64 - Trovi tutti noi

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28 Febbraio 2023, Empoli

"Jack, hai staccato la corrente?" Mi trovai ad urlare dallo studio dei ragazzi. In piedi su una scala dall'equilibrio precario aspettavo il via libera del produttore, che avevo mandato a staccare la corrente dal generatore per permettermi di cambiare la lampadina che si era fulminata in studio.

"Boh, suppongo di sì" rispose urlando lui e io potei sentire l'esaurimento nervoso salire in me. Era possibile essere tanto bravi con la tecnologia ma non essere capaci a staccare la corrente?

"Qui c'è in gioco la mia vita Jacopo, non puoi supporre" feci presente l'ovvio. Se avessi preso una scossa da lì mi avrebbero senza dubbio seppellito prima del previsto.

"Che fai là sopra?" Pietro si fece spazio nello studio, mentre faceva roteare le chiavi della sua auto intorno all'indice. "E perché Jack deve staccare la corrente?"

"Perché volevamo giocare a 'strega di mezzanotte' e questo è il mio nascondiglio, ma non glielo dire eh" dissi sarcastica, mimando il gesto del silenzio con l'indice davanti alle labbra.

"Sei veramente spiritosa, davvero" rispose con lo stesso tono il biondo, mentre apriva la zip della felpa che indossava.

"Vai ad aiutare Jack con la corrente, per piacere?" Uscì quasi come un lamento dalle mie labbra, lamento che lui fortunatamente assecondò. Quando tornò in studio dandomi luce verde per iniziare io salii ancora un gradino di quella scala, che non sembrava molto stabile.

"Aspetta..." disse piano, mentre si metteva sotto di me a reggere le gambe d'acciaio della struttura che mi stava reggendo. Io lo ringraziai e poi alzai lo sguardo, iniziando a svitare la lampadina vecchia. "Perché lo stai facendo tu questo lavoro?".

"Perché l'altra opzione era Jacopo. Ce lo vedi Jacopo a fare una cosa del genere senza rompere tutto?" Lo feci ridere, mentre gli passavo la lampadina fulminata da poggiare sul tavolo.

"In effetti hai ragione" concordò, dandomi in cambio quella nuova da avvitare. Io mi misi all'opera mentre il riccio faceva il suo ingresso nella stanza.

"Io farò finta di non avervi sentito, sennò mi devo offendere" commentò, con un velo di ironia nel tono. Si sedette sul divano, giuro un istante prima che lo richiamai.

"Vai ad attaccare di nuovo la corrente? Tanto ormai hai imparato, no?" Vidi una bestemmia silenziosa uscire dalle sue labbra. Poi, con non poca fatica, si alzò nuovamente, tornando verso il generatore.

"Dario dovrebbe aver finito di mixare l'ultimo pezzo che abbiamo fatto, se tutto va bene oggi te lo facciamo sentire" mi avvisò il biondo, mentre attendevamo che il nostro amico ci desse il segnale per controllare che la lampadina nuova funzionasse. Io abbassai lo sguardo, trovandolo già intento a guardarmi.

"Qual è il tema di questa canzone?" Indagai. Ogni volta la mia curiosità era irrefrenabile, come il desiderio di assaporare ancora e ancora l'arte che tanto mi rappresentava. Da quando i miei amici avevano iniziato a fare musica subito capii quanto niente prima di quel momento mi fosse appartenuto allo stesso modo. Questo era aiutato dal fatto che conducevamo praticamente la stessa vita - insieme, tra l'altro - ma ero sicura che grazie al loro talento un sacco di gente di ogni ogni provenienza si rispecchiava nei loro testi.

"La nostra grande famiglia". Questa risposta mi lasciò perplessa. Enigmatica, come ogni informazione che mi veniva data dai ragazzi prima che mi facessero ascoltare qualcosa. Era una brutta abitudine la loro.

"Prova adesso" urlò Jack da lontano e Pietro subito si mosse verso l'interruttore, facendolo scattare dandomi la prova tangibile che avevo portato a termine con successo il mio compito, visto che la stanza si illuminò. Un urletto di gioia lasciò le mie labbra, fiera di me stessa e avvisai il ragazzo che poteva tornare e che tutto era nuovamente funzionante.

