25 Ottobre 2020, Empoli
DUCCIO'S P.O.V.
"Bebe sono a casa" dissi ad alta voce mentre chiudevo la porta alle mie spalle, così da annunciare la mia presenza alla ragazza che però non mi rispose. Supposi che stesse in camera con le cuffie e la musica a palla, come spesso accadeva, quindi mi diressi verso la sua stanza.
Aprii delicatamente la porta, trovando la mia amica addormentata sul letto con gli auricolari nelle orecchie, come immaginavo. Quella visione mi fece sorridere, sembrava così tranquilla che mi rendeva felice. Il bene che le volevo era infinito e sapere che si stesse trovando bene lì, con i miei amici, mi riempiva il cuore di gioia. Si meritava di stare bene.
Ormai era quasi ora di cena e io la stavo vedendo per la prima volta in quella giornata: lei la mattina aveva avuto lezione presto in università, quindi si era dovuta alzare ancora più presto per arrivare a Firenze; poi quando è tornata io ero al bunker con i ragazzi.
Mi sentii in colpa a farlo, però la dovetti svegliare in quanto avrebbe dovuto cenare. Quella sera ero stanco, ed ero sicuro lo fosse anche lei, quindi nel viaggio di ritorno mi ero fermato a prendere due kebhub. Iniziai a scuotere leggermente il suo corpo magro, chiamandola a bassa voce per non rendere troppo traumatico il suo risveglio. Piamo piano la mia tattica funzionò, la vidi muoversi come segno che si era svegliata.
"Pippi" disse semplicemente, facendo apparire un grande sorriso sul suo viso - quindi di conseguenza anche sul mio -, contenta di riuscirmi finalmente a vedere. Allargò le braccia e io, senza bisogno che mi chiedesse nulla, mi slanciai in avanti abbracciando la mia migliore amica. Questa convivenza ci stava fecendo legare ancora più di quanto già non lo fossimo.
"Ho portato due kebhub, vieni a cenare?" Le domandai non appena ci staccammo. Lei annuì contenta. "Sei decisamente l'uomo della mia vita" disse facendomi scoppiare a ridere, mentre entrambi ci alzavamo dal suo letto per dirigerci in cucina.
"Cosa ascoltavi?" Chiesi mentre tiravo fuori il cibo dalla busta con la quale lo avevo portato là. "L'ultima canzone che mi ricordo, prima che mi addormentassi, è Niente di buono, di Pietro. Quel suo EP mi piace tantissimo, è proprio bravo" rispose lei indaffarata nel prendere piatti e bicchieri da mettere a tavola. Non riuscii a vederla benissimo ma potrei giurare che un largo sorriso imbarazzato prese possesso del suo volto. Più passavano i giorni, più quei due si avvicinavano e questo mi faceva piacere tanto almeno quanto mi preoccupava.
"Visto che l'hai nominato" introdussi il discorso, con un leggero sorriso malizioso "tu non mi devi dire nulla riguardo a Fares?" Andai dritto al punto, non avevo bisogno di giochi di parole inutili per far si che la mia amica mi dicesse ciò che volevo sapere.
"Cosa ti dovrei dire?" Chiese lei di rimando, probabilmente cercando di ritardare quanto più possibile il momento della verità. Ormai la conoscevo fin troppo bene.
"Non lo so, ad esempio potresti dirmi come mai ieri stavi dormendo sdraiata su di lui" le spiegai. "Oppure come mai quando parli di lui non riesci a non sorridere" continuai divertendomi a vederla che si imbarazzava mentre parlavo. "O ancora potresti dirmi perché non c'è una singola volta in cui non state appiccicati mentre siamo in gruppo" aggiunsi in fine.
"Io direi che basta così Duccio, grazie per questa tua delucidazione" mi prese in giro, continuando a girare intorno all'argomento principale. La vidi fare un respiro profondo, mentre toglieva la carta stagnola da intorno a quella specie di piadina.
"Forse mi piace Pietro" disse velocemente, per poi tapparsi la bocca col cibo, come a cercare di evitare che altre informazioni riuscissero a trapelare.
"Ok, questo lo sapevo già. Altro?" La stuzzicai, continuando ad indagare, mentre anche io iniziai a mangiare. "Ma no che non lo sapevi, non lo sapevo neanche io" rispose quasi infastidita dalla mia frase.
