2 Febbraio 2024, Empoli
Smetti di guardarmi
così
16.53Sorrisi alla vista di quel messaggio inviatomi da Pietro, seduto sul divano nella stanza della venere, di fronte a me. Cercai di trattenere un sorrisetto - fallendo miseramente - mentre gli lanciavo uno sguardo di rimprovero, anche se divertito. Lo trovai già a guardarmi, con ancora il telefono in mano. Per fortuna gli altri ragazzi nella stanza non avevano notato il nostro scambio di sguardi, troppo impegnati a cazzeggiare con gli strumenti.
Quel giorno, dal quale era passata ormai più di una settimana, avevamo deciso di andarci piano, iniziando una sorta di frequentazione segreta. Non lo sapeva nessuno, senza esclusioni, e avremmo voluto mantenere questa situazione fin quando il nostro rapporto non fosse stato chiaro almeno a noi. Era più di una settimana che ricoprivamo il ruolo di una coppia di liceali alle prese con una relazione proibita, costretti a scambiarsi baci fugaci nei bagni e negli stanzini, dove nessuno poteva vederli. Ho dovuto inventare scuse su scuse per sgattaiolare fuori da casa senza che Duccio si insospettisse. Ho dovuto comprare una palette di correttori compatti per fare color correction così da nascondere i succhiotti e i segni vari. Ho dovuto comprare un profumo per ambienti così da nascondere la puzza di ormoni che sentivo nella mia stanza. Ho dovuto inventare cene a casa di amici e parenti per poter passare qualche serata con lui, come una coppia qualsiasi. E per il momento stava funzionando. Nessuno aveva posto domande che alludevano a ciò, quindi eravamo abbastanza tranquilli ma sempre con la guardia alta.
In più di una settimana avevo confermato a me stessa che ciò che provavo per Pietro fosse reale e concreto, tanto da togliermi la fame e il sonno. Tutte cose fastidiose, ma che diventavano più sopportabili - quasi piacevoli - se associate al volto del biondo.
Lo schermo del mio cellulare si illuminò nuovamente, attirando la mia attenzione. Prima di controllare il dispositivo guardai Pietro, sapendo benissimo che la notifica provenisse da lui. Infatti questo si alzò dal divano, con l'iqos in mano. "Io esco un attimo a fumare" avvisò tutti, prima di lasciare la stanza.
Seguimi
16.54Recitava il messaggio, che fece curvare gli angoli della mia bocca in un ampio sorriso. Riposi il telefono nella tasca posteriore dei jeans, mi strinsi la coda di cavallo che teneva i miei capelli ordinati e iniziai a camminare con calma verso l'uscita.
"Dove vai, Bebe?" La domanda di Huda mi fece fermare, per rivolgerle la mia attenzione. Fino a qualche giorno fa una situazione del genere mi avrebbe mandato nel panico più totale ma, dopo giorni e giorni di pratica, avevo imparato a gestire le domande e le emozioni.
"In bagno" risposi cercando di sembrare il più tranquilla possibile, scrollando le spalle. La ragazza annuì, non mostrandosi troppo convinta ma non indagando oltre. Le lasciai un ultimo sorriso per poi uscire definitivamente dalla stanza, iniziando a guardarmi intorno alla ricerca del mio amante segreto.
Mi affacciai velocemente alla porta dello studio, trovandolo completamente vuoto. Avanzai di qualche passo e, senza avere il tempo di realizzare nulla, il mio braccio fu afferrato da una mano a me conosciuta, che mi trascinò all'interno del bagno. La porta venne chiusa con decisamente troppa veemenza, che causò un tonfo.
"Coglione, se fai così arriveranno tutti" sgridai Pietro divertita, mentre questo mi attirava a sé dal braccio che ancora teneva stretto. I nostri corpi sbatterono tra di loro mentre lui mi fissava con un sorriso sornione in volto.
"Nessuno sta pensando a noi" portò le sue mani ben salde alla base della mia schiena, appiccicandomi ulteriormente su di lui così da catturare le mie labbra in uno dei tanti baci che ci rubavamo ogni qualvolta eravamo lontani da occhi indiscreti.
"Che c'è, Serafini? Sei in astinenza?" Domandai ridacchiando, quando le sue labbra carnose si spostarono sul mio collo. Mi fece indietreggiare fino a far combaciare la mia schiena con il muro.
"Di te, sempre" rispose, infilando le mani sotto il maglione grigio che indossavo. Io, a malincuore, lo dovetti fermare, bloccando le sue mani e allontanandolo leggermente da me. "Che è successo?" Domandò preoccupato, probabilmente pensando di aver fatto qualcosa che non avrebbe dovuto.
