28 - Non ne vuole sapere

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20 Aprile 2021, Empoli

PIETRO'S P.O.V.

Fissavo quella chat da quasi un'ora ormai. Tempo durante il quale quelle spunte blu affianco ai miei messaggi mi avevano fatto stringere lo stomaco, poiché non erano state seguite da nessuna risposta.

Ei Bebe, come stai?
10.30

Senti quella sera non ci
siamo capiti
10.30

Ti va di venire a pranzo
da me? Così chiariamo
10.31


Non mi aveva ancora degnato di risposta e mi stavo convincendo sempre di più del fatto che questa non sarebbe mai arrivata. Al compleanno di Andrea eravamo entrambi confusi dalle bevande da festa e non siamo riusciti a comunicare. Io le stavo chiedendo di restare, e lei se n'era andata.

Ancora non riuscivo a capire se la scusa del 'non voglio tenerti legato, non ti merito' fosse una cazzata qualsiasi per liberarsi di me - anche se Duccio mi aveva giurato non fosse così - oppure la realtà dei fatti. Mi spaventava scoprirlo. Però non avrei accettato di perderla senza lottare. Se non avesse dovuto funzionare, allora sarei andato avanti.

Mi ero ripromesso di provare a riaggiustare tutto durante quel pranzo, ma lei aveva deciso che non meritavo risposta. Erano cinque giorni che non ci sentivamo e ci tenevo a chiarire prima del suo compleanno, ma evidentemente non valeva lo stesso per lei. Il mio flusso di pensieri fu interrotto da una testolina bionda che entrò dalla porta d'ingresso. 

"Sono tornata" mi avvisò Asia, mentre toglieva la pettorina a Sangy così da permettergli di girare libero per casa. Il cane corse subito verso di me scodinzolando pronto a salutarmi con il suo solito entusiasmo. Non potei fare a meno di sorridere quando prese a leccarmi le mani, per poi salire con le zampe anteriori sul divano.

"Grazie bello, avevo bisogno di un po' d'amore"  gli parlai come se potesse effettivamente capirmi - mi piaceva pensarla così -, mentre gli riservavo le giuste carezze sul muso. Il mio amore per i cani persiste da quando sono piccolo e, ancora oggi, ci sono poche cose che mi rendono tanto felice. E una di queste l'avevo appena persa.

"Ancora non avete parlato?" Mia sorella si venne a sedere affianco a me, mettendomi una mano sulla spalla. A lei raccontavo sempre tutto, non c'era un singolo dettaglio della mia vita del quale non fosse a conoscenza. Per questo le avevo ovviamente raccontato cosa era successo con Beatrice, era stata proprio lei a spingere perché le scrivessi.

"Le ho scritto, l'ho invitata a pranzo qua visto che tu e mamma non ci sarete" le dissi. Lei per un attimo si illuminò in uno dei suoi dolci sorrisi ma, notando il mio stato d'animo, si spense subito, capendo che qualcosa non andasse. "Mi ha lasciato il visualizzato" aggiunsi, lasciando un bacio sulla testa di Sangy prima di vederlo correre verso la sua cuccia.

"Che stronza!" Subito partì Asia. Non aveva tutti i torti: il suo era stato decisamente un atteggiamento stronzo e per questo anche io ero arrabbiato con lei, però in parte la capivo. Ero incapace di odiarla, trovavo sempre una giustificazione per le sue azioni e non era di certo un bene. "Ora cosa vuoi fare?" Mi chiese poi, cercando il mio sguardo con i suoi grandi occhioni blu che io non riuscivo a guardare. Mi ricordavano troppo i suoi.

"Piangere" risposi, ironico solo in parte. La frustrazione era talmente alta che sentivo veramente la necessità di scoppiare. "Per quanto riguarda... lei, non lo so. Aspetterò che le passi" aggiunsi non riuscendo a pronunciare il suo nome, portando indice e pollice a stropicciarmi gli occhi come nella speranza di uscire da questo incubo.

"Quanto tempo hai intenzione di aspettare una ragazza che non ti vuole?" Mi domandò lei, piantandomi un coltello in pieno petto. Io ero certo che neanche la castana stesse bene in questa situazione, proprio per questo non mi capacitavo di come non accettasse di parlare con me per uscirne. Non risposi. La domanda di mia sorella si perse nell'aria di quell'abitacolo, intanto che io continuavo a guardare le mie mani.

Il silenzio fu interrotto dalla rumorosa vibrazione del mio telefono, che portò l'attenzione di entrambi sullo schermo illuminato del dispositivo poggiato sul bracciolo del divano. Lo presi titubante, e quando vidi da chi arrivasse quella notifica mi bloccai, senza il coraggio di cliccare sull'icona verde di Whatsapp per vedere cosa mi avesse scritto.

"E' lei?" Asia parlò piano, come se avesse paura a conoscere la risposta. Io girai lentamente la testa verso di lei, annuendo leggermente. Non aggiungendo nient'altro presi coraggio e aprii la nostra chat, presi un bel respiro e poi iniziai a leggere.

Non so se è una
buona idea Piè
11.26

Vai avanti, lo dico
per il tuo bene
11.26

Probabilmente restai almeno un paio di minuti a fissare quei due messaggi. In quel momento non capivo se provavo più dolore o più rabia. Comunque, a prescindere da quale fosse la risposta, avevo una gran voglia di spaccare qualcosa. Nell'impeto del momento, digitai velocemente una risposta per poi inviarla senza neanche pensarci, sotto lo sguardo preoccupato di mia sorella che aspettava le dicessi qualcosa. 

Smettila di pensare di
sapere cosa sia meglio
per me
11.29

"Non ne vuole sapere" la informai quindi, senza mai togliere gli occhi dallo schermo dell'iPhone. Quella volta la sua risposta non si fece attendere. La scritta Sta scrivendo... apparve subito dopo le spunte blu, facendomi tremare le mani per il nervosismo.

Fidati di me amore mio
11.29

Cinque semplici parole fecero crollare ogni muro, ogni scudo con il quale mi ero protetto fino a quel momento sembrò fatto di cartapesta, facendomi scoppiare a piangere. Subito le braccia di mia sorella mi circondarono, cercando di infondermi il giusto calore per permettermi di calmarmi. Mentre Asia mi prometteva che avrebbe annullato il pranzo con le sue amiche per restare con me io a malapena la sentivo. Ero come chiuso in una bolla, uno strano limbo nel quale esistevo solo io, il mio dolore e la rabbia.

Quella ancora non se n'era andata, era lì a cercare di convincere prepotentemente il mio cuore che non ne valeva la pena di stringersi nella sofferenza per una ragazza che ti molla così, su due piedi, come se non fossero ormai sette mesi che questa cosa tra noi va avanti. Fu sempre questo sentimento rabbioso a spingermi a mandarle un ultimo messaggio, prima di bloccare il suo contatto così da iniziare ad allontanarla un minimo. Perché sì, io avevo bisogno di allontanarla.

E smetti di fingere
di amarmi.

11.33

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Capitolo ventotto!

Anche questo molto triste, con anche la partecipazione della sorrellina. Non riesco a capire se mi soddisfa, nel dubbio lo lascio nelle vostre mani.

Fatemi sapere cosa ne pensate,
al prossimo❤️

Back in time // FaresDove le storie prendono vita. Scoprilo ora