22 - Non c'è un tempo per l'amore

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13 Marzo 2021, Empoli

"Dopodiché mi ha detto che lei vorrebbe provarci seriamente" Duccio mi stava raccontando dell'ultima ragazza con cui si stava frequentando, mentre stendevamo l'ultima lavatrice. Dopo la delusione con Giada aveva provato a fare il solito 'chiodo scaccia chiodo' con questa Martina, che poverina c'è rimasta sotto.

"Non illuderla Pippi, dille la verità" mi raccomandai subito, mentre ero impegnata a fissare una sua maglia con due mollette. "L'ho fatto!" Rispose subito. "Le ho detto che non cercavo nulla di serio, ma lei ha insistito per provarci. Che dovevo fare?" Continuò, chiaramente stressato dalla situazione. Per quanto a lui potesse non interessare di Martina, almeno dal punto di vista romantico, comunque aveva un grande cuore e si dispiaceva a spezzarle il cuore così.

"Avresti dovuto insistere nel farle capire che stai ancora sotto a quell'altra stronza, sennò lei pensa di avere una possibilità" gli spiegai, con tono di rimprovero, guardandolo evitare il mio sguardo concentrandosi sul pantalone che stava stendendo. Era il mio migliore amico e sarei stata sempre dalla sua parte, ma comunque non mi sono mai astenuta dal fargli notare gli errori.

"Magari mi prende davvero e dimentico Giada" disse piano, non riuscendo a credere alle sue parole neanche lui. Intanto presi dalla bacinella un paio di mutande, accorgendomi solo dopo che non erano le mie. Le sollevai piano, con uno sguardo a metà tra il confuso e lo schifato.

"Duccio" attirai la sua attenzione. "Queste non sono mie" dissi piano. Lui le guardò un attimo confuso, per poi spalancare la bocca, come se avesse appena raggiunto l'illuminazione.

"Ah sì, mi sa che sono di Martina" sbarrai gli occhi, lanciandogli l'indumento incriminato. "Non ne voglio sapere un cazzo" dissi, tornando a prendere qualcos'altro da stendere che non fosse di una sconosciuta. Il rosso scoppiò a ridere, fissando quelle mutande con una molletta sull'attaccapanni. Il suono della sua risata fu interrotto dalla suoneria del mio cellulare, che io subito corsi a recuperare dal cuscino del divano. Quando lessi il nome di Pietro sullo schermo tentennai un attimo, poi però schiacciai la cornetta verde e mi portai il telefono all'orecchio.

"Ei princi" lo salutai sorridendo, nonostante non potesse vedermi. "Ciao bella" ricambiò lui per poi dirmi il motivo di quella telefonata. "Senti, per questa sera non credo di riuscire a venire. Mamma si è fatta male a una spalla e preferisco restare a casa e aiutarla" mi spiegò parlando fin troppo velocemente.

"Va bene, mi dispiace per Paola" dissi delusa, ma neanche troppo. Nell'ultima settimana non eravamo mai usciti, ogni volta uno dei due aveva qualcos'altro da fare. In realtà dopo un periodo di pura passione e amore, sembrava quasi che si fosse esaurita la complicità. Io ero convinta di provare ancora le stesse cose per Pietro - e speravo fosse lo stesso anche per lui - ma oggettivamente qualcosa era cambiato: litigavamo spesso, non c'era più la stessa sintonia dell'inizio. Forse era normale, ma io sentivo che qualcosa si stesse rompendo.

"Allora rimandiamo a dopodomani che torna Asia e può aiutarla lei, a meno che tu non abbia da fare con Flavio" disse, facendo sentire tutto il suo disappunto nella frase finale. Flavio era un mio compagno di corso con il quale un paio di giorni prima avevo passato un pomeriggio a studiare per aiutarlo con l'esame di Economia Politica. Quando Pietro mi chiese di uscire dovetti rifiutare, subendomi la sua scenata di gelosia il giorno dopo al bunker. Evidentemente non gli era ancora passata.

"Smettila Pietro" lo ripresi. Non ero mai stata una grande fan della gelosia, mi infastidiva questa assurda necessità di tenere tutti alla larga dalla persona amata. Io non ero immune alla gelosia, capitava anche a me di infastidirmi quando una ragazza ci provava troppo, ma non ero così assillante. "Comunque ci sarò" lo informai fredda. Se quando mi ha dato buca ero infastidita ma comprensiva, ormai ero veramente innervosita. 

"Va bene, ciao Bea" mi salutò. "Ciao" risposi solamente prima di attaccare e buttare di nuovo il telefono sul divano, dove l'avevo preso, per poi tornare ad aiutare il mio amico con i vestiti.

"Vuoi parlarne?" Chiese il mio amico, avendo chiaramente capito che qualcosa non andava. Avevo completamente cambiato faccia. "E di cosa?" Domandai innocente, come se non lo sapessi bene. 

"Dei tuoi problemi in paradiso" precisò. Io alzai la testa dello stendino, fissando i miei occhi nei suoi. Gli feci un cenno con la testa indicando il divano dietro di me, dopodiché mi ci andai a sedere, vedendo il rosso seguirmi per mettersi affianco a me.

"Paradiso al cazzo" iniziai. "Non lo so Du, qualcosa si è rotto e non so perché" spiegai, iniziando ad agitarmi. "Andava tutto bene, poi da un giorno all'altro abbiamo iniziato ad essere più distanti".

"Non lo ami più?" Provò a chiedermi, indagando sulla natura dei nostri problemi. Io portai lo sguardo sulle mie mani, che erano impegnate a giocare nervosamente con gli anelli. 

"Io lo amo più di prima" ammisi, sussurrandolo come se fossi spaventata da quelle parole. Sentii una lacrima scendere, ma la ignorai. "Però forse non è il nostro momento, o semplicemente non siamo destinati" tirai fuori quei pensieri persistenti che disturbavano il mio sonno da un paio di giorni. "O forse sono semplicemente io a non meritarmi il suo amore".

"Se lui ha deciso di stare con te evidentemente te lo meriti" provò a farmi ragionare Duccio, stringendomi a sé avendo notato il mio stato d'animo.

"Allora sarà perché davvero non siamo destinati" mi rassegnai, mentre mi lasciavo cullare dalle braccia del mio amico col viso rigato sempre da più lacrime.

"Non è detto Bebe, ci sta che non va sempre tutto bene, è normale" continuò a rassicurarmi parlando piano. Io però ormai mi ero convinta, ero sicura della mia analisi.

"Non penso sia così anche per noi" ribattei, ascuigandomi le guance con il dorso della mano. "Forse siamo andati troppo veloci, forse non è il nostro tempo".

"Non c'è un tempo per l'amore, Beatrice".

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Capitolo ventidue!

Capitolo molto corto che non mi fa impazzire e non ho neanche voglia di rileggere. Giuro che mi faccio perdonare col prossimo, decisamente più lungo e più bello

Ditemi se vi piace, datemi qualche parere che mi piace leggervi
Al prossimo❤️

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