"Non possiamo sparire troppo a lungo. I ragazzi si insospettirebbero" gli spiegai. "Ci manca il tempo" aggiunsi, notando che forse la nostra fuga stava già durando troppo.
"Il tempo lo troviamo" mi assicurò. "Al massimo ci inventiamo una cazzata, tipo che non ti sentivi bene o cose così..." provò a riavvicinarmi a sé, facendo pressione sui miei fianchi. La voglia di cedere alle tentazioni era alta, ma non ero ancora pronta a farmi scoprire da tutti.
"Non credo proprio, dovrai aspettare" lo allontanai mentre provava a baciarmi, spingendo con i palmi sui suoi pettorali. Lui sbuffò sconfitto, mentre io aprii la porta per tornare dagli altri. Quando lo feci però, mi trovai di fronte Huda, con le braccia conserte che ci fissava con gli occhi spalancati.
"Lo sapevo!" Esclamò indicandoci. "Lo sapevo, cazzo. Voi due mi dovete spiegare tutto. Senza tralasciare un singolo dettaglio" ci impose.
"Ora ti spiego, ma lascia andare lui sennò gli altri si insospettiscono" risposi prontamente, cacciando il biondo dal bagno. La ragazza con le treccine prese il suo posto in quell'abitacolo mentre lui si sorgeva nuovamente verso di me, lasciandomi un bacio a fior di labbra per il quale lo guardai male.
"Che c'è? Tanto ormai lo sa" disse, mi fece l'occhiolino e sparì lungo il corridoio. Io rimasi incantata a fissare il vuoto fin quando la mia amica non mi chiuse la porta davanti agli occhi, fissandomi in attesa di risposte.
"Che vuoi sapere?" Chiesi, sapendo di non poter scappare dal suo interrogatorio.
"Quando?" Fu la sua prima domanda.
"23 gennaio".
"Come?" Continuò lei.
"Sono andata da lui per parlare, il resto non lo vuoi sapere" risposi ridacchiando. Lei fece una faccia schifata, per poi tornare all'attacco.
"E ora che avete intenzione di fare?".
"Ora ci amiamo, e vediamo come va" dissi, sentendo le mie guance arrossire leggermente. "Ma soprattutto abbiamo intenzione di fare con calma, quindi non farne parola con nessuno" la avvisai, marcando l'ultima parola per sottolineare il concetto di segretezza.
"A Dario?" Provò lei, sperando in una risposta affermativa.
"No" fu la mia repentina risposta.
"Ginevra?".
"No, a nessuno" ripetei, sperando che comprendesse.
"Nemmeno a Jack?" fece un ultimo tentativo.
"Jack è proprio l'ultima persona a cui puoi dirlo!" Huda sbuffò. Capivo la situazione scomoda nella quale si era trovata, ma alla fine era stata lei a volerlo quindi avrebbe accettato le condizioni.
"Non puoi farmi portare questo peso da sola" disse lei, passandosi drammaticamente le mani in faccia. Quella ragazza era un'attrice nata.
"Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso" gli rinfacciai con tono fiero. "Ora torniamo di là" decisi di scappare da quella conversazione, uscendo dal bagno e iniziando a camminare verso la poco distante stanza della Venere, con una certa ansietta in me.
Si parte sempre con uno, poi due, poi tre e così via. Tempo una settimana e il nostro segreto sarebbe stato di dominio pubblico. Me lo sentivo.
-----
Capitolo sessantuno!!Dolce, un po' piccante, forse un po' corto e con la mitica Huda alla quale non sfugge un singolo dettaglio. Mi piace, anche se è un po' di passaggio.
Non avevo molta voglia di rileggerlo, quindi mi scuso per eventuali errori.
⚠️Attenzione⚠️
Piccolo spazio sondaggio (che probabilmente non seguirò ma che ho voglia di fare):
Su quale altro membro del Bnkr vi piacerebbe leggere la prossima storia? Voglio sentire un vostro parere, anche se a intuito penso di poter già dire chi vincerà e anche se potrei ignorare la vostra opinione e pubblicare la storia che sul momento mi ispira di più hhahahah. Comunque voi ditemi che sono curiosa.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo, intanto.
Al prossimo❤️
STAI LEGGENDO
Back in time // Fares
FanfictionPietro e Beatrice hanno sempre avuto un rapporto complicato. Lo avevano quando si erano appena conosciuti e, due anni e mezzo dopo, la situazione non è cambiata di molto. Forse hanno più consapevolezza, ma anche più paura. Così uniti e così distanti...