7 - Forte ad ogni costo

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22 Aprile 2023, Empoli

Ero sdraiata a pancia in su, guardando il soffitto stesa su un tappetino in palestra. La notte non avevo praticamente dormito però il mio senso del dovere mi aveva spinto ad andare lo stesso ad allenarmi.

Improvvisamente il volto di Andrea si palesò davanti al mio, sottosopra. Si era messo in posizione da flessioni, al contrario rispetto a me, così che solo la sua testa si trovasse sulla mia. "Cosa fai?" Chiese sorridente, con la sua solita faccia da culo. Era poco più di un anno che andavo in palestra con lui, e con Pietro, allenarsi con gli amici risultava meno pesante.

"Gli addominali Andrea, cosa vuoi che faccia?" Chiesi ironica, non riuscendo a trattenere una risata nel vederlo da questa prospettiva.

"Non lo so, mi sembri pensierosa" rispose lui parlando a fatica. A Furia di stare in quella posizione giustamente si stava stancando.

"Forse un po' hai ragione" confessai al moro. Lui fece un'ulteriore sorriso, mostrandomi le sue adorabili fossette.

"Immaginavo" disse soltanto prima di flettere le braccia, come per fare una flessione, così da lasciarmi un delicato bacio sulla fronte. "Se ne vorrai parlare sai dove trovarmi, ora però bisogna spingere" aggiunse poi, mentre si alzava. Mi fece sorridere spontaneamente: era un ragazzo così dolce. Sembrava un po' il pezzo di merda a volte, però per gli amici c'è sempre stato, era una persona d'oro.

"Ma sei scemo?" Sentii chiedergli da Pietro, che aveva tentato di parlare sotto voce ma comunque riuscii a sentirlo. "Tranquillo fra, il bacio gliel'ho dato in fronte, non mi permetterei mai di toccare la tua donna" rispose Andrea con il suo solito tono ironico.

Il biondo gli tirò un pugno sul braccio accompagnando il tutto con un semplice "Coglione", che quando si parlava con Faster era un vocabolo obbligatorio da utilizzare. Si allontanarono, li vedevo che continuavano a discutere ma non riuscivo più a sentire cosa stessero dicendo.

Continuai a fare quello che stavo facendo, cercando di ignorare il fatto che il mio amico aveva appena fatto una scenata di gelosia perché pensava che il moro mi avesse baciato a stampo.

Finite le mie serie di addome continuai a pensare a quello che mi aveva detto Andrea: se si poteva notare anche dall'esterno il fatto che fossi così presa dai miei pensieri, allora ero veramente messa male. Ero solita a fingere che andasse tutto bene, ero brava a farlo, eppure lui se n'era accorto. E probabilmente non solo lui visto che ogni tanto potevo percepire lo sguardo del biondo bruciare sul mio corpo.

Quando mi alzai dal tappetino non mi diressi verso la gabbia con il bilanciere per lo squat, come avrei dovuto, ma uscii a passo svelto dalla sala per andare in bagno. Non mi preoccupai neanche di chiudere la porta alle mie spalle, andai diretta verso il water e buttai fuori tutte le mie ansie sotto forma di vomito, come spesso accadeva.

Mentre sentivo i succhi gastrici bruciarmi la gola, qualcuno mi prese i capelli portandomeli dietro così che non si sporcassero. Finii di buttare tutto quello che avevo nello stomaco per poi girarmi, trovando il corvino che mi guardava preoccupato. Lasciò i miei capelli, strappò della carta igienica e mi pulì la bocca, probabilmente avevo qualche residuo di vomito.

"Ti porto a casa, parliamo lì" disse mentre mi sedevo per terra così da potermi riprendere. "Non serve, ora passa tutto e torno ad allenarmi" provai a controbattere, ero andata lì per compiere il mio dovere e mi sarei sentita tremendamente in colpa se non fossi riuscita a concludere il mio allenamento.

"Invece serve Bebe" mi contraddì lui "non devi essere forte ad ogni costo, se hai bisogno di una pausa è ok" continuò prendendomi per le spalle e costringendomi a guardarlo negli occhi. Io resistetti giusto un paio di secondi prima di scoppiare a piangere, rifugiandomi nelle sue braccia.