"Eccola, Bebe aggiusta tutto" Faster fece il suo ingresso nella stanza, sbuffando una nuvola di fumo insieme a quelle parole dette con ironia. "Ma se ti compro uno di quei completini sexy da operaio, li vieni a fare anche a casa mia i lavori?".

"Nei tuoi migliori sogni, Locci" lo canzonai divertita, mentre il biondo mi passava la cupola di vetro da montare nuovamente sopra la luce.

"Poi dove lo hai mai visto un completino sexy da operaio?" Domandò poi Jacopo, tornando tra noi. Effettivamente non aveva tutti i torti: di solito questi vestiti si trovavano da poliziotta o magari vigile del fuoco. Di certo non da operaio.

"Non l'ho visto" ammise. "Ma su internet si trova di tutto, sono certo che esiste da qualche parte". Anche il suo ragionamento tornava in effetti.

Quando finii di montare quella semisfera potei finalmente scendere dal mio rialzo traballante, tornando con i piedi per terra. Con i ragazzi iniziammo a chiacchierare del più e del meno, in attesa che lo studio si riempisse così che avrei avuto la possibilità di ascoltare il famoso pezzo di cui i ragazzi mi stavano parlando. Per ultimo arrivò Dario, con grande stupore da parte di tutti, che subito andò ad inserire la chiavetta che si era portato nel computer fisso dello studio.

"Quindi l'hai finita 'Tra i rottami'?" Gli domandò Marco, facendosi sfuggire il titolo.

"'Tra i rottami', finalmente scopro il titolo. Grazie Caph" gli mandai un bacio volante, visto che fino a quel momento i ragazzi avevano deciso di tenermi nascosto anche questo.

"Però non è semplicemente 'Tra i rottami'" subito mi corresse Duccio. "E' 'Tra i rottami' messo tra parentesi" specificò, disegnando queste in aria con i due indici. 

"Aiuto, quindi mi devo aspettare un testo alla '(Sembra bello)'? Mi devo preparare a piangere?" Chiesi con fare teatrale, riferendomi alla loro altra canzone che ha il titolo tra parentesi.

"Decisamente sì, pronta?" Mi chiese conferma Erin, in attesa che io gli dia il permesso di schiacciare play. Presi un bel respiro, preparandomi a lottare con le mie emozioni, e annuii. Il ragazzo premette il tasto sinistro del mouse facendo partire un beat decisamente cupo e martellante. Aveva un'aria quasi claustrofobica.

Nel totale silenzio ascoltai ognuno di loro. Ad ogni parola il battito aumentava. Forse uno dei testi più belli che avevano mai scritto. Riassumeva alla perfezione il senso di appartenenza alla famiglia del bunker. Quando cerchi uno, trovi tutti noi. Perché siamo noi, siamo tutto ciò che esiste in una provincia lontana come quella di Villanova. Siamo il futuro, la boccata d'aria in mezzo al cemento. 

Loro sarebbero stati il futuro, e lo sapevamo tutti.

La voce di Dario smise di risuonare tra le mura della stanza, così come la musica che la accompagnava in sottofondo. Avevo gli occhi di tutti puntati a dosso e qualche lacrima che indisturbata rigava il mio viso.

"Grazie". Dissi solo questo, alternando lo sguardo tra i volti dei miei amici, mentre Duccio cercava di asciugarmi il viso con il dorso della mano.

Non c'era molto altro da aggiungere. Come ogni volta, avevano semplicemente parlato di noi, dando voce ad ogni singolo ragazzo di provincia. Esprimendo ciò che fino a qualche attimo prima non sapevo neanche di pensare.

Come ogni volta, avevano creato un gran pezzo d'arte.


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Sessantaquattro.

Un altro capitolo che non mi piace, direi che sto chiudendo alla grande questa storia. Però c'è dentro una delle mie canzoni prefe quindi ce lo facciamo bastare convincendoci che basti questo per farlo essere un bel capitolo.

Dovrò essere sincera, nel passato sono tutti capitolo di passaggio perché ci deve necessariamente essere una fase di tregua tra i due bro prima del famoso compleanno dal quale è partita questa bibbia. Quindi non posso fare molto altro, chiedo venia.

Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate.
Al prossimo❤️

Back in time // FaresDove le storie prendono vita. Scoprilo ora