delle persone che mi sarei aspettato di trovare lei si trovava all'ultimo posto. A dir la verità, l'ultimo posto era occupato da Dario - chiuso da almeno quattro giorni in studio per ultimare una traccia -, però lei era al penultimo, ecco.
Senza aggiungere altro feci scattare il cancello, attendendo la visitatrice non attesa sulla soglia della porta aperta. Forse era ora di smettere di ignorarci, e il fatto che lei fosse da me ne era la conferma. La vidi camminare sul vialetto che attraversava il giardino con fare imbarazzato. Quando mi si palesò di fronte aveva un ampio sorriso a decorarle il volto, che mi fece fermare il cuore per un istante. Era decisamente troppo bella per essere reale.
"Ciao princi". Sbuffai una risata. Era da tempo che non la sentivo chiamarmi così. Quel pomeriggio stava portando sempre più sorprese. "Ciao, Bebe" ricambiai il saluto, sorridendo a mia volta.
"Posso entrare?" Mi chiese. Ebbi un déjà vu di quando si presentò fuori la mia camera d'hotel a Sanremo, quel giorno in cui la trattai malissimo per poi pentirmene tutta la notte. Il giorno dopo le truccatrici dovettero fare un bel lavorone per cancellarmi le occhiaie. Mi spostai dall'uscio, lasciandole lo spazio necessario per entrare in casa. Sangy subito si avvicinò per farle le feste, dato che ormai non la vedeva da parecchio. Anche lui - come il suo padrone - provava una forte mancanza nei confronti della castana quando non c'era.
"Senti, so che sei arrabbiato con me, ma io sono qua per spiegarti tutto, finalmente" parlò velocemente, sembrava quasi ansiosa.
"Posso offriti qualcosa? Acqua, tè, Coca...?" Ignorai il suo discorso, iniziando a camminare verso la cucina. Magari lei no, ma io avevo decisamente bisogno di un bicchiere d'acqua per affrontare quella conversazione.
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Back in time // Fares
FanfictionPietro e Beatrice hanno sempre avuto un rapporto complicato. Lo avevano quando si erano appena conosciuti e, due anni e mezzo dopo, la situazione non è cambiata di molto. Forse hanno più consapevolezza, ma anche più paura. Così uniti e così distanti...