"Se avessi bisogno che tu mi dica le cose per capirle, non sarei il tuo migliore amico" le feci notare, vedendola alzare gli occhi al cielo mentre masticava. Lo sapeva anche lei che avevo ragione.
"Non lo so Du, l'altro ieri sera, mentre dormivate tutti, siamo usciti a fumare e avevo una voglia incredibile di baciarlo" confessò con occhi sognanti. "Però in realtà non so se lui ricambia tutto ciò quindi non ho fatto nulla. Poi quando ci siamo decisi ad andare a dormire era rimasto solo quel divano quindi ci siamo stretti per dormire là insieme" finì di spiegare agitando le mani per aria come era solita a fare quando raccontava qualcosa che la turbava o che, quantomeno, la coinvolgeva parecchio.
"Faster mi deve dieci euro" mi feci scappare contento, provocando nella castana un'espressione confusa. "Avevamo scommesso" spiegai "lui sosteneva che vi che vi eravate già baciati, mentre io ero convinto del contrario. Anche perché me lo avresti sicuramente detto".
"Incredibile come non riusciate a farvi i fatti vostri" si lamentò lei cercando, inutilmente, di nascondere il fatto che in realtà questa situazione la divertiva molto. "Siete solo voi due o anche gli altri scommettono sulla mia vita sentimentale?" Si interessò, incuriosita dalle dinamiche che si stavano creando intorno al flirt che aveva con il biondo.
"No, gli altri tifano per voi ma in maniera più discreta" le spiegai ridendo, vedendola fare lo stesso. Per quanto pensasse di essere brava a nascondere il suo interesse, ormai avevamo capito tutti che stesse nascendo qualcosa tra di loro.
"Tu invece che mi dici? Come va con Giada? Stiamo parlando un po' troppo di me" decise di spostare il focus del discorso, chiedendomi della ragazza che avevo conosciuto quell'estate e che ancora non riuscivo a togliermi dalla testa.
"Con Giada sempre uguale: ci sentiamo, usciamo, stiamo bene, ma alla fine non concludiamo mai nulla" risposi sconfortato, pensando a quella situazione di stallo nella quale stavo vivendo da quasi quattro mesi.
"Cerca di non farti prendere in giro Pippi, che poi mi tocca andarla a menare" mi fece fare una risata spontanea, distraendomi per un attimo da quel senso di tristezza che mi aveva invaso. "Però, seriamente, invece di continuare ad andarle dietro alla cieca cerca di capire prima se le interessi davvero" si spiegò, prendendomi la mano per darmi conforto. Lei sapeva benissimo quanto fossi sensibile nei confronti dell'amore e quanto questo avesse potere sul mio umore e sulla mia vita in generale.
"Va bene, le parlerò a cuore aperto sperando di ricevere delle risposte" mi decisi. "Ora però finiamo di mangiare che poi ti porto al bunker, così passi un po' di tempo con il tuo principino" la presi in giro, meritandomi un dito medio come risposta.
Finimmo di mangiare, lavammo velocemente i piatti e, dopo che lei si preparò, uscimmo a piedi dirigendoci verso il nostro punto di ritrovo. Quando arrivammo, dopo aver salutato tutti, lei si andò a sedere sul divano di fianco al biondo. Le rivolsi un sorriso malizioso che lei ignorò, per non far stranire il ragazzo al suo fianco.
Li guardavo parlare amabilmente mentre mi avvicinavo ad Andrea. "Le ho parlato" iniziai così la conversazione "mi devi dieci euro" confessai sorridendo. Il moro fece una faccia incredula. Prese il portafogli e mi diede la somma che mi ero guadagnato con quella scommessa, senza farsi mancare qualche sbuffo e una faccia scocciata.
"Dopo devo decisamente parlare con Pietro: si deve dare una mossa" commentò poi facendomi ridere.
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Capitolo otto!Dal punto di vista di Duccio, per cambiare. Bea riconosce i suoi sentimenti mentre tutti tifano per loro.
Sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo, molto dolce.
Fatemi sapere cosa ne pensate,
al prossimo❤️
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Back in time // Fares
FanfictionPietro e Beatrice hanno sempre avuto un rapporto complicato. Lo avevano quando si erano appena conosciuti e, due anni e mezzo dopo, la situazione non è cambiata di molto. Forse hanno più consapevolezza, ma anche più paura. Così uniti e così distanti...