"Ti porto a casa" ripetè Faster, aiutandomi a tirarmi su da terra e iniziando a camminare verso l'uscita. "La mia borsa" dissi tra le lacrime, pensando alla roba che in quel momento stavo lasciando nello spogliatoio.

"Non è importante ora, passeremo a prendere tutto in un secondo momento" si affrettò a rispondermi "Ora pensiamo a te". Quel lato estremamente empatico e premuroso non era tipico di Andrea, lo tirava fuori di rado, però in quel momento apprezzai molto le attenzioni che mi stava riservando.

Salimmo in macchina e subito lui si voltò verso di me, mi mise le mani sul viso e cercò di asciugarmi le lacrime che continuavano ad uscire.

"Cos'è che ti fa questo?" Mi chiese preoccupato, non penso mi avesse mai visto in quelle condizioni, sono poche le persone davanti alle quali mi ero lasciata andare nel corso della mia vita. "Parlami, ti prego" insistette lui, quando vide che non gli rispondevo.

"Andiamo a casa" fu l'unica richiesta che riuscii a pronunciare. Lui annuì con espressione triste, probabilmente dispiaciuto del fatto che non era riuscito ad aiutarmi, ma in quel momento non avevo la forza per parlargli. Lo avrei fatto dopo.

Il viaggio lo passammo nel silenzio più totale, disturbato ogni tanto solo dai miei singhiozzi.

"Per favore, lascia che ti aiuti" disse lui nell'esatto momento nel quale fermò la macchina sotto casa mia. Il mio pianto si era parzialmente calmato durante il tragitto, abbastanza da permettermi di parlare.

"Non ce la faccio più Andre" mi lamentai con la voce innaturalmente acuta a causa del pianto. "L'ansia mi mangia. Io tra poco devo discutere la tesi di laurea e sono tutto meno che pronta; dovrei allenarmi costantemente eppure salto la metà degli allenamenti continuando a mettere su grasso; dovrei essere felice perché nella vita ho tutto eppure non riesco a non sentirmi un fallimento, oppressa dalle mie ansie e dalle insicurezze" spiegai parlando velocemente. Non sapevo neanche se fosse riuscito a capirmi però nella mia testa era tutto così confusionale che non sarei mai riuscita a parlare con più ordine.

"Prendi un bel respiro Bea" mi disse, accarezzandomi la guancia. "Ora ascoltami" cercò di attirare la mia attenzione "Hai un cervello incredibile, la tesi la puoi studiare anche in una settimana e prenderesti ugualmente il massimo dei voti; il grasso che metti lo vedi solo tu, ci sono ragazze che pagherebbero oro per avere il tuo fisico, sei bellissima; è normale essere tristi o stressati ogni tanto, anche se non sai il perché, è umano. Però ora devi cercare di tirarti su, non puoi continuare così hai bisogno di riprenderti. Pensa solo al tuo bene per qualche giorno, per favore" concluse il suo discorso per poi sporgersi verso di me e coinvolgermi in un abbraccio.

Quando ci staccammo, dopo un lasso di tempo per me inquantificabile, mi sentivo tremendamente più sollevata. Anche se non stavo bene comunque Andrea era riuscito a farmi sentire compresa, aiutando un minimo il mio stato d'animo.

"Non sapevo fossi così empatico" dissi ridendo per smorzare la tensione, mentre con un fazzoletto mi asciugavo il viso.

"Che razza di artista sarei se non fossi sensibile?" Chiese lui scandalizzato, fingendosi offeso per il mio sottovalutare il suo animo buono. Mi riuscì a strappare un altro sorriso riconfermandosi, ancora una volta, un amico impeccabile - oltre che una bellissima persona -.

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Settimo capitolo,
più incentrato sull'amicizia che sull'amore ma ogni tanto ci sta, e alla fine non è venuto neanche troppo male dai.

Fatemi sapere che ne pensate,
al prossimo❤️

Back in time // FaresDove le storie prendono vita. Scoprilo ora